venerdì 3 aprile 2020
Il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno Giuseppe Giudice in visita solitaria al cimitero di Sarno

Il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno Giuseppe Giudice in visita solitaria al cimitero di Sarno

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Una decisione sofferta quella di tenere chiuse le chiese nella diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, in provincia di Salerno. «Un atto di umiltà», lo ha definito monsignor Giuseppe Giudice. Il vescovo ha compiuto un’azione di ulteriore prudenza, di amore verso il popolo, affinché sia rimarcato l’invito a restare a casa per salvaguardare la salute di ognuno.

In realtà le parrocchie dell’Agro nocerino sarnese, 52 in provincia di Salerno e due in provincia di Napoli, sono chiuse dal 13 marzo. Avrebbero dovuto riaprire per la preghiera personale il 4 aprile, come da precedente disposizione vescovile, tuttavia «per il bene della mia amata gente e della Diocesi di cui sono Pastore – si legge nella nota diffusa dal presule –, ritengo di dover fare un atto di umiltà ed è mio dovere procrastinare la chiusura di tutte le chiese da oggi 3 aprile 2020 fino a nuove disposizioni». La riapertura infatti «è stata fraintesa e tutto ciò ha prodotto una confusione mediatica» e l’intervento delle autorità civili, tra cui il prefetto di Salerno e alcuni sindaci dei Comuni del territorio diocesano.

«Sono aperte le attività essenziali – riflette monsignor Giudice –, come sarebbe stato bello trovare la porta aperta della chiesa, dei corridoi spirituali per alimentare la speranza. Una decisione alla quale ho dovuto rinunciare per collaborare al bene della nostra gente, che in questo momento percepiva l’apertura come un possibile contributo al contagio». Ma anche «per evitare che fosse soltanto percepita come una non collaborazione con le istituzioni che sul territorio si stanno dando da fare, insieme alla Chiesa, per prevenire la diffusione del virus». Così, per evitare anche ulteriori polemiche, e «pur sapendo che la Cei condivideva la mia scelta di aprirle, e che in altre Diocesi le chiese rimangono aperte», per il bene della comunità monsignor Giudice ha prolungato la serrata.

Una scelta per nulla facile e che sicuramente addolora: «Questa decisione, se comporta grande sofferenza in me vescovo, so che apre anche punti interrogativi in tutti coloro che sono molto legati alla celebrazione e all’Eucaristia. Mi sentirei di dire loro, come padre, che poiché conoscono fino in fondo il valore dei sacramenti e della preghiera, in tempi difficili e per il bene di tutti sono invitati a sperimentare nella dimensione della chiesa domestica tutto ciò che viene vissuto in assemblea». Dalla croce alla Pasqua: «Sono sicuro che questo sacrificio, se bene elaborato, può aiutare ognuno di noi e può essere di conforto a coloro che in questo momento negli ospedali stanno soffrendo, fino a dare la vita».

Insomma, «nessuno deve minimamente pensare che la Chiesa non sia attenta alla salute dei cittadini; anzi la sua attenzione in questo momento è massima». Allo stesso tempo non si dimentichi che «per la Chiesa, l’uomo deve essere curato anche nella dimensione spirituale». Da qui l’invito a continuare «a pregare, rimanendo a casa e osservando strettamente le norme che ci permettono di contenere la diffusione del virus».

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