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Seminaristi del Burkina Faso - Aid to the Church in Need
«Attualmente abbiamo più di 70 giovani in formazione e quest'anno ordinerò sei nuovi giovani sacerdoti. Le vocazioni stanno crescendo! Dio è all'opera». A dirlo è Yunan Tombe, 61 anni, dal 2017 vescovo di El-Obeid in Sudan – diocesi che contava in tempi di pace 98mila battezzati su oltre 12 milioni di abitanti – che alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha raccontato la vita della sua comunità in un Paese a larghissima maggioranza islamica e dilaniato dalla guerra civile. La Cattedrale di Nostra Signora Regina d'Africa a El-Obeid è situata tra una caserma, una stazione di polizia e un edificio appartenente alle forze di sicurezza, il che la rese particolarmente esposta quando il 15 aprile 2023 scoppiarono le violenze e le Rapid Support Force, gruppi paramilitari, iniziarono a cannoneggiare la città.
«Ricordo che era il primo sabato di Pasqua – ha detto sempre Yunan Tombe – la cattedrale fu colpita da proiettili e schegge che frantumarono le finestre. Stavo pregando, quando arrivò un gruppo delle Forze Armate Sudanesi (Saf), avevano scavalcato il muro di recinzione cercando riparo. Rimasi seduto davanti al Santissimo Sacramento e al cero pasquale, ma notai che uno di loro tremava di paura, così lo chiamai vicino a me e dopo un po' si calmò». Vedendo che il loro compagno si era tranquillizzato anche gli altri, tutti musulmani, si sedettero vicino al vescovo. «Dopo tre ore i combattimenti si placarono e se ne andarono tutti. Ma dopo alcune ore uno di loro tornò indietro e mi disse, indicando il tabernacolo: “Vescovo, questa candela è forte e potente. Ci ha protetti”. Non capiva che il cero era lì per il Santissimo Sacramento. Da quel giorno il cero e il Santissimo Sacramento sono stati la mia forza. Sono riuscito a organizzare l'adorazione ogni giorno, quattro volte al giorno. Divido il mio tempo tra la gente e Dio. Il Santissimo Sacramento è mia forza e la mia gioia».

il vescovo Yunan Tombe con alcuni fedeli della diocesi di El-Obeid - Aid to the Church in Need
Il vescovo Tombe, spiega Aiuto alla Chiesa che Soffre, è riuscito a trasmettere questa devozione a molte delle 300 famiglie cattoliche rimaste a El-Obeid, che rimane sotto il controllo delle Saf ma è assediata dalle Rapid Support Forces. «Non abbiamo acqua in canonica da 19 mesi, niente elettricità, niente internet e solo rare comunicazioni telefoniche – spiega sempre Tombe – quelli che restano sono pallidi a causa della fame, ma c'è una forza nel sapere che Dio è presente. Vengono amministrati ancora più sacramenti, più persone vengono in chiesa, c'è più bisogno dei sacerdoti e del vescovo».
A El-Obeid la Chiesa cattolica gestisce sei asili, sei scuole primarie e una scuola secondaria, le uniche istituzioni educative che rimangono aperte, sottolinea il presule: «Abbiamo ricevuto la visita del governatore ad agosto, e ci ha ringraziato per aver tenuto aperte le nostre scuole, perché tutte le scuole musulmane hanno chiuso dopo un incidente in cui una granata ha ucciso 35 ragazze in una scuola della città».

Scuola cattolica a El-Obeid - Aid to the Church in Need
Altro Paese africano, e altra Chiesa che cresce nonostante un contesto di violenza settaria, di matrice jihadista: il Burkina Faso, 23 milioni di abitanti, dove i cattolici sono il 20% della popolazione e i musulmani il 63%.
Padre Guy Moukassa Sanon è il rettore del Seminario interdiocesano di Kossoghin, nell’arcidiocesi di Ouagadougou, la capitale. Ad Aiuto alla Chiesa che Soffre ha spiegato che quasi il 40% dei giovani del Seminario proviene da diocesi della “zona rossa”, quella più colpita dal terrorismo, e le entrate sono in crescita. I seminaristi sono passati da 254 nell’anno accademico 2019-2020 – quando il terrorismo ha iniziato a colpire la Chiesa – a 281 nell’anno accademico in corso. Secondo il rettore il fatto che così tanti giovani vogliano diventare sacerdoti è dovuto, oltre al buon lavoro della pastorale vocazionale, alla facilità con cui incontrano nella loro vita quotidiana persone «che testimoniano l’amore di Cristo, in modo evidente».