mercoledì 15 dicembre 2021
Dalla Val di Non alla Comunità di Valle Benedetta. «Questa scelta ha armonizzato, riordinato e approfondito il mio essere prete». È anche assistente degli scout
Don Cristian Leonardelli. Diocesi di Livorno

Don Cristian Leonardelli. Diocesi di Livorno - Fabrizio Novi

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Livorno Quando don Cristian Leonardelli arrivò a Livorno dalla Val di Non forse non immaginava neppure lontanamente che la sua sarebbe stata una vocazione speciale che avrebbe coinvolto un’intera comunità. «Appena sono arrivato a Valle Benedetta ho sentito una chiamata per tutta la vita – racconta – senza riserve; come un seme gettato, totalmente consegnato, trasparente a me stesso e trasparente all’amore di Dio».

La comunità di Valle Benedetta, dedicata a san Giovanni Gualberto, si trova sulle colline livornesi: abbraccia un’ampia zona boscosa e dall’alto veglia sulla città, mentre nelle giornate più limpide lo sguardo arriva fino al mare da un lato e alle Alpi Apuane dall’altro. La pace che vi si respira invita alla meditazione e all’armonia con la natura, per questo la scelta di don Cristian, di diventare un prete eremita, ha trovato il consenso di tutta la comunità, che si è messa al passo con questa vocazione.

In Italia ci sono vari sacerdoti e anche parroci eremiti e sono molti gli esempi a cui don Cristian si è ispirato: don Gianluca Romano in Sicilia, don Fulvio Calloni in Garfagnana, don Raffaele Busnelli e non ultimo il venerabile padre Romano Bottegal, sacerdote veneto, poi monaco trappista, poi eremita diocesano in Libano.



La sfida di vivere e ascoltare il silenzio per farsi ascoltatore di Dio e dell’uomo


«Mi sono buttato in questa 'avventura' con il consenso del vescovo Giusti – continua – e questa scelta ha armonizzato, riordinato e approfondito il mio modo di essere prete. Mi sento eremita vicino alla gente perché l’eremita nell’umiltà che viene dall’Amore, ascolta e vive il silenzio per divenire ascoltatore di Dio e divenire poi ascoltatore dell’uomo. Essere eremita oggi, per dirlo con don Tonino Bello, è entrare in un deserto che ti decostruisce, ti spoglia, ti riduce all’essenziale, togliendoti quegli abiti che finora consideravi essenziali ed assoluti. Ti fa sentire povero come una bisaccia vuota per far respirare in noi quell’abito divino che rende umano ciò che non è che semplice polvere».

I punti cardine dell’impegno di don Cristian sono la preghiera, l’essenzialità, il lavoro e l’accoglienza. Il tutto offrendo alla comunità e a chiunque vuole unirsi ad essa momenti di riflessione e adorazione, di attività operosa e di condivisione. A questo si uniscono i consueti impegni di ogni parroco: la celebrazione dell’Eucaristia feriale e festiva in parrocchia; la visita agli ammalati e agli anziani; gli incontri con le famiglie ed il catechismo ai ragazzi ed in più il servizio con gli scout, di cui don Cristian è assistente ecclesiastico: ogni cosa c’è e ci sarà sempre, in un luogo che è parrocchia, ma anche eremo e scuola di vita.




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