sabato 16 luglio 2022
Fu la prima a capire l’annuncio in latino del Pontefice. Ma al colpo giornalistico seguirono l’emarginazione e poi il prepensionamento Lo racconta nel volume I coccodrilli di Ratzinger
Giovanna Chirri e lo «scoop» mondiale della rinuncia di Benedetto XVI
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Fare uno scoop mondiale e subito dopo essere progressivamente messi da parte dalla propria testata giornalistica fino al definitivo prepensionamento. È la singolare, anzi paradossale vicenda di Giovanna Chirri, giornalista e già capo del servizio Vaticano dell’Ansa, che fu la prima in assoluto a dare la notizia della rinuncia di Benedetto XVI. Era l’11 febbraio 2013, giorno già entrato nella storia della Chiesa (e non solo), quan- do come lei stessa racconta, ascoltando per dovere professionale un discorso del Pontefice che fino a quel momento rientrava nella normale routine, captò le parole in latino che fecero immediatamente scattare nella sua mente l’allarme rosso. «Oddio, il Papa si è dimesso».

Con tutto quello che venne poi. Quello scoop però, lungi dal portarle onori e gloria, l’ha di fatto incanalata su una sorta di binario morto della carriera. E oggi Chirri racconta il tutto con lucidità, anche con una punta di ironia e soprattutto con pacatezza, nel bel libro edito da All Around, che si intitola “I coccodrilli di Ratzinger” (220 pagine, 15 euro), con la prefazione di Carlo Di Cicco, già giornalista d’agenzia come lei (l’Asca, però) ed ex vicedirettore de L’Osservatore Romano. Ed è proprio da un passo di questa prefazione che si può trarre l’essenza del volumetto, di agile lettura, ma non di meno condito da numerosi e pregevoli inviti alla riflessione. «Un libro pericoloso – scrive Di Cicco – che mette le dita con naturalezza dentro le ferite che aggravano la malattia di un malato già grave come il giornalismo nel tempo della globalizzazione».

E questo perché «si rischia di passare dalla qualità alla quantità dell’informazione, senza garanzia che si tratti di verità e non di false notizie che producono danni gravissimi». E in effetti è proprio così. I «racconti di giornalismo » di Giovanna Chirri (non c’è solo quello relativo allo scoop delle “dimissioni” di Papa Ratzinger, ma molto altro materiale, attinto alla ormai ultratrentennale esperienza giornalistica dell’autrice) sono una miniera di spunti sulla professione, sulla Chiesa, sul mondo vaticano e anche sul vivere civile, perché se il giornalismo vuole assolvere in pieno la sua funzione democratica di “quarto potere”', non possono essere accantonate quelle che Chirri chiama le vecchie regole del cronista. Un giornalista non fischia né applaude, ma racconta ciò che vede. E per vedere deve esserci, consumare le suole delle scarpe, come direbbe papa Francesco.

E soprattutto pensare con la propria testa, senza farsi dettare nulla dal potente di turno. In definitiva un libro da raccomandare non solo alle scuole di giornalismo, ma anche ai giornalisti già in attività e soprattutto al pubblico. Quei lettori che Chirri prende per mano, da un lato per mostrar loro che cosa c’è dietro una professione ultimamente spesso vituperata ma essenziale, dall’altro per guidarli verso un ideale di bellezza e di pace, che trova nelle ultime pagine (che qui non si intende spoilerare) il suo approdo sinceramente elegiaco.

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