
La preghiera dei fedeli peruviani di Chiclayo dopo l'elezione a Papa di Prevost - Ansa
La campagna era partita mesi fa. Prima in sordina, poi a mano a mano che negli ambienti dell’ultradestra politica e di quella religiosa si faceva strada il nome del cardinale Prevost tra i papabili, il tam-tam sui social si è fatto insistente. Rovistare nel passato per cercare punti deboli e tentare prima di minare il nome del porporato agostiniano, poi la sua credibilità in caso di elezione al soglio di Pietro.
«Negli ultimi mesi, e più esplicitamente nelle ore che hanno preceduto il Conclave, il cardinale Robert Francis Prevost è stato oggetto di una campagna orchestrata da settori ultraconservatori della Chiesa», conferma un’inchiesta del quotidiano “El Pais”. L’accusa è quella di avere insabbiato abusi di un prete quando era vescovo in Perù. Il quotidiano spagnolo pubblicato anche in America Latina cita «fonti ufficiali che confermano come la Congregazione per la Dottrina della fede, consapevole che circolavano simili accuse, ha condotto un’indagine approfondita sui casi» prima del Conclave.
Approfondimenti confermati anche ad “Avvenire” da fonti della Santa Sede. «La condotta del neoeletto Papa è stata impeccabile», scrive “El Pais” che riporta come le stesse fonti abbiano adombrato il sospetto che questo attacco a Prevost sia avvenuto poco prima del Conclave, quando il nome del futuro Leone XIV era già considerato come potenziale successore di Bergoglio.
Le accuse riguardano la sua presunta copertura di alcuni casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti peruviani oltre vent’anni fa e denunciati a Prevost nel 2022, quando era vescovo di Sufar e amministratore apostolico di Chiclayo, sulla costa settentrionale del Perù. Il cardinale originario di Chicago era stato chiamato da papa Francesco a guidare la diocesi peruviana dal 2014 al 2023. Durante quel periodo alcune organizzazioni locali civili lo hanno accusato di aver tenuto nel cassetto le denunce. In realtà Prevost aveva incoraggiato le presunte vittime - alcune suore - a rivolgersi celermente all’autorità pubblica perché venisse avviata una indagine giudiziaria. L’inchiesta della magistratura peruviana aveva tuttavia portato all’archiviazione delle accuse.
Contro il nuovo Pontefice si stanno confezionando operazioni mediatiche orientate a screditare il Papa e la Chiesa e che nei prossimi giorni potrebbero venire intensificate. La delusione per l’elezione di papa Leone XIV è stata manifestata non solo da alcuni cospirazionisti statunitensi assidui frequentatori della Casa Bianca. Di «scelta peggiore per i cattolici Maga» (il movimento dei sostenitori di Trump, ndr), ha parlato Steve Bannon, l’ideologo del trumpismo che già in passato aveva tentato di infiltrare, a colpi di dollari, anche il cattolicesimo italiano attraverso ambigue attività e perfino l’acquisizione, poi fallita dopo indagini giornalistiche e della magistratura, di alcuni centri culturali. L’elezione di Leone XIV «è un voto anti-Trump da parte dei globalisti della Curia», ha detto Bannon che una settimana fa, quando sui social network venivano fatte circolare ad arte notizie manipolate sul cardinale Prevost, lo definiva come «il cavallo» su cui puntavano «i poteri forti». Naturalmente, senza fornire nomi né prove. Ma abbastanza per attaccare briga sui social e preparare il terreno per le prossime sparate.