domenica 18 febbraio 2024
Da oggi fino al 23 febbraio sono sospesi tutti gli impegni pubblici di papa Francesco. L'invito di Bergoglio a ai membri della Curia Romana «a vivere in modo personale» questo periodo di ritiro
Un'immagine degli Esercizi spirituali della Curia Romana nel 2019, gli ultimi a cui ha partecipato anche papa Francesco

Un'immagine degli Esercizi spirituali della Curia Romana nel 2019, gli ultimi a cui ha partecipato anche papa Francesco - Vatican Media

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Da domenica pomeriggio fino a venerdì prossimo (23 febbraio) saranno sospesi tutti gli impegni pubblici del Pontefice. Compresa l’udienza del mercoledì. Si tratta di una prassi consolidata, iniziata fin ai tempi di Paolo VI dal 1964 quando fissò per la prima settimana di Quaresima, per i membri della Curia Romana un periodo di ritiro spirituale. Ad inaugurare questa tradizione degli Esercizi spirituali nello stile di sant’Ignazio di Loyola pensati e rivolti agli stretti collaboratori del romano Pontefice fu, un predecessore di papa Francesco, Pio XI che fissò questa “settimana” di ritiro non durante la Quaresima - come succede oggi - ma nel periodo di Avvento con l’enciclica Mens Nostra, pubblicata il 20 dicembre 1929.

Per il quarto anno consecutivo papa Francesco non si recherà alla Casa del Divin Maestro ad Ariccia, alle porte di Roma, per partecipare al tradizionale corso di Esercizi spirituali: l’ultimo ad essere predicato (a cui non presenziò papa Bergoglio per un’indisposizione di salute e si era ai tempi del Covid) è stato quello guidato dal gesuita e biblista Pietro Bovati nel 2020. Francesco come già aveva fatto a inizio Quaresima dell’anno scorso, ha esortato tutti i membri della Curia Romana (dai capi Dicastero ai superiori ai cardinali residenti a Roma) a «vivere in modo personale un periodo di Esercizi spirituali, sospendendo l’attività lavorativa e raccogliendosi in preghiera».

Il gesuita Ferraroni: «Un'occasione per una revisione interiore su di noi»

Un appuntamento a giudizio del gesuita Tiziano Ferraroni ed esperto di spiritualità ignaziana che può aiutare una revisione “interiore” della propria vita e così aprirsi attraverso questo metodo di preghiera a un «autentico colloquio con il Signore». «Sant’Ignazio di Loyola, nell’introduzione al libretto degli Esercizi Spirituali, afferma che “con il termine di esercizi spirituali si intende ogni forma di esame di coscienza, di meditazione, di contemplazione, di preghiera vocale e mentale, e di altre attività spirituali” . Questo significa che ci sono vari modi di vivere gli esercizi spirituali, e che non ce n’è uno che sia migliore degli altri. Mi sembra che l’invito che papa Francesco rivolge ad ogni membro della Curia Romana sia, oltre a ritagliarsi un tempo per rinvigorire la propria relazione con Dio, quello di interrogarsi sul modo di pregare che più lo aiuta ad entrare in sintonia con Dio. Ognuno vivrà quindi gli esercizi nel modo “migliore” per lui nella misura in cui vi entrerà con onestà e con un autentico desiderio di coinvolgersi – come dice sant’Ignazio: “giova molto che chi fa gli Esercizi li intraprenda con coraggio e generosità” ».

Il religioso, classe 1978 da alcuni anni è docente di teologia spirituale alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, di Napoli. E scorge in questo periodo speciale di distacco, come suggerito da papa Francesco, da tutte le cose anche quelle mondane come un’occasione per mettere al centro la Parola di Dio alla luce degli Esercizi spirituali ignaziani. Proprio come lo stesso padre Tiziano ha voluto indicare nel suo recente saggio, edito da San Paolo, La Fortezza espugnata. Attraversare la crisi con Ignazio di Loyola (pagine 160, euro 15). «Chi si ritira nel silenzio rendendosi disponibile all’azione della Parola di Dio, ne sperimenta gli effetti, come dice la lettera agli Ebrei: “La Parola di Dio è viva ed efficace, e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione tra la psiche e lo spirito” . Infatti quando la Parola entra in risonanza con la nostra identità profonda di figli di Dio, sentiamo una grande consolazione; quando invece la Parola mette in evidenza dei nodi irrisolti della nostra vita, ecco che sperimentiamo la desolazione; ma questa desolazione non è che un passaggio, perché prepara ad una consolazione più grande, che sgorgherà quando la Parola avrà segnato la sua vittoria, e sperimenteremo guarigione, liberazione, salvezza. Gli esercizi sono quindi un lavoro interiore, a volte una lotta, ma dagli esercizi si esce più liberi, più veri, e più vivi in Cristo». Una “quasi” settimana di ritiro spirituale dove il Papa ha suggerito di cercare nel silenzio e nel nascondimento dei frutti spirituali senza però l’aiuto di un direttore o di una guida spirituale. «Gli Esercizi ignaziani prevedono di per sé la presenza di “colui che dà” gli Esercizi . Il fatto di ricevere gli Esercizi da un altro e di comunicargli i frutti della preghiera, è una garanzia contro i possibili inganni della vita spirituale. Però non esistono solo gli Esercizi ignaziani, e possiamo avere fiducia che il Signore, che è il primo e vero accompagnatore spirituale, sappia condurre nel modo migliore chi lo cerca con sincerità di cuore».

Riprendendo l’invito ad esporsi «all’interiore lavoro dello spirito» che papa Ratti Pio XI rivolse ad ogni credente nell’enciclica Mens Nostra, padre Ferraroni sottolinea ancora:«Il richiamo agli Esercizi come “luogo” per nutrire l’uomo interiore mi sembra particolarmente importante, soprattutto perché pronunciato in un tempo in cui gli Esercizi erano spesso intesi come l’ascolto passivo di un predicatore che con le sue parole, per quanto profonde e ben espresse, riempiva tutta la giornata, senza lasciare spazio all’assimilazione personale della Parola di Dio e alla consapevolezza delle voci interiori. Dopo quasi un secolo, quel richiamo di papa Pio XI si sta realizzando, perché ci si è resi conto che se il predicatore parla troppo a lungo, impedisce la relazione personale con Dio che, per quanto esigente, è il tesoro prezioso di ogni cristiano».

Un periodo quella della prima settimana di Quaresima che può dunque grazie a questo stile di orazione, promuovere un autentico «discernimento degli spiriti» per capire anche cosa il Signore vuole da ciascuno di noi. «Credo proprio di sì. Il discernimento - è la riflessione finale dello studioso - è un’arte affascinante e complessa. Il punto di partenza è appunto il “discernimento degli spiriti”, cioè il discernimento dei pensieri e delle immagini che si presentano alla nostra interiorità e che suscitano in noi sentimenti contrastanti. Solo chi impara a distinguere interiormente i pensieri e i sentimenti che vengono da Dio da quelli che vengono dal nemico, trattenendo i primi e lasciando andare i secondi, può sperare di riconoscere le tracce del passaggio di Dio nel cuore della realtà. Detto in altri termini, è una questione di risonanza: Cristo in me riconosce Cristo nell’altro, e riconosce Cristo nella realtà nella quale sono immerso. Ma affinché questo avvenga, è essenziale che Cristo sia presente e vivo in me… Questo è il mio augurio per chiunque decida di dedicare questi giorni agli Esercizi spirituali, accogliendo l’invito di papa Francesco».

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