sabato 13 marzo 2021
Previsto un deficit 2021 di 50 milioni che saranno coperti con riduzioni di spese e l’Obolo di San Pietro. Il prefetto della Segreteria per l’economia, padre Guerrero: salvaguardati salari e posti
Una veduta della Basilica di San Pietro

Una veduta della Basilica di San Pietro - .

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Alla crisi economica per la pandemia la Santa Sede fa fronte con una riduzione delle spese, che non riguardano però i lavoratori e la carità. A riferirlo è un’intervista al prefetto della Segreteria per l’economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, realizzata dal direttore editoriale di Vatican Media, Andrea Tornielli. «Le spese preventivate per il 2021 sono le più basse della storia recente della Santa Sede – afferma infatti il gesuita cui il Papa ha affidato i conti vaticani –, ma i risparmi sono stati fatti senza diminuire il servizio alla missione del Papa e difendendo salari e posti di lavoro dei dipendenti». C’è bisogno del sostegno dei fedeli, per far fronte alla diminuzione delle entrate. Il prefetto spiega innanzitutto che i numeri si riferiscono al preventivo per il 2021. Per l’anno in corso si attendono entrate per 213 milioni di euro, il 30 per cento in meno di quelle registrate nel 2019, quando furono 307 milioni (il consuntivo 2020 non è ancora pronto). Il deficit – approvato dal Papa – ammonterà (sempre nelle previsioni) a quasi 50 milioni.

E verrà coperto con 30 milioni provenienti dall’Obolo di San Pietro e il resto in gran parte con le riduzioni di spesa. Guerrero, a tal proposito, sottolinea che già nel 2020 «le misure adottate sono state: ridurre drasticamente i costi delle consulenze (per 1,5 milioni); annullare tutti gli eventi previsti per il 2020, incluse le Visite ad limina, le assemblee plenarie, le conferenze, i congressi e gli eventi similari (meno 1,3 milioni); limitare in modo radicale tutti i viaggi (meno 3 milioni); sospendere gli acquisti previsti per gli arredi (meno 0,9 milioni); bloccare e ripianificare i lavori non urgenti o rinviabili di ristrutturazione degli immobili (4,8 milioni)». Si seguirà anche quest’anno la stessa falsariga.

E non si lesinerà sugli aiuti. A motivo del Covid sono stati destinati 5 milioni di euro per soccorrere, tramite la rete internazionale di Caritas, le necessità delle Chiese più svantaggiate. La Santa Sede, rimarca il gesuita, non è né un’azienda che deve produrre utili, né uno Stato come gli altri né una Ong. «La Santa Sede ha una missione irrinunciabile per la quale fornisce un servizio che inevitabilmente genera dei costi, coperti soprattutto da donazioni». Quest’anno le entrate sono diminuite. «Se fossimo un’azienda o una Ong avremmo ridotto i servizi e ristrutturato il nostro personale.

Se fossimo uno Stato come gli altri, avremmo aumentato il nostro debito e adottato misure fiscali. Nel nostro caso, se non arrivano le donazioni, oltre a risparmiare il più possibile, possiamo solo usare le riserve». Nell’intervista infatti si mette in rilievo che una delle scelte fondamentali compiute è stata quella di proteggere i lavoratori. Il bilancio vaticano, infatti, non è molto flessibile nella parte dei costi, perché questi ultimi sono rappresentati per il 50% dalle spese per il personale. «Nel 2020 il costo per il personale è cresciuto del 2% rispetto al 2019 – ha fatto notare Guerrero –. La protezione dei posti di lavoro e dei salari è stata sinora per noi una priorità. Papa Francesco insiste sul fatto che risparmiare denaro non deve significare licenziare i dipendenti».

Un’altra importante precisazione riguarda l’Obolo di San Pietro: entrate per 47,3 milioni di euro ed erogazioni per 17 milioni. «Questo significa dunque che 30 milioni saranno spesi per ridurre il deficit 2021?», chiede l’intervistatore. «Penso che sia inappropriato – risponde il prefetto – dire che l’Obolo copre il deficit della Curia. L’Obolo serve a coprire le spese della missione del Santo Padre, l’unità nella carità, che egli esercita attraverso i vari dicasteri. La maggior parte dei dicasteri che esercitano la loro missione sono centri di costo senza ricavi». Dunque «è più appropriato dire che l’Obolo contribuisce alla missione del Santo Padre la quale, ovviamente, ha un costo». E per il futuro? «Il ricorso alle riserve dell’Obolo comporta che la liquidità del fondo dell’Obolo va esaurendosi e con la crisi attuale è molto probabile che nel 2022 si dovrà ricorrere in qualche misura al patrimonio dell’Apsa. Allo stesso tempo ci aspettiamo che molti dei flussi di entrate che sono diminuiti con la pandemia potranno riprendere quando la situazione generale migliorerà». Guerrero ha infine annunciato che la riforma, voluta dal Papa, per trasferire i fondi della Segreteria di Stato all’Apsa incaricata di gestirli «praticamente è stata fatta. La maggior parte dei fondi sono già stati trasferiti».

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