mercoledì 13 maggio 2020
La preghiera guidata dal vescovo di Tivoli e di Palestrina Parmeggiani. «Maria ha insegnato a pregare non solo con le parole, ma con l’offerta della nostra vita insieme a quella di Cristo»
Il Rosario per l'Italia nel Santuario di San Vittorino Romano

Il Rosario per l'Italia nel Santuario di San Vittorino Romano

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Un Rosario per l’Italia ma con lo sguardo rivolto alla città portoghese di Fatima. È stato questo il filo rosso della preghiera mariana, promossa dai media della Conferenza episcopale italiana d’intesa con la Segreteria generale della Cei, trasmessa mercoledì sera da Tv2000 e InBluradio dal Santuario di Nostra Signora di Fatima in San Vittorino Romano. Un Rosario guidato dal vescovo di Tivoli e di Palestrina Mauro Parmeggiani, che nella sua introduzione ha sottolineato come la preghiera si è levata da un «Santuario che da chi lo guarda dall’esterno pare avere la forma di due mani che si elevano in preghiera verso il Cielo». Ma il vescovo non ha nascosto che «siamo qui con il cuore rivolto a Fatima, dove il 13 maggio 1917 la Vergine Maria appare per la priva volta ai tre pastorelli: Francesco, Giacinta e Lucia e dove quest’anno, a causa della pandemia, non si terrà alcun pellegrinaggio, se non quello dei cuori e delle menti che in preghiera possono giungere ovunque».

Ecco che a commentate i cinque Misteri gloriosi recitati sono stati scelti brani di discorsi che alcuni Pontefici hanno pronunciato proprio a Fatima. Sono quattro i Papi che hanno pregato davanti alla statua della Vergine: Paolo VI nel 1967, Giovanni Paolo II nel 1982 e nel 2000, Benedetto XVI nel 2010 e Francesco nel 2017. «Maria a Fatima – ha proseguito nella sua introduzione il vescovo Parmeggiani – ha insegnato a pregare non solo con le parole, ma con l’offerta della nostra vita insieme a quella di Cristo, al Padre nello Spirito. Noi ci uniamo a Cristo impegnandoci a mettere tutta la nostra vita, sull’esempio di Maria a servizio di Dio e dell’umanità in una solidarietà spirituale e materiale verso tutti e partendo concretamente da chi è più vicino». Non a caso, dunque, nell’intenzione affidata al primo Mistero glorioso, si è pregato perché la Vergine «in questo tempo di prova ci aiuti ad avere uno sguardo di fede, capace di riconoscere la presenza del Signore Risorto e di scorgere i segni di vita e di bene presenti nel cuore degli uomini».

Non meno significativa l’intenzione legata al secondo Mistero: «Affidiamo alla Vergine di Fatima coloro che soffrono a causa della pandemia e delle conseguenti difficoltà economiche». Non è mancata una particolare intenzione riservata alla Chiesa perché «esprima la funzione materna, sia attraverso il servizio alla verità sia mediante gesti concreti di solidarietà verso i più fragili e bisognosi di amore e di cura», che in questa emergenza mondiale sono emersi e aumentati. Nel quarto Mistero glorioso sono stati ricordati in particolare «gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e i volontari: la loro missione di cura nei confronti dei fratelli sia manifestazione della tenerezza e della sollecitudine di Dio verso chi grida a Lui». Infine, ma non per importanza, le famiglie. «Regni in tutte l’amore e l’attenzione vicendevole – si è pregato nella decina in cui si meditava il quinto Mistero glorioso –; la preghiera fatta insieme e i gesti di perdono aiutino a superare le inevitabili difficoltà quotidiane». E anche il Rosario recitato a San Vittorino Romano si è concluso con la preghiera di affidamento che papa Francesco ha pronunciato in piazza San Pietro il 13 ottobre 2013.

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