sabato 20 agosto 2022
Presentate le “Linee guida” per questo cammino creato per aiutare le consacrate nella loro vita e nella maturità spirituale. Una «esperienza di sinodalità tra di noi»
La tavola rotonda di presentazione delle Linee guida

La tavola rotonda di presentazione delle Linee guida - Ordo virginum

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Cuore delle prime giornate di incontro nazionale è stata la presentazione delle “Linee di formazione permanente”, frutto dell’esperienza sinodale vissuta dal 2019 al 2022, da vescovi, delegati e consacrate delle diocesi italiane, coordinata dal Gruppo di collegamento.

Il sussidio che sta per essere pubblicato dalla casa editrice Áncora, come il precedente “Percorso formativo: dal discernimento alla consacrazione del 2021”, è nato dalla convinzione che la crescita umana e spirituale di ogni persona va curata lungo tutto il corso della vita. Se il processo formativo iniziale prepara alla consacrazione, è quello permanente che aiuta la consacrata a crescere nella maturità spirituale, attraverso ascesi e preghiera, studio e aggiornamento, verifica personale e comunitaria, relazioni fraterne, dono di sé, servizio ai poveri, ricerca dei lontani.

Punto d’incontro tra il percorso iniziale e quello permanente è la docibilitas, ovvero la libertà del soggetto di lasciarsi toccare-educare da ogni situazione esistenziale e relazione interpersonale. La docibilità implica, perciò, coinvolgimento e responsabilità della persona, prima protagonista del processo educativo. Essa, dispone l’animo a un atteggiamento positivo di riconciliazione e gratitudine, di fiducia negli altri, lasciandosi istruire interiormente da ogni frammento di verità e bellezza.

Le “Linee di formazione permanente” sono state introdotte dalla testimonianza di Cecilia Caiazza, Viviana Paliotta, Teresa Mattu, Marzia Rogante, Marilena Civetta, Elena Bolchi, Annalisa Vigani ed Emanuela Buccioni, alcune delle consacrate coinvolte nell’elaborazione del testo, che hanno raccontato la bellezza e le difficoltà di lavorare insieme alla stesura di proposte e itinerari capaci di alimentare la passione e il desiderio, il gusto e il sapore di una formazione permanente fatta di umiltà, responsabilità e creatività personale. «Questo lungo lavoro sinodale – ha detto Gloria Mani, moderando la tavola ritonda – ci ha fatto sperimentare quanto sia prezioso armonizzare sensibilità, conoscenze e competenze diverse.

Abbiamo imparato ad ascoltarci, ci siamo allenate ad accogliere il pensiero di tutte, a sollecitarci nel rispetto dei tempi e delle decisioni prese, ma anche ad aspettarci e integrare i nuovi apporti in modo costruttivo». «Questa esperienza – ha spiegato Cecilia Caiazza – ci ha fatto sperimentare anche i nostri limiti e fragilità, aiutandoci ad accoglierli e a viverli nella preghiera, nella fiducia e nella perseveranza, con la consapevolezza che il Signore si serve del poco che siamo per portare a compimento la sua opera». La vita della consacrata è fatta di mutamenti, stagioni diverse, nelle quali la fede, l’amore, la sequela di Gesù, la pratica dei consigli evangelici, l’attuazione del carisma non hanno sempre le stesse tonalità.

Vi sono cambiamenti che dipendono da circostanze particolari o situazioni critiche per l’intervento di fattori esterni come difficoltà nel lavoro, insuccesso apostolico, incomprensione o emarginazione, malattia, aridità spirituale, lutti o sensazione d’insignificanza. Di qui la necessità di una solida e coerente formazione permanente che consente non solo di far fronte alle piccole o grandi crisi, ma può aiutare a trasformarle in preziose occasioni di crescita. Prendersi cura della propria fedeltà consente che le disarmonie o le fratture tra fede e vita, preghiera e azione, apertura al mondo e vigilanza nei confronti della mondanità, non sfocino nell’abbandono della strada intrapresa.

Dire “sì” alla chiamata del Signore assumendo il dinamismo della crescita vocazionale è responsabilità inalienabile di ogni consacrata, la quale deve aprirsi all’azione dello Spirito Santo, accogliere con fiducia le mediazioni che il Signore e la Chiesa offrono. Urge però vivere la formazione soprattutto come autoformazione, impegnandosi ad acquisire quelle metodologie, mezzi, prassi, per prendersi cura di sé, della propria umanità, della fede, della risposta alla vocazione, della spiritualità, del proprio cammino verso l’incontro definitivo con Dio

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