venerdì 21 dicembre 2018
Se c'è una festa attesa tutto l'anno, questa è il Natale. Vale per la gente semplice, a maggior ragione è così per i poeti e gli intellettuali della fede. Come il monaco e scrittore Thomas Merton
Duccio di Buoninsegna, particolare della "Natività"

Duccio di Buoninsegna, particolare della "Natività"

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Il mistero del Natale, lo straordinario segno del Dio che si fa Bambino, da sempre interroga e meraviglia l’uomo. Innumerevoli i pittori che hanno raccontato l’attesa e la nascita di Gesù, altrettanto grande il numero dei mistici e dei poeti che di fronte al presepe hanno lasciato parlare il cuore. Come il monaco trappista Thomas Merton, di cui lo scorso 10 dicembre è stato ricordato il 50° della morte. Noto per “La Montagna dalle sette balze”, tra le sue “poesie religiose” Merton annovera “Avvento”.

Affascinato dal mistero

Affascinate, cieli, con la vostra purezza queste notti d’inverno

e siate perfetti!

Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,

e sparite.

Tu, luna, sii lenta a tramontare,

questa è la tua pienezza!

Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio

verso i quattro lati dell’universo stellato.

Il tempo cade, come manna, agli angoli della terra invernale.

Noi siamo diventati più umili delle rocce,

più attenti delle pazienti colline.

Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,

o sante sfere,

mentre le menti, docili come bestie,

stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,

e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che

pascolano alla luce delle stelle.

Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre

solenni vallate:

e tu, viaggia come la Vergine gentile

verso il maestoso tramonto dei pianeti,


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