lunedì 14 maggio 2012
Alla sfiducia verso l’impegno politico e nel sociale, i cristiani sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità. Così il Papa ieri sera visitando la città di Sansepolcro in occasione del millenario dalla fondazione.
LE PAROLE DEL PAPA L'omelia al "Prato" di Arezzo | Discorso in Piazza Torre di Berta a Sansepolcro | Discorso previsto a La Verna
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Un forte appello ai giovani a dare "fiducia" e "sale" alla politica, con un ulteriore invito ai cristiani, sull'esempio del neo-beato Giuseppe Toniolo, a impegnarsi politicamente contro "gli interessi di parte" e per il bene comune ha concluso il 27.mo viaggio internazionale del Papa, a Arezzo e Sansepolcro, visita pensata tra attualità e radici, tra un presente difficile e un patrimonio di cultura e fede a cui attingere e far riferimento per reagire alla crisi.Un viaggio nel quale, davanti a circa trentamila persone radunate al mattino nel Parco il Prato, il  punto più alto di Arezzo, introducendo la preghiera del Regina Coeli Benedetto XVI ha voluto esplicitamente, con forza, invitare l'Italia a non cadere nella "tentazione dello scoraggiamento" e forte della "tradizione umanistica", a riprendere "con decisione la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile". Il maltempo, che ha impedito di raggiungere in elicottero La Verna dove Benedetto XVI avrebbe incontrato i superiori generali di tutti i "rami" francescani, ha certo rovinato la festa. Benedetto XVI ha sperato fino all'ultimo di poter visitare i luoghi di Francesco e Bonaventura, ma, quando a Sansepolcro è stato evidente che il progetto era saltato, ha commentato: "Nonostante il tempo un po' brutto - ha detto a braccio nella cittadina che celebra il millenario della sua abbazia, ma diretto idealmente a tutti i toscani - ci siamo incontrati, e vi sono grato per l'accoglienza". Questa è stata calorosa da parte di fedeli, cittadini, autorità civili, particolarmente presenti, queste, alla messa ad Arezzo, con il premier Mario Monti e la consorte e i due parlamentari toscani Rosy Bindi e Vannino Chiti.Accoglienza non solo formale: tre paggetti in abiti rinascimentali lo hanno salutato all'arrivo ad Arezzo, tantibambini gli sono stati porti per baci nei vari passaggi tra la folla, gli sbandieratori hanno improvvisato uno spettacolo sotto la finestra dell'episcopio, dove Benedetto XVI si è affacciato per ringraziare, rievocando ancora una volta il retaggio del Rinascimento. Calore e semplicità a Sansepolcro, dove la pioggia è cessata e, a ombrelli chiusi, il sindaco Daniela Frullani e il Papa hanno potuto trattenersi all'aperto, per i discorsi e l'incontro con la cittadinanza.Dalle città di Petrarca e Piero della Francesca e dei santi della Terrasanta Egidio e Arcano, e con il rammarico di non aver potuto visitare i luoghi di Francesco e Bonaventura, il Papa oggi ha  approfondito diversi temi e lasciato molti messaggi alla riflessione dei cristiani e di quanti lo hanno ascoltato.Un filo conduttore può essere considerato quello della città per l'uomo e dell'uomo forgiato dall'umanesimo rinascimentale. In questa chiave si possono leggere le pragmatiche indicazioni ad Arezzo a reagire alla crisi, trovare soluzioni per i deboli, fornire ai giovani una educazione fondata su valori, reagendo a quella "cultura dell'effimero" che ci ha illuso e frodato con il suo "materialismo". Indicazioni sì pragmatiche, ma  all'interno di una omelia permeata di spiritualità, riflessione sul patrimonio dei santi e dei grandi italiani emersi da queste terre o da loro attraversate. Un altro tema è quello dell'essere cristiani che non vuol dire proclamarsi tali, ma conformarsi a Cristo, e della Chiesa, la cui unica ragione di esistere è "essere ponte tra Dio e l'uomo". Carità, giustizia, pace, tutto si riassume nella fede di Francesco e del dotto Bonaventura, amato dal Papa per aver insegnato a mettere da parte "l'orgoglio intellettuale" e imparare a guardare Dio con gli occhi degli umili.
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