martedì 21 novembre 2023
Nella festa della Madonna della Salute, il patriarca di Venezia ha lanciato l'appello fare in modo che «ogni donna di senta sicura e tutelata». Anche l'identità della Chiesa si radica nel femminile
Venezia, il patriarca Moraglia durante la Messa per la Madonna della Salute nell'omonima Basilica

Venezia, il patriarca Moraglia durante la Messa per la Madonna della Salute nell'omonima Basilica - Patriarcato di Venezia

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Oggi, più che mai, anche alla luce del tragico epilogo della vicenda di Giulia Cecchettin, «s’impone - a livello sociale e, soprattutto, educativo - una riflessione sul valore del rispetto tra uomo e donna - se manca il rispetto non possiamo parlare di relazioni umane e di amicizia, di relazioni affettive e coniugali - nonché sulla realtà del vero amore che sempre riconosce l’altrui libertà». Sono queste le parole pronunciate dal patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, durante la Messa celebrata in occasione della tradizionale festa della Madonna della Salute, nell'omonima Basilica del capoluogo veneto. Una ricorrenza che ha visto ieri la partecipazione di decine di migliaia di fedeli e che in questi giorni vede in programma numerosi momenti di preghiera, riflessione o nel segno dell'arte e della musica.

«Ci stringiamo con affetto al papà, alla sorella, ai familiari e agli amici di Giulia - ha detto Moraglia -. Che la vicenda di Giulia abbia traumatizzato non solo le terre dove si è consumata questa ennesima tragedia - che ha visto soccombere una donna per mano di un uomo - me l’ha dimostrato, in modo inaspettato, una mail che mi è giunta dalla Calabria e in cui si chiede di esprimere i più vivi sentimenti di vicinanza ed affetto a familiari, amici e conoscenti di Giulia. Sì, tutti dobbiamo impegnarci perché ogni donna si senta sicura e tutelata non solo da leggi adeguate ma, prima di tutto, da una cultura che plasmi un senso comune in cui tutti, ma in particolar modo i giovani, tengano saldo ed indissociabile il trinomio amore-rispetto-verità. Questi tre elementi stanno insieme o insieme cadono».

Anche per la Chiesa, ha aggiunto il patriarca, è importante «riconoscere sempre più e promuovere il valore della donna che si esprime nell’accoglienza e nell’ospitalità, peculiarità ben espresse dal grembo materno in cui ogni essere umano viene accolto, altrimenti non ci potrebbe essere nuova vita. E la vita, prima di tutto, è dono ma anche accoglienza ed ospitalità. Tutto ciò appare già nell’atto generativo, dove nell’uomo e nella donna abbiamo due “tensioni” che si completano in termini di alterità e reciprocità; questo è un tema che meriterebbe ben altro tipo di approfondimento ma qui basti ricordare che tali peculiarità appartengono alla dialettica uomo-donna e si riflettono anche nella vita della società».

La Chiesa, ha poi sottolineato Moraglia, «sul piano teologico e spirituale, partecipa di tale dialettica tra maschile e femminile, anche se a volte si finisce per ridurre la Chiesa al suo elemento “maschile” (peraltro imprescindibile), il ministero ordinato. In tal caso si dimentica di rilevare che, in quanto ministero, è solo parte di un tutto, mentre la Chiesa - nella sua totalità - è mistero che risulta significato dalla donna».

Soffermandosi poi sulla radice mariana della festa della Salute, Moraglia ha notato che «sì, Maria è il volto materno e sponsale della Chiesa e indica il mistero della Chiesa, non solo il ministero (che è una parte). Si tratta di evidenziare e valorizzare l’aspetto femminile della Chiesa, il suo essere donna, sposa e madre che sta dinanzi allo sposo, che genera, dà ospitalità e fa crescere. E così, col suo essere Sposa, sta di fronte allo Sposo (Cristo)».

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