martedì 20 giugno 2023
Pubblicato l'Instrumentum laboris, che riassume le istanze emerse durante le Assemblee Continentali. Si apre la seconda fase con l'Assemblea di ottobre
La Messa di apertura del Sinodo dei vescovi, nel 2021

La Messa di apertura del Sinodo dei vescovi, nel 2021 - .

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Il processo sinodale della Chiesa cattolica a livello universale fa un nuovo passo in avanti. È stato reso noto infatti l’Instrumentum laboris, redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali.

Con la sua pubblicazione si chiude quindi la prima fase del Sinodo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, e si apre la seconda, articolata nelle due sessioni in cui si svolgerà la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024). Con l’obiettivo di «rilanciare il processo e di incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio».

Questo Instrumentum laboris «non annulla né assorbe» tutta la «ricchezza» della riflessione maturata nella fase precedente, ma «si radica in essa e continuamente vi rimanda». Cosicché anche nella preparazione all’Assemblea, i Membri del Sinodo «sono invitati a tenere presenti i documenti precedenti, in particolare il Documento di lavoro della tappa continentale e i Documenti finali delle Assemblee continentali, oltre a quello del Sinodo digitale, come strumenti per il loro discernimento».

L’Instrumentum laboris è pensato come «sussidio pratico» a servizio dello svolgimento dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023 e per la sua preparazione. Quindi «non è un documento del Magistero della Chiesa, né il report di una indagine sociologica; non offre la formulazione di indicazioni operative, di traguardi e obiettivi, né la compiuta elaborazione di una visione teologica». A partire infatti dalle intuizioni raccolte lungo la prima fase e soprattutto dal lavoro delle Assemblee continentali, «articola alcune delle priorità emerse dall’ascolto del Popolo di Dio, ma non in forma di asserzioni o prese di posizione». Le esprime invece «come domande rivolte all’Assemblea sinodale, che avrà il compito di operare un discernimento per identificare alcuni passi concreti per continuare a crescere come Chiesa sinodale, passi che sottoporrà poi al Santo Padre».

In questa luce l’Instrumentum laboris non può essere «inteso come una prima bozza del Documento Finale dell’Assemblea sinodale, da correggere o emendare, pur delineando una prima comprensione della dimensione sinodale della Chiesa a partire dalla quale operare un ulteriore discernimento».

Quindi sono i Membri dell’Assemblea sinodale «i destinatari principali» di questo documento, che viene reso pubblico «non solo per ragioni di trasparenza, ma anche come sussidio per la realizzazione di iniziative ecclesiali». In particolare «può favorire la partecipazione alla dinamica sinodale a livello locale e regionale, in attesa che i risultati dell’Assemblea forniscano ulteriori e autorevoli elementi su cui le Chiese locali saranno chiamate a pregare, riflettere, agire e dare il proprio contributo».

L’Instrumentum laboris è diviso in due parti.

La sezione A, intitolata «Per una Chiesa sinodale», prova a raccogliere i frutti della rilettura del cammino percorso. Innanzi tutto enuclea «una serie di caratteristiche fondamentali o segni distintivi di una Chiesa sinodale». Quindi dà voce «alla consapevolezza che una Chiesa sinodale è contraddistinta anche da un modo di procedere, che l’esperienza della prima fase conduce a identificare nella conversazione nello Spirito». Sui frutti di questa rilettura l’Assemblea «sarà invitata a reagire con lo scopo di precisarli e affinarli». Il documento ribadisce che «il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo». E poi ricorda alcune caratteristiche di una Chiesa sinodale, una Chiesa che «si fonda sul riconoscimento della dignità comune derivante dal Battesimo», una Chiesa «dell’ascolto», una Chiesa che «desidera essere umile», che «sa di dover chiedere perdono e di avere molto da imparare». Una Chiesa sinodale «è una Chiesa dell’incontro e del dialogo non ha paura della varietà di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringerla all’uniformità». Una Chiesa sinodale «promuove il passaggio dall’“io” al “noi”», ed «è aperta, accogliente e abbraccia tutti».

La sezione B dell’Instrumentum laboris, intitolata “Comunione, missione, partecipazione”, esprime invece in forma di interrogativo le tre priorità che con maggiore forza emergono dal lavoro di tutti i continenti, sottoponendole al discernimento dell’Assemblea. A servizio della dinamica dell’Assemblea, in particolare dei lavori di gruppo (Circuli Minores), per ciascuna di queste tre priorità sono proposte cinque Schede di lavoro che consentono di affrontarle a partire da prospettive diverse. In questa parte sono segnalate anche alcune delle questioni più delicate e controverse discusse nella prima fase del processo sinodale.

Eccone alcuni esempi, riguardanti la questione della pastorale delle persone omosessuali, la questione degli abusi, quella dell'ammissione di uomini sposati al sacerdozio e quella dell’ammissione delle donne al diaconato:

«Come possiamo creare spazi in cui coloro che si sentono feriti dalla Chiesa e sgraditi dalla comunità possano sentirsi riconosciuti, accolti, non giudicati e liberi di fare domande? Alla luce dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Amoris laetitia, quali passi concreti sono necessari per andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa in ragione della loro affettività e sessualità (ad esempio divorziati risposati, persone in matrimonio poligamico, persone LGBTQ+, ecc.)?»;

«In che modo una concezione del Ministero ordinato e una formazione dei candidati più radicate nella visione della Chiesa sinodale missionaria possono contribuire all’impegno per evitare il ripetersi di abusi sessuali e di ogni altro genere?»;

«In che misura è possibile distinguere tra i membri di un’istituzione e l’istituzione stessa? Le responsabilità in merito alla gestione dei casi di abuso sono individuali o sistemiche? In che modo la prospettiva sinodale può contribuire a creare una cultura di prevenzione degli abusi di ogni tipo?»;

«È possibile, come propongono alcuni continenti, aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?»;

«La maggior parte delle Assemblee continentali e le sintesi di numerose Conferenze Episcopali chiedono di considerare nuovamente la questione dell’accesso delle donne al Diaconato. È possibile prevederlo e in che modo?».

L’Instrumentum laboris è stato presentato in Sala Stampa vaticana dai cardinali Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo, e Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Luxembourg e Relatore Generale della XVI Assemblea Generale. Con loro il gesuita Giacomo Costa, consultore della Segreteria Generale.

Nel corso dell’incontro sono state presentate le brevi testimonianze di Helena Jeppesen-Spuhler, membro della delegazione svizzera all’Assemblea Continentale di Praga, di suor Ester Lucas che ha letto da remoto il testo preparato da don Rafael Simbine Junior, Segretario Generale del SECAM, e di suor Nadia Coppa, presidente dell’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG).

«Non è un documento della Santa Sede, ma della Chiesa tutta. Non è un documento scritto sulla scrivania. È un documento in cui tutti sono co-autori, ciascuno per la parte che è chiamato a svolgere nella Chiesa, nella docilità allo Spirito», ha spiegato il cardinale Mario Grech. «Non troverete nel testo – ha puntualizza il porporato maltese - una sistematizzazione teorica della sinodalità, ma il frutto di una esperienza di Chiesa, di un cammino nel quale tutti abbiamo imparato di più, per il fatto di camminare insieme e interrogarci sul senso di questa esperienza».

Il cardinale Grech ha tenuto a smentire le preoccupazioni di «chi teme che le conclusioni del Sinodo siano state già scritte». «La maggiore preoccupazione della Segreteria del Sinodo e mia personale - ha spiegato - è stata di rispettare sempre quanto emergeva dalle tappe del processo sinodale. Si tratta di rispettare lo Spirito Santo che - papa Francesco lo ripete spesso - è il protagonista del processo sinodale. Presumere di scrivere prima le conclusioni equivarrebbe a bestemmiare lo Spirito!».

Da parte sua il cardinale Hollerich ha rilevato che il documento «non è un tentativo di rispondere a tutte le questioni sulla sinodalità», ma «piuttosto il risultato del processo sinodale a tutti i livelli».

L'Instrumentum laboris infatti «non ha la pretesa di essere un trattato teologico sulla sinodalità. Non dà risposte, ma semplicemente pone le questioni». Padre Costa ha ribadito che il metodo della «conversazione nello Spirito», adottato nel processo sinodale, apre spazi «in cui affrontare insieme anche tematiche controverse, su cui nella società e nella Chiesa è più frequente lo scontro, di persona o attraverso i social media, che il confronto». Per il gesuita «l'Assemblea sinodale è chiamata a vivere un processo spirituale di ricerca della volontà di Dio e non il dinamismo degli organi parlamentari, in cui il confronto si conclude con un voto che divide maggioranza e minoranza».

L'obiettivo è quello di presentare al Papa proposte concrete «per crescere come Chiesa sinodale». Per questo scopo «è importante identificare quali blocchi ostacolano il cammino e approfondire le questioni su cui non è ancora maturato un sufficiente consenso». Padre Costa ha informato poi che per facilitare questo confronto, e anche per l’accresciuto numero di partecipanti, le prossime due sessioni del Sinodo avranno luogo in Aula Paolo VI.

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