sabato 2 dicembre 2017
Coinvolti oltre 400 studenti in un progetto delle Scholas occurrentes. Il network educativo è nato in Argentina per volontà di Bergoglio. L'iniziativa arriverà anche a Palermo e Milano
Le «scuole» del Papa dicono no al bullismo
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Pensano che la disoccupazione a Napoli possa essere «sconfitta andando a diminuire l’età pensionabile, passando da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione» e che il bullismo vada affrontato con «uno sportello d’ascolto obbligatorio per ogni istituto ». Sono alcune delle conclusioni dei 400 studenti che, da lunedì scorso e fino a ieri, si sono incontrati a Ponticelli, periferia est di Napoli, all’istituto Sannino, provenienti da 23 scuole diverse della città. Di età compresa tra i 15 e i 18 anni, hanno come obiettivo «cambiare il mondo attraverso l’educazione inclusiva, lo sport e l’arte».

Non sono sognatori, seguono una intuizione, nata più di venti anni fa, da Bergoglio quando era ancora arcivescovo in Argentina: le «Scholas occurrentes», (che oggi sono presenti in 190 paesi con una rete di 446.133 scuole) e che sono un luogo dove crescere, con le stesse opportunità, avvicinandosi all’impegno civile e confrontandosi sui piccoli e grandi temi riguardanti la propria città. A Napoli come a Buenos Aires. In pratica, spiega Maria Paz Jurado, coordinatrice mondiale di Scholas, «le problematiche non hanno frontiere. Quindi pur avendo cultura, lingua e formazione diverse, sono tantissime le preoccupazioni in comune ». Perciò il metodo di lavoro proposto può essere standard. Il lavoro, infatti, condiviso dal ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca scientifica, segue lo stesso canovaccio: ogni giorno si inizia con la ricreazione, un momento in cui arte, sport e tecnologia si mescolano, affinché i partecipanti si conoscano tra di loro, prendano confidenza con lo staff e partecipino alla selezione dei temi per realizzare una vera e propria scuola di cittadinanza attiva.

A Napoli si è lavorato su disoccupazione, bullismo e discriminazione. Poi, prosegue la coordinatrice, «i ragazzi si sono divisi in gruppi e hanno interrogato specialisti, trovato informazioni nuove, letto articoli e selezionato cosa manca qui ed ora». Ieri mattina, la giornata conclusiva per presentare le loro proposte al direttore del carcere minorile di Nisida Gianluca Guida, al presidente della fondazione Avog (Associazione volontari Don Guanella) Ciro Froncillo, alla referente dell’ufficio scolastico regionale per la prevenzione del bullismo Marina de Blasio, al referente del Miur Pierluigi Vaglioni, al docente Marco Scancarello, esperto di innovazione digitale e ai tanti docenti presenti.

I ragazzi hanno messo penna su carta le loro proposte: contro il bullismo – hanno detto – oltre allo sportello d’ascolto, sono necessari progetti scolastici ed extrascolastici, per permettere loro di riconoscerlo, e un’ora di educazione civica, da aggiungere al programma dell’offerta formativa. Sulla disoccupazione giovanile hanno proposto l’inserimento di un’ora a settimana, in orario curricolare, di avviamento al lavoro per raggiungere una preparazione più pratica e più adeguata alle richieste del mondo del lavoro. Poi, le modifiche al sistema pensionistico, così come adottato in altri Paesi. Infine, la creazione di gruppi informativi per la conoscenza delle leggi in materia di lavoro tramite i social network perché spesso i giovani non sono a conoscenza di varie opportunità, come ad esempio il progetto “garanzia giovani”. Infine, hanno chiesto una rivalutazione dell’immagine di Napoli e dei giovani: si «emigra – scrivono – con la speranza di trovare più opportunità, ma si sottovaluta il proprio territorio che andrebbe valorizzato in diversi ambiti come il turismo». E dopo Napoli, il progetto Scholas arriva a Palermo, poi, a Milano.

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