
Una rosa bianca sulla tomba di Francesco - VATICAN MEDIA
La particolare devozione alla patrona delle missioni, santa Teresa di Lisieux, era nota ai suoi sacerdoti di Buenos Aires, soprattutto nei quartieri poveri della capitale argentina. Chi aveva avuto modo di conoscere allora il cardinale Jorge Mario Bergoglio sapeva che era sua abitudine includere, anche in un breve bigliettino di saluti, un’antica immagine di Maria venerata in Baviera detta “Colei che scioglie i nodi”, e a questa aggiungeva sempre un santino di san Giuseppe e immancabilmente un altro della santa carmelitana e dottore della Chiesa, Teresa di Lisieux, a sottolineare la scelta personale di un legame spirituale che lo univa a loro.
Il 13 maggio 2007 ad Aparecida, in Brasile, dove eravamo arrivati con il volo papale di Benedetto XVI nel giorno dell’inaugurazione della quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, avevo incontrato l’allora cardinale Bergoglio nel portico del santuario mariano tra una riunione e l’altra della commissione preparatoria della dichiarazione finale. Mi disse che il santuario era un luogo importante per lo svolgimento dell’assise perché ovunque i vescovi si riunissero per lavorare insieme erano consapevoli delle preghiere e dei canti dei fedeli, e che questo dava loro un vivo senso di appartenenza e vicinanza al popolo, a una Chiesa che cammina con il suo popolo. Il “padre Bergoglio” – come si faceva chiamare e come poi sempre ha voluto da noi – aveva continuato: «Non dovremmo aver paura di affidarci unicamente alla tenerezza di Dio come fece Teresa di Lisieux, che proprio per questo è una figlia prediletta della Madonna e una grande santa missionaria».
Era una comprensione della Chiesa e della sua missione, lungo le linee della “piccola via” aperta dal dottore della Chiesa, un dato che apparteneva profondamente alla spiritualità di Bergoglio prete, vescovo e Pontefice. Anche nella sua venuta a Roma per il Conclave del 2005, che elesse Benedetto XVI, ci aveva detto di dire una preghiera a santa Teresa di Lisieux.
Quando veniva a Roma come arcivescovo di Buenos Aires per assolvere i suoi impegni ministeriali, Bergoglio andava sempre a pregare presso una statua di Teresa di Gesù Bambino in una chiesetta francescana nel Borgo vicino al Tevere. Appresi allora da dove era nata questa predilezione per la sua “Teresita”.
Il cardinale Bergoglio era tornato a Roma alla fine del 2007 per il Concistoro. E anche quella volta aveva portato con sé santa Teresa: «Quando ho un problema – ci disse – lo confido a lei. Non chiedo che me lo risolva, solo che lo prenda in mano e mi aiuti; come segno, ricevo quasi sempre una rosa». In una delle sue consuete visite a casa mia a Roma, in famiglia raccontò di come una volta, dovendo prendere una decisione importante su una questione complessa, l’avesse lasciata nelle sue mani. «Qualche tempo dopo, una donna sconosciuta depose tre rose bianche sulla soglia della sacrestia».
«Fu un gesuita – spiegò – il padre Putigan, che nel 1925 iniziò a diffondere questa preghiera personale di intercessione». Il 3 dicembre 1925 padre Putigan cominciò una novena per chiedere una grazia domandando una rosa in dono quale garanzia di averla ottenuta. Non disse a nessuno della preghiera che stava facendo. Al terzo giorno, ricevette la rosa richiesta e ottenne la grazia. Cominciò un’altra novena. Ricevette un’altra rosa e un’altra grazia. Decise quindi di diffondere la novena. Ricordo che Bergoglio ripeté un passaggio della sua preghiera personale per chiedere una rosa: «Piccolo fiore di Gesù, chiedi oggi a Dio di esaudire la richiesta che ora ripongo con fiducia nelle tue mani». Ci disse che gli amici di Teresa da allora praticano una novena detta “delle rose”. Dal suo modo di parlare si percepiva la sua profonda e sincera confidenza.
In una situazione particolare, prendendolo a esempio, pregai come lui santa Teresa, ma con mio grande rammarico non ricevetti alcuna rosa. Alla prima occasione glielo raccontai brevemente al telefono. Gli dissi: «Padre, si ricorda di quella preghiera sulle rose? Guardi... niente rose per me. Forse queste cose funzionano solo con persone come lei». Dapprima ci fu silenzio dall’altra parte, poi la sua voce calma rispose: «Questo significa che lei ti risponderà con una grazia maggiore di quella che hai chiesto».
Aveva avuto tanti segni di intervento soprannaturale da santa Teresa. La sera stessa che venne eletto Pontefice vide nella sua stanza una rosa bianca. E a ogni anniversario, da quel giorno, non sono mancate rose bianche per lui.
Alla fine del gennaio di quest’anno durante un pellegrinaggio a Lisieux ho visitato per la prima volta la stanza di Teresa da bambina nella sua casa natale. E ho preso una rosa stabilizzata per il Papa, che poi gli ho fatto avere nel corso del suo ricovero al Gemelli. Voleva essere il segno di una carezza di Teresina per lui. So che ha dato incarico di custodirla per sempre.
L'invocazione di padre Putigan: aiuta la mia fede e la mia speranza
«Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l’anima della vostra serva Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, durante i suoi ventiquattro anni trascorsi su questa terra. Per i meriti di questa vostra Santa Serva concedetemi la grazia che ardentemente desidero (qui si formula la grazia che si vuol ricevere), se è conforme alla vostra santa volontà e per il bene della mia anima. Aiutate la mia fede e la mia speranza, o Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo; realizzate ancora una volta la vostra promessa di passare il vostro cielo a fare del bene sulla terra, permettendo che io riceva una rosa come segno della grazia che desidero ottenere.
Una rosa bianca per ricordare che davvero «è il tempo di Dio»
(poesia tratta da: Stefania Falasca Ex Itinere - Poesie, prefazione di Edith Bruck, Lev, Città del Vaticano 2022)
Sulla soglia / di pareti bianca / un passo solo /per venirti incontro/ per distanza e per destino /le note di Gardel / la paciencia de Dios /aspettavamo / il respiro della tua voce / il silenzio de amor delle tue mani / una mirada / come un hijo / qui /dove più nessuno / riceve se stesso / dalle mani d’altri / e solo si spezza l’istante /qui dove brucia / l’orgoglio del dominio / e avida e cieca sfila / la schiera dei colletti romani.
Lasciasti una rosa. / Una rosa bianca. / La rosa che t’offri /quell’uomo sulla strada /quella che ritrovasti sul letto/ quella che siempre t’accompagna.
«Non trattenetemi, devo ritornare, devo andare» /dicesti/ «Il tempo è di Dio».
Sento ancora /al mattino presto ardere/ nel tuo petto la fiamma…
Quando per sempre/ uscirò da qui/ vorrei mi tenessi la mano padre