giovedì 4 aprile 2019
A 71 anni sarà la nuova guida dell'arcidiocesi "terremotata" dal caso McCarrick e dalle dimissioni del cardinale Wuerl
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Due le notizie “di peso” che toccano in modo diverso la Chiesa statunitense e il tema degli abusi sessuali. La prima è la nomina di Wilton Gregory a nuovo arcivescovo di Washington, arcidiocesi che per ovvie ragioni gode di un prestigio particolare all’interno del cattolicesimo Usa. E che è stata terrremotata negli ultimi mesi dallo scandalo del suo pastore tra il 2000 al 2006, Theodore McCarrick (prima dimesso dal collegio cardinalizio poi tout court dallo stato clericale, riconosciuti colpevole di abusi su almeno un minorenne) quindi dalle dimissioni del suo successore, il cardinale Donald Wuerl, tirato in ballo dal rapporto del Gran Giurì della Pennsylvania per la sua gestione di preti abusatori nella diocesi di Pittsburgh, che Wuerl aveva guidato dal 1988 al 2006.

Gregory era l’attuale arcivescovo di Atlanta ed è un nome di primo piano dell’episcopato statunitense. Afroamericano, nato a Chicago il 7 dicembre 1947, convertitosi al cattolicesimo da adolescente, è stato ordinato sacerdote nel 1973 nell’arcidiocesi di Chicago, di cui è divenuto vescovo ausiliare (mentre era arcivescovo il cardinale Joseph Bernardin) nel 1983, tre anni dopo aver ottenuto tra l’altro un dottorato in Liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo a Roma.

Nel 1993 è stato nominato vescovo di Belleville, nell’Illinois, e nel 1994 arcivescovo di Atlanta in Georgia. Dal 2001 al 2004 è stato presidente della Conferenza episcopale statunitense, nel periodo in cui deflagrò lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa a stelle e strisce. In quel periodo fu uno dei registi delle prime radicali contromisure prese dai vescovi Usa, come la Carta di Dallas.

Gregory è tuttora parte di un gruppo di lavoro della Conferenza episcopale, insieme al cardinale Timothy Dolan e all’arcivescovo Joseph Kurz, incaricato di elaborare proposte per la gestione dei casi di vescovi accusati di abusi sessuali o di negligenza e mancata vigilanza a riguardo. Da quando l’arcidiocesi di Washington è stata istituita, nel 1947, tutti coloro che l’hanno guidata hanno ottenuto la berretta cardinalizia. Se anche Gregory confermasse la “tradizione”, sarebbe il primo cardinale statunitense afroamericano di sempre.

L’altra notizia riguarda Guam, isola del Pacifico che fa parte del territorio statunitense, anche se la sua arcidiocesi (Agaña) fa riferimento alla Conferenza episcopale del Pacifico (presso la Conferenza episcopale Usa detiene un posto di osservatore). Il suo arcivescovo, il cappuccino Anthony Apuron, 73 anni, è stato riconosciuto colpevole di «delitti contro il sesto comandamento con minori», verdetto di seconda istanza del tribunale della Congregazione per la dottrina della fede, che conferma il verdetto di prima istanza contro cui il presule aveva presentato appello (cosa che invece ora non potrà più fare).

Le pene che gli sono state imposte sono «la privazione dell’ufficio», il «divieto perpetuo di dimorare anche temporaneamente nell’arcidiocesi di Agaña» e il «divieto perpetuo di usare le insegne proprie dell’ufficio di vescovo». Giunge così al termine un lungo e sofferto caso per la piccola Chiesa del Pacifico, che aveva visto Apuron accusato di abusi sessuali su minori negli anni ’70, con un suo nipote che nel 2018 aveva accusato lo zio di avere abusato di lui nel 1990, mentre il presule si è sempre proclamato innocente. Il posto di Apuron, vescovo vicino al Cammino neocatecumenale, viene ora preso a tutti gli effetti dallo statunitense Michael Byrnes, 60 anni, che nel 2016 era stato nominato arcivescovo coadiutore di Agaña.

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