giovedì 19 agosto 2021
Parroco a Roma, 55 anni, è originario della Calabria. Nel primo messaggio alla nuova Chiesa il richiamo alla piaga della disoccupazione che «costringe a emigrare» Com'è accaduto alla sua famiglia
Papa Francesco con don Attilio Nostro, vescovo eletto di Mileto-Nicotera-Tropea

Papa Francesco con don Attilio Nostro, vescovo eletto di Mileto-Nicotera-Tropea - Vicariato di Roma

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«Questa realtà diocesana, per la sua splendida cornice geografica e per l’enorme ricchezza storico-culturale, gode dell’ammirazione di tutto il mondo. Ma come vostro pastore, l’aspetto che più mi sta a cuore è sottolineare la bellezza della sua tradizione ecclesiale passata e presente, segno di una fede matura ed eccezionalmente viva, come nel caso di don Francesco Mottola e di mamma Natuzza Evolo». Con queste parole il vescovo eletto di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, si presenta alla diocesi calabrese. L’annuncio della nomina voluta da papa Francesco è stato dato, in contemporanea con la Sala Stampa vaticana, nella Cattedrale di Mileto dall’amministratore apostolico e vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, e a Roma nella parrocchia di Monte Sacro dal vescovo ausiliare Paolo Selvadagi. Originario di Palmi, in Calabria, il futuro presule, 55 anni, è entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha conseguito il baccalaureato in filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana e la licenza in studi su matrimonio e famiglia alla Pontificia Università Lateranense. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 2 maggio 1993 nella diocesi di Roma. Parroco dal 2014 nella parrocchia di San Mattia a Roma e insegnante di religione cattolica nel Liceo scientifico Nomentano, don Nostro è stato vicario parrocchiale a Santa Maria delle Grazie al Trionfale, al Gesù Divin Lavoratore e poi parroco a San Giuda Taddeo.


Nella Cattedrale di Mileto l’annuncio è avvenuto alla presenza, oltre che del clero e dei fedeli, anche del sindaco Salvatore Fortunato Giordano e delle autorità locali. Oliva ha sottolineato la sollecitudine del Pontefice per la comunità di Mileto-Nicotera-Tropea e ha spiegato che la consacrazione episcopale di Nostro avrà luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 25 settembre mentre l’ingresso in diocesi è previsto per il 2 ottobre. Quindi ha invitato ad essere «tutti uniti nell’accoglienza del nuovo pastore».


«Sono felice di annunciarvi questa notizia – ha detto a Roma il vescovo Selvadagi –. Don Attilio ha passato momenti importanti del suo vissuto pastorale nella diocesi». E il vescovo eletto, commosso, ha ringraziato «tutte le parrocchie in cui sono stato parroco e vice-parroco: mi avete insegnato ad amare. Mi sono sentito padre, fratello, sposo, ed è questo quello che voglio portare nella mia nuova comunità. Accompagnatemi con le preghiere perché, se il Papa mi ha voluto fortemente nella mia terra natia, se ha scelto un parroco di Roma è un segno di fraternità e di ulteriore comunione». E alla nuova diocesi scrive di essere «cosciente che il Signore mi sta innestando nella pianta di un territorio formato da gente laboriosa e dignitosa ma troppo spesso costretta a misurarsi con un tessuto sociale umiliato dalla piaga della disoccupazione che rende ancora più difficile il futuro di tante giovani famiglie costrette al doloroso distacco dell’emigrazione». Poi ricorda che anche lui, 36 anni fa, si trasferì con la famiglia da Palmi a Roma. E ricorda le parole del prossimo beato don Mottola: «Voi siete la divina speranza della Chiesa in Calabria». Nostro chiede di essere accolto come «un mendicante. Accettatemi come un discente alla scuola della vostra esperienza pastorale e del vostro esempio e accompagnatemi col vostro sostegno sincero e fraterno».


Felicitazioni sono state espresse anche dal vescovo di Oppido-Palmi, Francesco Milito, terra di origine del pastore eletto, che ha ribadito la «gioia» della diocesi «sia per essergli stata madre nella fede, con le primizie sacramentali, sia per i legami tra le due Chiese limitrofe e sorelle».

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