sabato 20 marzo 2010
Solidarietà alle vittime e alle loro famiglie. Dolore e sgomento per gli «atti peccaminosi e criminali» Parole chiare di condanna verso preti e religiosi autori delle violenze. E verso le gerarchie ecclesiastiche che non hanno vigilato e denunciato. Diffuso ieri il messaggio del Pontefice che chiama la Chiesa dell’isola al pentimento e alla conversione.
  • Il dolore e la fermezza di Benedetto di Marina Corradi
  • Il testo integrale della Lettera
  • PREGHIERA PER LA CHIESA IN IRLANDA
  • Apprezzamento da Berlusconi e Merkel 
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    Una Lettera umile e forte. Umile nei confronti delle vittime. Forte verso i chierici che si sono macchiati di quegli «atti peccaminosi e criminali» che sono gli abusi sessuali nei confronti di minori. È la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda che è stata diffusa ieri con un briefing tenuto dal direttore della Sala Stampa della Santa sede, padre Federico Lombardi. Davanti ad una platea straordinariamente numerosa di cronisti provenienti da tutto il mondo, il "portavoce" vaticano ha spiegato che si tratta di un documento scritto con stile «semplice» senza parole o ragionamenti «tecnicistici», «personale» e «concreto», «commosso» e «molto coinvolto», «onesto» e «sincero». Di un documento che, tanto per cominciare, non cerca scusanti, che non ha la pretesa di affrontare il tema della pedofilia in generale, che che è tutto concentrato sulla Chiesa, senza voler scaricare le proprie responsabilità su altri. Fin dall’inizio della Lettera - spiega padre Lombardi - il Papa sottolinea di voler condividere «lo sgomento e il senso di tradimento» sperimentato da molti nel venire a conoscenza degli abusi («atti peccaminosi e criminali») e «del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati». Ed esprime la convinzione che «la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi».E che «tale consapevolezza», accompagnata «da sincero dolore», deve condurre «ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro». Benedetto XVI - ha fatto notare Lombardi - ovviamente non pensa che tutto si risolva con la Lettera, che costituisce comunque un passo di un cammino ancora lungo. Facendo anche tesoro del Rapporto Murphy sugli abusi nella diocesi di Dublino (che è stato «letto e recepito»), la Lettera individua concretamente alcuni fattori che hanno determinato la grave crisi irlandese: procedure inadeguate nella "selezione" dei sacerdoti; formazione insufficiente nei seminari; malintesa preoccupazione per il buon nome della Chiesa; mancata applicazione delle norme canoniche pure in vigore. Il "portavoce" vaticano sottolinea anche il capitolo della Lettera in cui si ripercorre la pur gloriosa storia della Chiesa irlandese, ma «senza toni trionfalistici», come «stimolo» per ritrovare la dignità compromessa dagli scandali.Parlando del «cuore della lettera», padre Lombardi ha quindi presentato i capitoletti riservati alle vittime e ai loro genitori, ai preti e ai vescovi. Benedetto XVI manifesta la sua disponibilità ad incontrare le vittime irlandesi, come è già avvenuto - ricorda il portavoce - durante i viaggi negli Stati Uniti e in Australia, ma anche - ha voluto aggiungere - qui a Roma, il 29 aprile dello scorso anno con i rappresentanti degli aborigeni canadesi maltrattati nelle cosiddette "scuole residenziali" in buona parte gestite da diocesi o istituti religiosi cattolici. Padre Lombardi ha comunque ribadito che gli incontri del Papa con le vittime sono sempre stati, e sempre saranno, «incontri spirituali», «non mediatici», e quindi non verranno né «annunciati», né «propagandati». Con le vittime il Papa usa parole - spiega Lombardi - «molto intense e forti». «Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto», scrive Benedetto XVI, che chiede «con umiltà di riflettere» sulle sue parole. Ai sacerdoti colpevoli di abusi il Papa intima che devono «rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti», ma anche loro non devono disperare della «misericordia di Dio».Lombardi evidenzia poi come la Lettera faccia ricadere sui vescovi irlandesi una «chiara attribuzione di responsabilità», «senza scusanti». «Si deve ammettere – sono parole del Papa – che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo». Padre Lombardi infine ha sottolineato alcune delle «iniziative concrete per affrontare la situazione» che il Papa enumera nel capitoletto finale. E cioè una «visita apostolica», una specie di ispezione, che verrà effettuata «in alcune diocesi dell’Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose»; una «Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi» (ma non per i semplici fedeli, ha sottolineato Lombardi).Rispondendo con gesuitica pazienza alle domande dei cronisti - di solito piuttosto astiose nei confronti della Chiesa e del Papa in particolare - il "portavoce" vaticano ha ribadito che non risultano in cantiere cambiamenti nelle procedure della Congregazione per la dottrina della fede. Che la questione delle dimissioni dei singoli vescovi esula dai fini di una Lettera pastorale. Che la linea seguita a suo tempo dall’allora cardinale Joseph Ratzinger alla guida dell’ex Sant’Uffizio è stata sempre contraria ad atteggiamenti di «copertura e nascondimento». E che «una Lettera così del Papa non c’era mai stata», e che quindi quella firmata da Benedetto XVI e diffusa ieri costituisce «una risposta che non va sottovalutata».
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