mercoledì 6 ottobre 2021
Presentate a Pordenone dal Coordinamento nazionale due collane di libri sulle figure femminili che parlano «di» e «nella» Sacra Scrittura
Un momento dell'incontro con le teologhe a Pordenone

Un momento dell'incontro con le teologhe a Pordenone

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Un innesto ben riuscito quello proposto dalla XV edizione degli Incontri con l’editoria religiosa - la rassegna «Ascoltare, Leggere, Crescere» svoltasi a Pordenone, organizzata dall’editoriale Euro92 in collaborazione con la Libreria Editrice Vaticana (Lev) - che ha visto la presenza del Coordinamento teologhe italiane (Cti) per parlare di donne nella Bibbia e donne che leggono la Bibbia.

«Non si è trattato del nostro convegno nazionale, come erroneamente è stato scritto, ma di una convocazione », spiega Lucia Vantini, teologa e neo presidente del Cti. «Per noi rispondere alle chiamate del territorio è un desiderio e un compito». Le teologhe hanno presentato due serie di volumi: La Bibbia e le donne, edita da Il pozzo di Giacobbe - più accademica e diretta da Adriana Valerio - e Madri della fede, edita da San Paolo - più divulgativa e diretta da Cristina Simonelli e da Rita Torti -; collane da far conoscere e sulle quali dibattere. «C’era poi la passione di sempre – prosegue Vantini – discutere tra colleghe dei temi che ci stanno a cuore, soprattutto dopo questo periodo di lockdown, e scambiare i pensieri con le persone in sala, che si sono mostrate interlocutrici interessanti ed essenziali».

Ma forse la parte più gustosa si è vissuta con il dialogo interconfessionale – con protagoniste la pastora battista Lidia Maggi, l’ebraista Maria Teresa Milano e la segretaria generale delle Orsoline suor Federica Cacciavillani, moderate dalla stessa Vantini – fatto di visioni e suggestioni sgorgate dall’esperienza personale delle teologhe, rispetto all’esegesi al femminile e alle figure femminili della Bibbia. Sguardi originali, ma anche convergenti. «La Parola, sorgente simbolica fondamentale del cristianesimo, si incarna nei rivoli della storia e si rifrange in differenze interpretative che ne mostrano la ricchezza inesauribile e inappropriabile – spiega ancora Vantini –. In questa miriade di differenze, le donne riconoscono un elemento comune: il messaggio è originariamente liberante, per tutte loro ma anche per tutti gli esseri viventi e addirittura per il Creato. A partire da questa convergenza, sempre al di là delle differenze confessionali e dei tanti approcci al testo, si materializza lo spirito critico verso tutto ciò che si fa escludente e che inchioda le esistenze di certi soggetti a sentirsi sbagliate e impreviste».

Processi di confronto nei quali si annidano anche rischi perché una lettura biblica più «inclusiva» e «liberante», portatrice di fraternità universale, richiede «un lavoro interpretativo lucido e rigoroso, come ha sottolineato la biblista Marinella Perroni in uno dei dialoghi intercorsi», incalza Vantini. «Nella categoria di “inclusività” si nasconde sempre il rischio di armonizzazioni ingenue o, peggio, di accoglienze omologanti, frutto di una subdola regia dei più forti. Una donna che si lascia includere in un sistema che non la prevede, per esempio, potrebbe trovarsi muta rispetto a quello che ha da dire, irrilevante come un ripetitore di parole straniere dalle quali non ci si aspetta alcuna trasformazione. È 'libertà', piuttosto, la parola che dà corpo alla fraternità».

Accanto alle urgenze vecchie vi è un’urgenza nuova legata al «lavoro che gli uomini sono chiamati a fare su loro stessi, alla scoperta della loro parzialità e della loro responsabilità verso un mondo da condividere, ma anche del coraggio necessario a dissociarsi da quella maldestra spartizione dei ruoli che ferisce le nostre comunità». «Prendersi cura della Parola – questa la declinazione del Cti rispetto ai verbi della Rassegna – significa ascoltare ma anche essere ascoltate/i, leggere ma anche essere lette/i, far crescere ma anche essere cresciute/i, in un intreccio in cui la Scrittura ritrova il proprio spessore».

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