mercoledì 11 gennaio 2023
Il porporato australiano è deceduto a seguito di alcune complicazioni dopo una operazione all'anca. Aveva 81 anni. Con lui scompare una delle grandi figure della Chiesa
Morto il cardinale australiano George Pell. Aveva 81 anni. Dal febbraio 2019 era prefetto emerito della Segreteria per l'Economia

Morto il cardinale australiano George Pell. Aveva 81 anni. Dal febbraio 2019 era prefetto emerito della Segreteria per l'Economia - Ansa

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Con la morte del cardinale George Pell scompare dalla scena di questo mondo una delle grandi figure della Chiesa. E non solo per il suo imponente fisico da rugbista. San Giovanni Paolo II lo scelse come pastore di Melbourne e poi di Sydney e poi gli impose la porpora. Benedetto XVI onorò la sua diocesi di un viaggio apostolico per la Gmg. Papa Francesco lo scelse per far parte del Consiglio di cardinali e poi lo chiamò a Roma come prefetto della Segreteria per l’economia. Ma proprio al termine del suo mandato dovette ritornare in Australia per affrontare un processo con l’accusa di aver abusato in sacrestia di due coristi. Condannato in prima istanza e anche in appello venne poi assolto, all’unanimità, dai giudici della Corte suprema federale. Nel frattempo aveva trascorso più di 400 giorni in carcere. Fatto unico per un cardinale in un Paese democratico. Questa brutta esperienza a lieto fine Pell l’ha raccontata in un Diario in tre volumi, il primo già edito in Italia da Cantagalli nel 2021.

Pell, 82 anni da compiere a giugno, è scomparso martedì sera a Roma intorno alle 21 a seguito di complicazioni cardiache sopraggiunte dopo un intervento chirurgico. Si trattava di una operazione, programmata da tempo, di sostituzione di una protesi all’anca. Pochi giorni fa aveva concelebrato le esequie in piazza San Pietro di Benedetto XVI.

Non di circostanza il messaggio di cordoglio inviato oggi dal Papa. Del cardinale australiano Francesco ricorda “con animo grato la testimonianza coerente e impegnata, la dedizione al Vangelo e alla Chiesa, e particolarmente la solerte collaborazione prestata alla Santa Sede nell’ambito della sua recente riforma economica, della quale egli ha posto le basi con determinazione e saggezza”. Nel ricordare la figura di “questo servo fedele” il Pontefice rimarca che Pell “senza vacillare ha seguito il suo Signore con perseveranza anche nell’ora della prova”.

Nato a Ballarat, nello Stato di Victoria, nel 1941, il presule australiano era stato ordinato nel dicembre '66, e ricordava con piacere che, essendo alunno del Pontificio Collegio Urbano “de Propaganda Fide” a Roma, fu inviato a trascorrere la prima Settimana Santa da sacerdote nella parrocchia di Notaresco, piccolo paese dell'Abruzzo teramano. Della sua prima permanenza romana Pell ricordava con piacere anche la figura di monsignor Felice Cenci, coltissimo rettore del Collegio Urbano, che gli fece amare la Divina Commedia di Dante. San Giovanni Paolo II lo aveva nominato ausiliare nel 1987 e poi arcivescovo di Melbourne nel 1996. Lo aveva trasferito a Sydney nel 2001 per poi crearlo cardinale nel 2003. Nel 2008 aveva ospitato Benedetto XVI per la XXIII GMG, ospitata nella metropoli australiana. Papa Francesco il 13 aprile 2013 lo aveva chiamato a far parte del Consiglio dei cardinali per studiare un progetto di riforma e coadiuvarlo nel governo della Chiesa. Il 24 febbraio 2014 era stato nominato prefetto della neonata Segreteria per l'Economia, avviando una serie di riforme finanziarie. Aveva lasciato i due incarichi rispettivamente nel dicembre 2018 e nel febbraio 2019 a causa dello tsunami giudiziario che lo aveva ingiustamente travolto. Nel giugno 2017 Pell era stato rinviato a giudizio ed era tornato nel suo Paese per sottoporsi al processo, accusato di abusi nei confronti di due coristi. Condannato nel marzo 2019 a una pena detentiva di sei anni, sentenza confermata in appello, Pell venne però completamente scagionato da una sentenza della Corte Suprema nell’aprile 2020. Nel frattempo però aveva trascorso più di 400 giorni in prigione.

In una intervista ad Avvenire Pell aveva così spiegato l’accanimento mediatico giudiziario nei suoi confronti: “Credo di essere stato preso di mira per la mia difesa della tradizionale visione giudeo-cristiana su famiglia, vita, sessualità. Il fattore decisivo comunque è stata la crisi degli abusi. Purtroppo in Australia ci sono stati molti casi, molte vittime, molte sofferenze. In tanti si sono genuinamente scandalizzati per questo e per come i vescovi hanno affrontato la questione. C’era e c’è tanta furia contro la Chiesa. Dopo la prima condanna mi hanno riferito di aver sentito questo tipo di commento: è possibile, forse probabile che lui sia innocente, ma la Chiesa cattolica ha fatto tante cose malvagie ed è giusto che qualcuno di loro soffra. Purtroppo è toccato a me”.

Il cardinale Pell tuttavia riteneva che nel mondo Occidentale la “grande tragedia” degli abusi “non è il problema numero uno”. Per il grande porporato australiano “la questione principale è l’indebolimento della fede e il fatto che tanti giovani non credono più”. Questa “è la grande sfida”. E accanto a questo “c’è la crisi morale della famiglia e la minaccia enorme della pornografia, non solo per la Chiesa ma per tutta l’umanità”.​

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