sabato 18 marzo 2017
«La devozione a san Giuseppe dormiente? Non è devozionismo, ma il segno di un pieno affidamento alla preghiera e all’intercessione di questo grande santo». In lui Papa Francesco ripone grande fiducia
San Giuseppe dormiente

San Giuseppe dormiente

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«La devozione a san Giuseppe dormiente? Non è solo devozionismo, ma il segno di un pieno affidamento alla preghiera e all’intercessione di questo grande santo». Padre Tarcisio Stramare, classe 1928, religioso della congregazione degli Oblati di san Giuseppe fondata ad Asti nel 1878 da san Giuseppe Marello, spiega così la grande fiducia che papa Francesco ripone proprio in san Giuseppe dormiente, la cui statuina è posta sulla sua scrivania nell’appartamentino in San Marta, e sotto la cui base da sempre pone bigliettini contenenti preghiere, suppliche e angosce.


Una devozione questa non molto diffusa.
Non ci sono studi specifici su questa aspetto. Ribadisco che è il segno di un grande atto di fiducia in questo santo a cui è toccato in sorte di essere il padre terreno di Gesù e anche di partecipare nel suo ruolo alla missione redentrice. Del resto san Giuseppe è stato proclamato il patrono della Chiesa, così come si prese cura di Gesù e di Maria. Ecco la devozione del Papa è l’affidarsi alla sua protezione, e alla potenza della preghiera. In definitiva affidarsi al Signore».

Per una curiosa coincidenza la Messa di inizio del ministero petrino di Francesco avvenne il 19 marzo di quattro anni fa, solennità di san Giuseppe (anche se quest’anno viene celebrata domani cadendo oggi la Terza domenica di Quaresima). Nell’omelia parlò del padre terreno di Gesù e ne indicò alcune caratteristiche, in particolare il servizio.
Significativo che parlasse del servizio di san Giuseppe all’inizio del suo pontificato. Del resto il suo è un servizio alla Chiesa, servizio che svolge con il cuore, in modo incisivo, facendo forse inquietare i “legalisti”, cioè coloro che vedono soltanto le norme. Come san Giuseppe siamo chiamati al servizio, in modo maturo. Un servizio che ha al centro Gesù, che è la Parola, mentre a volte sembra che il posto principale spetti alle Sacre Scritture e non alla persona di Cristo.


Servizio, umiltà, nascondimento, fedeltà, costanza. Non è che queste caratteristiche di san Giuseppe lo facciano diventare nel nostro tempo un santo “fuori moda”?
Penso che lo facciano essere un santo “fuoriclasse”, quasi irraggiungibile. Un campione assoluto che con Maria e Gesù, forma quella che alcuni definiscono la “Trinità terrestre”. Di certo è un santo a cui molti sono devoti, ma è stato anche vittima di pregiudizi e timori. Pensi all’iconografia che per centinaia di anni lo ha mostrato come il nonno di Maria piuttosto che come il marito. Giuseppe, Maria e Gesù formarono una vera famiglia, tanto che la possiamo considerare un modello per le nostre. Del resto anche l’Amoris laetitia (l’esortazione apostolica di papa Francesco che raccoglie il lavoro di due Sinodi dei vescovi proprio sul tema della famiglia, ndr) fa riferimento alla Santa Famiglia e si affida a lei.


Lei è un religioso appartenente a una congregazione - i Giuseppini di Asti - che ha una forte spiritualità giuseppina.
È vero, ma confesso che solo quando per motivi di lavoro in Laterano dovetti occuparmi della figura di san Giuseppe riuscii a passare dal semplice devozionismo alla scoperta di una sorta di “teologia del mistero”, in cui san Giuseppe ha un proprio ruolo, come Maria. Un termine di cui parla anche l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, Redemptoris custos proprio sulla figura di Giuseppe.

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