«Io, mamma su una carrozzina, racconto un Dio che è vicino»

Laura Miola, 35 anni e tre figli, era al Giubileo dei missionari digitali: con gli occhi della fede racconta la sua condizione sui social. «Non sono fragile, condivido la forza che porto nel cuore
July 29, 2025
«Io, mamma su una carrozzina, racconto un Dio che è vicino»
. | Laura Miola
C’è una forza che non si misura in passi, ma in volontà. Una forza che si esprime in parole capaci di arrivare dritte al cuore, in sorrisi che sciolgono anche la più dura delle paure: quella della malattia. Laura Miola è così: una presenza che trasforma la fragilità in speranza, la disabilità in occasione di fede, la quotidianità in testimonianza. Lo fa dal suo profilo Instagram, dal salotto di casa, dai viaggi con la sua famiglia... e soprattutto lo fa con una voce limpida, che racconta senza veli una vita abitata da Dio. Ha 35 anni, è mamma di tre meravigliosi bambini e, sul suo profilo Instagram, spiega: «Siamo una famiglia normale, con una mamma seduta». «Quando ho iniziato a utilizzare la carrozzina – racconta Laura ad Avvenire – non è stato un bel periodo. Avevo bisogno di vedere qualcuno come me, che vivesse le mie stesse difficoltà e osservare come affrontava la vita, come viaggiava, si sposava, aveva dei figli... questo mi ha aiutata tantissimo. Vent’anni dopo i miei primi sintomi ho ricevuto la diagnosi di una neuropatia periferica rara, per me è stato come uscire da un tunnel buio della non conoscenza, e ho pensato che la mia storia potesse essere d’aiuto per qualcun altro».
Il suo racconto ha toccato centinaia, poi migliaia di persone. Le parole arrivano, le immagini parlano, ma è la coerenza a fare davvero la differenza. «Ricevo tantissimi messaggi ed è difficile dire quali siano i più importanti, perché tante persone si aprono, mi ringraziano e mi dicono che in qualche modo le ho aiutate. Una ragazza un giorno mi ha detto: “Tu non sei una semplice influencer, tu sei un’influencer della positività”, e mi è piaciuto tantissimo questo appellativo». La parola “fragilità” le va stretta, e lo dice senza mezzi termini: «Non mi piace chiamarla fragilità, e non mi piace quando le persone con disabilità vengono definite “soggetti fragili”. C’è tantissima forza e voglia di vivere, e di vivere con dignità. Il mio cuore si riempie di gioia quando ricevo, per esempio, messaggi da mamme che hanno un figlio o una figlia con difficoltà».
Il racconto di Laura non si limita alle esperienze, alle battaglie, ai sogni condivisi... c’è qualcosa di più profondo che anima ogni sua parola: la fede. «Spero, attraverso la mia storia, di riuscire a inviare un messaggio spirituale. Se sono quella che sono è perché Dio mi ha trasformata, ha guarito le mie ferite dell’anima e ha riempito il mio cuore di gioia e di quella pace che solo Lui può donare. Dio non mi ha mai lasciato la mano e, se le persone guardandomi pensano che Dio sia stato poco clemente con me perché ho una disabilità, io voglio comunicare quanto Dio sia stato incredibilmente fedele, e quanto abbia trasformato la mia vita in qualcosa di bellissimo anche attraverso le difficoltà».

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