venerdì 7 luglio 2017
Succede al cardinale Angelo Scola, che lascia per raggiunti limiti di età. Le prime parole di Delpini: "Io sono un prete e il messaggio che posso dare alla città è di ricordarsi di Dio"
L'abbraccio tra monsignor Delpini e il cardinale Scola (Fotogramma)

L'abbraccio tra monsignor Delpini e il cardinale Scola (Fotogramma)

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È monsignor Mario Delpini, vicario generale, il nuovo arcivescovo di Milano. La presa di possesso avverrà il giorno dopo la festa di Santa Maria Nascente, il 9 settembre. Lo ha annunciato stamani il cardinale Angelo Scola. In quella occasione, alle 21 in Duomo, Scola celebrerà una Messa di ringraziamento. L'ingresso di Delpini nella arcidiocesi ambrosiana è fissato per il 24 settembre.


La diretta dell'annuncio del nuovo arcivescovo di Milano

Le prime parole del nuovo arcivescovo

«"Vorrei dire che io sono un prete e il messaggio che posso dare alla città è di ricordarsi di Dio» questo il primo messaggio a Milano. «La mia attenzione si concentra sulla mia inadeguatezza al compito che mi è stato assegnato»: ha esordito Delpini stamani in un incontro con la stampa in occasione della nomina da parte del Papa a nuovo arcivescovo di Milano. «Ringrazio il Santo Padre per lo stimolo e l'apprezzamento però - ha aggiunto - io sento soprattutto la mia inadeguatezza». Un'inadeguatezza, ha osservato scherzando, che «già si vede dal nome: i vescovi di Milano hanno tutti nomi solenni, Giovanni Battista, Angelo. Invece Mario che nome è? Già si capisce da questo».

«Milano con la sua tradizione ha la capacità di immaginare una popolazione composita ma capace di vivere insieme, in una comunità in cui nessuno si senta straniero o non supportato» ha detto il nuovo arcivescovo. «La città metropolitana e la diocesi devono interrogarsi su qual è la società del futuro. Io mi sento smarrito di fronte a questa molteplicità di condizioni e di fedi. Impariamo ad ascoltare lingue per noi difficili da capire, ma che sono quelle dei cittadini del futuro», ha spiegato.

E ha aggiunto: «Voglio continuare sulla strada dei vescovi che hanno guidato questa Chiesa. Non ho progetti particolari, se non di parlare con tutti e ascoltare tutti per non essere precipitoso nelle decisioni e superficiale nelle idee».

Chi è Mario Delpini

Ha l’ufficio in Curia, nel cuore della città, a due passi dal Duomo. Ma vive fra i preti anziani, nella Casa del Clero di via Settala, a due passi dalla Stazione Centrale. E si occupa da sempre della formazione dei sacerdoti ambrosiani: prima lo ha fatto in seminario, dov’è stato docente e infine rettore. Poi, vicario generale della diocesi di Milano, gli è stata affidata la responsabilità della formazione permanente del clero. Per muoversi in città, predilige la bicicletta. E quando c’è da pedalare, non chiedetegli di tirarsi indietro. È monsignor Mario Delpini, il nuovo arcivescovo di Milano, chiamato da papa Francesco a succedere al cardinale Angelo Scola, dal 2011 alla guida della Chiesa ambrosiana e dimessosi il 7 novembre scorso per raggiunti limiti d’età, i canonici 75.

Delpini – che è vescovo ausiliare di Milano e che proprio Scola aveva voluto vicario generale nel 2012 – ne compirà invece 66 a fine mese, essendo nato il 29 luglio 1951. L’annuncio della nomina è stato dato oggi presso la Curia arcivescovile di Milano, in contemporanea con la Sala stampa vaticana.

Con Martini rettore del seminario

Nato a Gallarate, ma originario di San Giorgio in Jerago con Orago, sempre nel Varesotto, Delpini è entrato in seminario nel 1967 ed è stato ordinato prete nel 1975 dal cardinale Giovanni Colombo, che guidò la diocesi di Milano dal 1963 al 1979. Laureatosi in lettere all’Università Cattolica nel 1980, nel 1982 ha ottenuto la licenza in teologia e poi il diploma in Scienze patristiche all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. Quindi ha avuto molteplici incarichi nei seminari milanesi: insegnante di greco e patrologia, rettore del liceo, rettore del quadriennio teologico. Finché nel 2000 il cardinale Carlo Maria Martini l’ha designato rettor maggiore, ruolo ricoperto fino al 2006.

Con Tettamanzi vicario di Zona e ausiliare

Il successore di Martini, il cardinale Dionigi Tettamanzi, lo ha voluto vicario episcopale per la Zona pastorale VI di Melegnano, una delle sette zone pastorali in cui è suddivisa l’enorme diocesi di Milano, che comprende anche i territori di Varese, di Lecco, di Monza e della Brianza, oltre ad alcuni Comuni nelle province di Como, Bergamo e Pavia, per un totale di oltre 1.100 parrocchie per cinque milioni e mezzo di abitanti. Il 13 luglio 2007 è stato nominato vescovo ausiliare, ed è stato ordinato in Duomo il 23 settembre successivo.

Con Scola vicario generale della diocesi

Nel 2011 a Milano è arrivato Scola. Che l’anno dopo ha designato Delpini vicario generale e, nel 2014, lo ha nominato responsabile della Formazione permanente del clero e dell’Ismi, l’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata (percorso di accompagnamento rivolto ai sacerdoti nei primi anni del ministero). Della formazione permanente del clero era incaricato anche monsignor Angelo De Donatis, nominato il 26 maggio scorso da papa Francesco suo vicario per la diocesi di Roma.

Al servizio della Chiesa ambrosiana

Figlio della Chiesa ambrosiana, Delpini ha vissuto tutto il suo percorso di prete e di vescovo in terra ambrosiana. Come il cardinale Colombo, che lo ordinò sacerdote. Mentre sono ambrosiani d’origine, ma hanno prestato il loro servizio anche altrove Tettamanzi e Scola. Per non parlare di altri recenti predecessori – il beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, il beato Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, e Carlo Maria Martini – che non solo erano originari di altre diocesi e altrove avevano prestato servizio, ma non erano ancora vescovi al momento della loro nomina a Milano. Degli ultimi tre arcivescovi – Martini, Tettamanzi e Scola – Delpini è stato stretto collaboratore. Come Colombo, originario di Caronno Pertusella (Varese), Tettamanzi, che è di Renate (Monza) e Scola, che è di Malgrate (Lecco), anche Delpini non è figlio della metropoli ma della grande provincia ambrosiana. Benvoluto dai fedeli, come pochi altri conosce la diocesi e i suoi preti.

Benedire, con le parole e con la vita

Monsignor Delpini è una firma nota ai lettori milanesi e lombardi di Avvenire. Nell’ultimo anno pastorale, sulle pagine di Milano Sette, ha curato una rubrica, «Vocabolario della vita quotidiana», capace di rinnovare ogni domenica l’apprezzamento dei lettori. «Benedire la vita di tutti e in ogni situazione», s’intitolava l’ultima puntata, uscita domenica 2 luglio. «Il vocabolario non sarebbe mai finito. Ma per porre fine alla rubrica, si deve cercare l’ultima parola. E la parola è benedizione: siate benedetti, dice Dio. Siate benedetti, dice il prete. Siate benedetti, scrivo anch’io. La benedizione è per tutti, perché il Padre che sta nei cieli benedice tutti coloro che vivono sotto il cielo e vuole essere alleato della speranza di tutti. La benedizione è per ogni situazione e per ogni vita», scriveva Delpini. «La benedizione di Dio non è una bacchetta magica che trasforma il mondo in una favola, ma la grazia che coglie in ogni situazione e condizione, un’occasione per amare. Siate tutti benedetti da Dio!».

Chi volesse accostarsi alla scrittura di Delpini – e, per questa via, al suo magistero, al suo peculiare intreccio di intelligenza, spiritualità, Vangelo – può aprire le pagine del volume E la farfalla volò (Ancora, 144 pagine), raccolta di «52 storie sorprendenti» che nell’apparenza di fiaba, nell’offrirsi lieve, sempre sorridente, a volte commovente, a volte inquietante, degli apologhi, chiama gli adulti a scoprirsi fanciulli ed essere «puri di cuore»: per vedere Dio e la sua benedizione in ogni volto, in ogni incontro, in ogni realtà della vita.

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