
A volte capita di sentirsi soli anche se intorno c'è molta luce - ICP
Aver paura è normale, fa parte della natura umana. Capita di temere le novità, le cose che non conosciamo, la fatica di non essere all’altezza di ciò che ci viene chiesto. Si tratta però di canalizzare le preoccupazioni, evitando che ci condizionino fino a paralizzarci. Ma anche senza giungere all’effetto estremo di non organizzare e decidere più niente la paura rischia di renderci amari, di farci notare soltanto il brutto e il nero delle situazioni. L’antidoto a questa condizione è costituito, per il credente, dalla preghiera, cui non si chiede tanto di risolvere i problemi ma di insegnare la sapienza, così da vedere il mondo com’è davvero, per affrontarlo nella maniera giusta, avvicinando, per quanto possibile, il nostro modo di pensare a quello del Signore. Ce lo insegna in questa preghiera il notissimo teologo protestante Karl Barth (1886-1968), che chiede appunto a Dio di esserci vicino soprattutto quando ci sentiamo a terra, impauriti e soli. «Facci sentire la tua presenza e il tuo amore» recita la preghiera.
«Signore nostro Dio!
Quando la paura ci prende,
non lasciarci disperare!
Quando siamo delusi,
non lasciarci diventare amari!
Quando siamo caduti,
non lasciarci a terra!
Quando non comprendiamo più niente
e siamo allo stremo delle forze,
non lasciarci perire!
No, facci sentire
la tua presenza e il tuo amore
che hai promesso
ai cuori umili e spezzati
che hanno timore della tua parola.
È verso tutti gli uomini
che è venuto il tuo Figlio diletto,
verso gli abbandonati:
poiché lo siamo tutti,
egli è nato in una stalla e morto sulla croce.
Signore,
destaci tutti e tienici svegli
per riconoscerlo e confessarlo».