venerdì 31 luglio 2020
Il messaggio: liturgia, testimonianza e servizio sono le direttrici da seguire nel nostro cammino. «Vi chiedo non di fare cose nuove, ma di vivere il centro dell’esperienza cristiana»
L’arcivescovo Marco Tasca il giorno del suo insediamento a Genova

L’arcivescovo Marco Tasca il giorno del suo insediamento a Genova - Ansa

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Liturgia, testimonianza e servizio arricchiti dalla comunione «che genera la Chiesa e la fa crescere»: sono le direttrici che il neo arcivescovo di Genova, Marco Tasca, ha indicato ai fedeli per il prossimo Anno pastorale. All’inizio del suo messaggio ha affermato: «Cari fratelli e sorelle, vi scrivo a poche settimane dal mio insediamento a Genova per rinnovare il desiderio di essere tra voi padre e fratello». Ha sottolineato più volte l’importanza dello slancio missionario e della testimonianza cristiana.

«La Chiesa – ha scritto – esiste per celebrare, annunciare, servire e testimoniare l’iniziativa di Dio nel suo Figlio. La sua missione è quella di favorire l’incontro degli uomini con Cristo; essa è spinta da una santa inquietudine, quella che oggi tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo. Pertanto, siamo tutti chiamati - parrocchie, comunità religiose, aggregazioni - a rinnovare lo slancio missionario». Per quanto riguarda la testimonianza, poi, ha ricordato che «la presenza cristiana nei vari ambienti di vita dove si trova l’uomo - la casa, la scuola, l’università, i luoghi di lavoro, gli spazi del tempo libero, il mondo della salute - insieme costituiscono il campo di Dio e tutti chiedono di essere abitati nella logica della missione».

Per questo ha invitato le parrocchie a ripensare se stesse. «La parrocchia – si legge nel testo della lettera all’arcidiocesi – è chiamata a trovare nuove modalità di vicinanza e di prossimità e a trasformare strutture, appuntamenti, orari secondo la logica della missione. Occorre promuovere pratiche e modelli tramite i quali ogni battezzato, in virtù dell’iniziazione cristiana ricevuta, si renda protagonista attivo dell’evangelizzazione».

Soprattutto, non bisogna mai dimenticare il centro della vita cristiana che è Cristo e non l’uomo: «Vi chiedo non di fare cose nuove, ma di vivere il centro dell’esperienza cristiana». Infatti, «c’è bisogno di conversione perché l’annuncio della Chiesa sia credibile ed autentico, resistente alle insidie che possono infiltrarsi nella vita ecclesiale: preoccupazioni per l’immagine, mondanità spirituale, competizione, rigidità nelle proprie opinioni, protagonismo, fini non evangelici».

Per questo «occorre vigilare affinché le nostre celebrazioni siano trasparenza del mistero e della fede, escludendo quelle iniziative che, anziché annunciare il Protagonista, richiamano l’attenzione sul ministro o sull’assemblea». Nella sua prima lettera ai genovesi, l’arcivescovo Tasca ha quindi ricordato che «il prossimo Anno pastorale non comincerà semplicemente, come se niente fosse accaduto» perché «la pandemia è stata ed è una dura prova per l’umanità e contiene un insegnamento».

Infatti «ha smascherato la nostra vulnerabilità, le nostre false sicurezze; ha sconvolto le nostre agende, i nostri programmi, le nostre priorità. Ma, costituisce anche un’occasione, un invito, per tornare a Cristo - al Centro - e, di conseguenza, per costruire relazioni tanto più umane, quanto più vissute in comunione con Dio e con i fratelli».

Infine, la conclusione: «Vi ho scritto questi pensieri, frutto anche del confronto con il Consiglio episcopale; ciascuna comunità troverà i modi per approfondire nei programmi e nelle attività il "centro". A fine anno, ci ritroveremo e parteciperemo gli uni agli altri quanto avremo riscoperto, come dono di Dio». La lettera del nuovo arcivescovo di Genova si intitola «Rinascere dall’alto» ed il testo completo è reperibile sul sito dell’arcidiocesi genovese.

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