martedì 7 giugno 2022
Oggi le esequie a Matera. Sirufo: ha vissuto la paternità con fedeli e preti. Caiazzo: è stato pastore zelante e buono, impregnato di preghiera
Un ritratto dell'arcivescovo Scandiffio

Un ritratto dell'arcivescovo Scandiffio - .

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«Un episcopato lungo e fecondo», nel quale «ha promosso un forte risveglio della vita spirituale in arcidiocesi». Soprattutto «un pastore capace di trasmettere la propria paternità ai fedeli e ai suoi sacerdoti». È il ricordo che l’arcivescovo di Acerenza, Francesco Sirufo, offre ad Avvenire parlando del suo predecessore, l’arcivescovo Michele Scandiffio, emerito di Acerenza, morto a Matera ieri mattina all’età di 93 anni. «Ho avuto modo di conoscerlo già quando ero un giovane prete nel 1988, quando venne nominato arcivescovo di Acerenza – prosegue il successore – e ne ho sempre apprezzato la ricchezza sacerdotale e spirituale. Ovviamente l’ho incontrato molte volte, anche quando ne sono diventato il secondo successore alla guida di questa Chiesa antica e gloriosa».

Nel manifesto funebre voluto dall’arcidiocesi campeggia la scritta “I miei occhi contempleranno il tuo volto”. «Una frase che penso riassuma bene l’immagine che ho di monsignor Scandiffio: quando predicava teneva gli occhi chiusi, come fosse in un colloquio interiore con il Signore, quasi assorto. E quando li riapriva erano subito rivolti verso l’alto, quasi a proseguire questo colloquio con il Padre», ricorda Sirufo.

Michele Scandiffio era nato a Pomarico, arcidiocesi di Matera-Irsina, il 29 settembre 1928. Divenne sacerdote dell’arcidiocesi l’8 luglio 1951. Fu Giovanni Paolo II a nominarlo arcivescovo di Acerenza il 30 aprile 1988. Il 9 luglio successivo ricevette l’ordinazione episcopale, nella Cattedrale di Matera, dal cardinale Michele Giordano, allora arcivescovo di Napoli – mentre co-consacranti furono gli arcivescovi Giuseppe Vairo, emerito di Acerenza, ed Ennio Appignanesi, l’allora arcivescovo di Matera-Irsina – e prese possesso dell’arcidiocesi il 3 settembre 1988. Il suo episcopato è durato quasi 27 anni, chiudendosi il 27 luglio 2005. «Un episcopato durante il quale la nostra Chiesa – ricorda Sirufo – ha vissuto una stagione di grande fioritura vocazionale e di vita spirituale, grazie alla sua predicazione e alle sue catechesi».

Quando nel 2005 ha lasciato la guida pastorale di Acerenza, l’arcivescovo Scandiffio ha fatto ritorno nella sua Matera, dove ieri si è spento. È stato proprio l’attuale arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, assieme all’arcivescovo di Acerenza, a dare l’annuncio della morte dell’emerito. «Siamo grati al Signore per aver donato alla sua Chiesa un pastore zelante e buono, costantemente impegnato ad annunciare, a celebrare e a vivere il Vangelo di Gesù. Uomo silenzioso, impregnato di preghiera, sempre attento alle necessità e ai bisogni di tutti, aveva particolarmente a cuore le vocazioni e la vita sacerdotale e religiosa», scrive l’arcivescovo Caiazzo nell’annuncio della morte di Scandiffio.

E proprio a Matera, nella parrocchia di San Giacomo, è stata allestita da ieri pomeriggio la camera ardente dove è stato possibile rendere omaggio all’arcivescovo emerito. Oggi pomeriggio alle 15.30 nella Cattedrale di Matera si svolgeranno i funerali che saranno presieduti dall’arcivescovo di Matera-Irsina, Caiazzo, e concelebrati dai vescovi della Basilicata. Al termine delle esequie il feretro di Scandiffio sarà portato nella natìa Pomarico, dove verrà tumulato nel cimitero locale.

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