«Non sprecate la vita»: il Papa lo sta dicendo anche a noi "grandi"

Vista in tivù, la canonizzazione dei due giovani ha mandato un messaggio che va oltre i coetanei dei nuovi santi, destinatari naturali ma non esclusivi delle parole di Leone. E di un'idea di santità
September 8, 2025
«Non sprecate la vita»: il Papa lo sta dicendo anche a noi "grandi"
Ansa | Il drappo con l'effige di san Carlo Acutis domenica sulla facciata di San Pietro durante la canonizzazione dell'adolescente milanese e di Pier Giorgio Frassati
A un certo punto della Messa per le canonizzazioni arriva il colpo che non ti aspetti. Perché le panoramiche e i primi piani della diretta tiùv mostrano giovani, adolescenti, persino bambini, a conferma che i due nuovi santi riguardano loro. Invece no, ci pensa il Papa a scuoterci durate l’omelia: «Il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio». Non c’è bisogno di alzare di un decibel il tono della voce, o di sottolineare le parole con qualche studiata pausa. Leone parla con quella sua aria serena e raccolta che ormai ci è familiare e che, ogni volta che lo si guarda e lo si ascolta, trasmette il desiderio della sua stessa pace interiore. E il messaggio, serenamente, arriva a destinazione, da piazza San Pietro al divano di casa: cosa sto facendo della mia vita? Non sta solo parlando ai giovani, il Papa si è rivolto anche a noi, genitori, educatori, “grandi” in genere, ci incoraggia a chiederci se per caso, convinti come forse siamo di aver già “capito” come e dove andava impiegata, non stiamo rischiando di sprecare quel che la nostra vita ci offre ancora, le sue sorprese, i suoi appuntamenti con le chance di rivedere scelte e progetti, di cambiare rotta. Di convertirci, insomma.
Se la si lascia scorrere, la vita va dove capita, o dove la spingono forze che possono allontanarci dal desiderio di pienezza che Dio ha seminato nella nostra buona terra, rendendoci progressivamente estranei a noi stessi. Niente paura. Agostino – “consigliere” del Papa... – si fa accanto a rassicurarci: «Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te». Intanto però la frase di Leone sta smuovendo qualcosa che non si può fermare, una domanda che vale per noi adulti forse ancor più che per i ragazzi in piazza a Roma. E crea un inatteso ponte tra generazioni nel nome di due giovani che hanno mostrato come la vita non la si spreca se la si apre a quel che supera il nostro sguardo. Mostrandoci ciò che è “invisibile agli occhi”. Cos’è infatti quello che ci dicono Pier Giorgio e Carlo con la loro santità se non che c’è un modo sicuro per capire cosa ci stiamo a fare nel mondo? La formula è una combinazione di quello che entrambi, in epoche diverse ma con la stessa urgenza di capire, hanno “visto”: il gusto della vita arriva quando ci rendiamo disponibili a guardare “in alto” (Frassati) e “oltre” (Acutis).
Il quindicenne Carlo nella sua adolescenza ha capito che la vita cristiana è una cosa in fondo semplice: amicizia con Gesù. Niente intellettualismi, zero sociologia, e le opere arriveranno come conseguenza: conta un’amicizia. E Pier Giorgio scegliendo la compagnia di chi non ha niente (i poveri di cose, di senso, di attenzione) ci mostra dove e come Gesù preferisce farsi trovare. La santità spiegata bene, da due ragazzi ai loro coetanei di oggi, e a noi adulti. Per riprendere a capirci su quello che conta davvero.

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