giovedì 22 settembre 2022
Il volume dell’arcivescovo Sorrentino sul portale che segnò la trasformazione della vita del Poverello
Un libro meditazione sulla «Porta di san Francesco»
COMMENTA E CONDIVIDI

Tre momenti storici, tre situazioni, tre chiavi di volta. La Porta di Francesco, la meditazione scritta dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, Domenico Sorrentino, pubblicata dalle Edizioni francescane italiane in italiano e inglese e da lunedì prossimo in libreria, conduce innanzi tutto il lettore a conoscere alcuni accadimenti importanti, ma meno noti, nella vita di Francesco d’Assisi. Sessantaquattro pagine, tra illustrazione storica e poesia, con spunti di riflessione interessanti e foto che partono da un fatto di recente cronaca: il ritrovamento e la riapertura dell’antica porta del vescovado avvenuto il 21 maggio 2022. Alcuni scavi ipogei, a seguito di ricerche su documenti d’archivio e fonti francescane, hanno confermato che quel portale, sotto l’attuale sala della Spogliazione, era l’accesso principale al palazzo vescovile in epoca medioevale, quando lo stesso si sviluppava su un livello inferiore rispetto a quello attuale. Quella Porta è l’arco di passaggio che segna la vita di Francesco: il giovane re delle feste vi entra ricco e ne esce povero.


Nella riflessione l’antico accesso al palazzo vescovile di Assisi diventa un invito a meditare sul senso della vita, sulle scelte da prendere per realizzare l’armonia. La dedica al Papa e ai giovani di “The economy of Francesco”

È la Porta della decisione: è il 1206 quando Francesco dirà di fronte al padre, al vescovo Guido e a tutta la cittadinanza: «Non più padre mio Pietro Di Bernardone ma Padre nostro che sei nei cieli ». Nel libro questo momento fondamentale nella vita di Francesco viene attualizzato, attraverso verso poetici. «A quanti ispirerà, ora che è ridiventata visibile, l’orrore della mediocrità, la noia insopportabile di una vita priva di sogni e sempre restia ad ogni avventura? Quella porta di Francesco è una segnaletica dello spirito». Ma questo arco, che ha ancora i segni di un intonaco rosato come quello del palazzo dipinto da Giotto nel celebre affresco della Spogliazione, è anche la Porta della Riconciliazione. In pochi sanno infatti che, dopo il suo peregrinare nel mondo per annunciare il Vangelo, Francesco torna nella sua Assisi, dal “suo” vescovo, che in questo momento è un altro vescovo con lo stesso nome di Guido come il primo che lo aveva accolto e benedetto.

Il suo ritorno avviene in un momento di forte tensione tra lo stesso vescovo e il podestà. Siamo nel 1225 e il Poverello d’Assisi, che aveva composto il Cantico delle Creature fino alla strofa della terra “sora nostra Madre Terra”, ormai “stimmatizzato”, è in una condizione fisica precaria e dolorante. Ed è di fronte a questa situazione conflittuale che, secondo le memorie storiche, Francesco avrebbe composto l’ultima strofa (“Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, e sostengo infirmitate e tribulatione. Beati quelli ke ’l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati”). All’armonia cosmica delle precedenti strofe subentra qui l’orizzonte drammatico dell’umano, con le sue disarmonie, le sue sofferenze, le sue conflittualità, che solo attraverso la misericordia possono ritrovare la via di una ricomposizione che le riporti all’armonia originaria.


Il santo trascorse i suoi ultimi giorni proprio nel vescovado che divenne meta di pellegrinaggi. Poi la morte alla Porziuncola

Un’armonia che riesce a placare anche gli animi di vescovo e podestà. Ora quella stessa Porta spinge chiunque l’attraversi a un vero esame di coscienza per liberarsi da odio, ira, rancori e aprire il cuore alla misericordia e al perdono. C’è infine un ultimo episodio legato al passaggio di Francesco attraverso quella Porta ed è quello, forse, il più importante, verso l’eterno. Francesco passa qui gli ultimi giorni prima di andare a morire alla Porziuncola e il vescovado diventa luogo di pellegrinaggio continuo da parte degli assisani che ormai lo veneravano come un santo. «La porta dell’antico vescovado è ora visibile – scrive l’autore –. Riemersa dall’oblio per essere ancora varcata, come porta delle decisioni esistenziali importanti (“conversione”), porta che apre gli spazi del perdono e della riconciliazione, porta che si spalanca verso l’eterno, per dare anche all’ultimo momento della vita non la tristezza del distacco, ma la gioia di un tuffo nel grembo di Dio». La meditazione di Sorrentino è profondamente attuale perché, attraverso la vita di san Francesco d’Assisi, porta il lettore alla riflessione interiore, alla scelta, alla conversione e all’armonia. Questo volumetto, dedicato al Papa e ai giovani di “The Economy of Francesco” che da oggi saranno in Assisi per gettare le basi per una nuova economia, rispondendo proprio all’appello del Santo Padre, è un libro-messaggio per chi cerca seriamente il senso della vita.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: