martedì 27 luglio 2021
Sarà nella casa natale del nunzio che ha testimoniato il Vangelo nelle terre più martoriate
L’arcivescovo Sambi, allora nunzio in Terra Santa

L’arcivescovo Sambi, allora nunzio in Terra Santa - Ansa

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«Mi pesa quello che non ho fatto, perché sono venuto a contatto con tante persone sofferenti fisicamente, moralmente, economicamente. Penso che avrei dovuto fare di più, essere più coraggiosamente la voce di chi non poteva parlare per la difesa dell’uomo e della sua vita». Queste parole, pronunciate pochi mesi prima della scomparsa, nel 2011, fotografano perfettamente lo spirito di Pietro Sambi (1938-2011), arcivescovo titolare di Belcastro, una vita trascorsa come nunzio apostolico ai quattro angoli della terra. È stato un infaticabile costruttore di pace e portatore di Cristo tra gli uomini di tutti i continenti nell’arco dei suoi 73 anni. In occasione del decimo anniversario della sua morte (il 27 luglio), il paese natale, Sogliano sul Rubicone, il paese in provincia di Forlì-Cesena frequentato da Pascoli e dove il poeta ha composto alcune poesie, sulle colline della valle del Rubicone tra Cesena e il riminese, inaugurerà il primo agosto il Centro Internazionale per la Pace Casa Sambi, realizzato nella casa natale del presule. Quel giorno alle 17 è previsto il taglio del nastro, in via Roma 34, alle 18 sarà celebrata la Messa presso la parrocchia di S. Lorenzo martire.

Ci si sposterà in piazza Matteotti, alle 20.30, per proseguire la giornata con «Ricordi per un mondo di Pace», con testimonianze del sindaco di Sogliano Quintino Sabattini, di padre Ibrahim Faltas, Discreto della Custodia Francescana di Terra Santa, e del nunzio Giovanni Tonucci. Nell’occasione sarà effettuata la premiazione degli studenti vincitori della borsa di studio in ricordo di monsignor Sambi. A sei anni, al macellaio del paese che gli chiedeva cosa volesse fare da grande, Sambi rispondeva: “ A voi fé e prit” («Voglio fare il prete »). Sacerdote dal 1964, al servizio diplomatico della Santa Sede dal 1969, ordinato vescovo nel 1985, Sambi ha prestato servizio in missione per 42 anni in giro per il mondo: ha rappresentato il Papa nella Cuba di Fidel Castro, nel Nicaragua sconvolto dalla rivoluzione sandinista, nel Burundi tormentato dagli scontri tribali, nella Terra Santa infuocata dalla lotta tra ebrei e palestinesi e negli Stati Uniti “feriti” dallo scandalo degli abusi sessuali del clero.

Sogliano sul Rubicone, la casa natale di Sambi che diventa Centro internazionale di pace

Sogliano sul Rubicone, la casa natale di Sambi che diventa Centro internazionale di pace - .

E ancora India e Indonesia, Burundi e Algeria. Dal 2005 è stato nunzio negli Stati Uniti e Osservatore permanente presso l’Organizzazione degli Stati Americani. In quella veste ha accolto la visita di Benedetto XVI nel 2008. In questi “balconi del mondo” così come sul balcone della sua casa di Sogliano, in una chiesina di campagna o a casa di amici a giocare a carte, Sambi era sempre lo stesso, prodigo di risate e autore di molte riflessioni. «Impossibile, con lui, le seconde senza le prime» ricorda il senatore Marcello Pera. Il sacerdote nel testamento aveva lasciato in eredità al Vaticano la casa natale dove ogni tornava per riposarsi, incontrare amici e parenti, interessere relazioni, leggere e studiare. Il Comune di Sogliano, dopo una rapida trattativa, ha acquistato la casa dal Vaticano per 250mila euro con l’idea precisa di ristrutturarla. Un anno fa sono partiti i lavori. «L’immobile rappresenta un punto di riferimento e un ricordo tangibile di un grande uomo e delle innumerevoli iniziative di pace che ha promosso e portato in porto con successo» spiega il sindaco Sabattini.

La Casa contiene, tra l’altro, l’archivio storico donato al Comune, una quantità enorme di libri e documenti. Da qui, l’idea dell’Amministrazione di fare dell’edificio un «Centro Internazionale di Pace – rilancia il primo cittadino – consultabile e messo a disposizione di scuole, studenti, studiosi e ricercatori, e organizzare conferenze sullo stesso tema».

Capace di mettere tutti a proprio agio, stretta di mano robusta, monsignor Sambi era stato soprannominato “Pellegrino della pace”, perché dovunque andasse si spendeva per la fraternità tra i popoli. In Terra Santa operò per quasi 8 anni, preparando anche la visita nel marzo 2000 di Giovanni Paolo II, il viaggio più desiderato del pontificato di Wojtyla. «Un grande pastore della Chiesa e un grande missionario del Vangelo di Cristo ». Così lo ha definito il cardinale Angelo Sodano, decano emerito del Collegio cardinalizio. Lui, monsignor Sambi, amava più semplicemente descriversi come «sacerdote per vocazione, storico di formazione e diplomatico per obbedienza». Soglianese dalla stretta di mano ferrea e dalla risata contagiosa, grande fumatore, preciso quasi spigoloso nel lavoro, in ogni circostanza e in tutti i luoghi dove è stato chiamato a servire, monsignor Sambi si è fatto precedere dal suo amore per la Chiesa, dalla sua capacità di tessere rapporti personali veri e fecondi con tutti e per la capacità di conquistare gli interlocutori con il suo vivace carattere romagnolo.

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