martedì 26 marzo 2019
La responsabile della rivista chiama in causa la direzione e parla di «clima di sfiducia e delegittimazione». Replica Monda: nessuna interferenza o depotenziamento. La rivista continuerà
Lucetta Scaraffia, responsabile del mensile “Donne Chiesa Mondo”; Andrea Monda, direttore de "L'Osservatore Romano"

Lucetta Scaraffia, responsabile del mensile “Donne Chiesa Mondo”; Andrea Monda, direttore de "L'Osservatore Romano"

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Il mensile vaticano Donne Chiesa Mondo perde l’intero staff “femminile” che lo cura. Lucetta Scaraffia con le dieci collaboratrici che da sette anni realizzano l’inserto de L’Osservatore Romano annuncia l’interruzione della pubblicazione della rivista. Lo fa nell’editoriale a sua firma preparato per il numero di aprile in cui spiega che «non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione» con il quotidiano della Santa Sede. Un rimando al cambio della direzione della testata che da dicembre è guidata da Andrea Monda. E il direttore risponde alla giornalista e docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. «In questi pochi mesi da quando sono stato nominato direttore – dice Monda – ho garantito alla professoressa Scaraffia, e al gruppo di donne della redazione, la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l’inserto mensile da quando è nato» sotto la direzione del predecessore, Giovanni Maria Vian. E Monda annuncia: «Quanto al futuro del supplemento mensile de L’Osservatore Romano, posso assicurare che esso non era in discussione. E che dunque la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere».

La “rottura” è descritta in due testi di Scaraffia diffusi dall’agenzia Ap e rilanciati dal sito Il Sismografo: il primo è la nota editoriale per il mensile; il secondo è una lettera indirizzata a papa Francesco. «Il mensile – ricorda nell’editoriale la fondatrice del supplemento – era nato da una iniziativa femminile autonoma, realizzato da un gruppo di donne che si erano aggregate nel corso degli anni, ed era stato approvato e sostenuto da due Papi, Benedetto XVI e Francesco». Secondo la responsabile, «questa linea non ha trovato l’appoggio della nuova direzione dell’Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziare Donne Chiesa Mondo». Nella lettera al Pontefice la docente illustra le ragioni di quella che lei definisce «la chiusura» della rivista. «Ci sembra che un’iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all’antiquato e arido costume della scelta dall’alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili».

In un’intervista all’Huffington Post la storica aggiunge che negli ultimi due mesi sono stati pubblicati sul quotidiano «articoli totalmente opposti rispetto alla linea del nostro mensile». E cita «una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre». Perché, come ricorda Scaraffia nella missiva al Papa, il mensile ha trattato anche casi «dolorosi che ci hanno riempite di indignazione e di sofferenza» come le «gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte». Numerosi i temi affrontati negli anni: dalle scoperte scientifiche alla presenza politica; dalle qualità femminili nell’annuncio del Vangelo alle richieste delle consacrate nella Chiesa di oggi. A Bergoglio la docente fa sapere: «Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito».

La replica di Monda è affidata a una nota della Sala Stampa vaticana. «Prendo atto della libera e autonoma decisione della professoressa Scaraffia di interrompere la collaborazione con L’Osservatore Romano», scrive il direttore. Dopo il «sincero ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni con grande impegno e in piena libertà», Monda chiarisce di essersi astenuto «dall’interferire in qualsiasi modo sulla fattura» del supplemento «limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento». Senza aver mai cambiato alcun contenuto nell’inserto, Monda prosegue: «Il mio impegno non è stato in alcun modo quello di depotenziare il mensile al quale è stato semmai confermato integralmente il budget ed è stata garantita la traduzione e la diffusione in altri Paesi nonostante la necessità generale di contenere i costi della Curia».

Alle parole di Scaraffia il direttore ribatte che «in nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza. Semmai, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi». Monda ribadisce che la sua missione è quella di «potenziare l’edizione quotidiana de L’Osservatore Romano (non certo in termini di concorrenzialità ma di complementarietà con il supplemento)» e che «se, sulla base della attualità ecclesiale e culturale, ho dedicato attenzione a temi come quello della pluralità e della differenza nel mondo della Chiesa, ciò deriva solo dalla centralità che questi temi, proprio grazie al ruolo delle donne, hanno acquisito».

La comunicazione vaticana è stata segnata recentemente da alcuni cambiamenti. Nel marzo 2018 la Sala Stampa vaticana annuncia che papa Francesco accetta «la rinuncia di monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione» dopo la pubblicazione di una lettera “tagliata” di Benedetto XVI. A suo posto arriva nel luglio 2018 Paolo Ruffini, oggi prefetto del Dicastero per la comunicazione. Lo scorso dicembre Andrea Monda è nominato direttore de L’Osservatore Romano succedendo in modo repentino a Giovanni Maria Vian. In contemporanea Andrea Tornielli diventa direttore della Direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. E giungono le dimissioni del direttore e del vice-direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke e Paloma García Ovejero, accettate il 31 dicembre 2018 dal Papa che sceglie come direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti.

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