sabato 27 novembre 2021
Suor Fragasso: la pandemia ha favorito l’apertura ai colloqui e alla preghiera condivisa. Almeno online. Ma l’impossibilità di dare ospitalità e vendere i propri lavori ha causato problemi economici
«La bellezza non è solo nella sequela Christi, nucleo della nostra vita religiosa, ma anche nell’accoglienza dell’altro, del diverso, dell’universalità che scaturisce dall’amore»

«La bellezza non è solo nella sequela Christi, nucleo della nostra vita religiosa, ma anche nell’accoglienza dell’altro, del diverso, dell’universalità che scaturisce dall’amore» - Archivio Avvenire

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Nel presente delle persone libere non c’è un mondo “dentro” e uno “fuori”. Esiste una medesima realtà, ma vissuta e considerata in modo differente. Vale anche nella logica della vita spirituale, in cui per così dire monache e monaci di clausura vanno alla radice della fede, che significa donarsi totalmente, per amore e nel nascondimento, a Dio e alla Chiesa, offrendo la preghiera e il sacrificio per la salvezza degli uomini e delle donne di oggi. La pandemia ci ha fatto conoscere meglio questa dimensione. Tanti i monasteri che durante il lockdown hanno “virtualmente” aperto le loro porte alla condivisione dei momenti di lode, con le lectio divine o nella riflessione sul valore del silenzio. Quasi un’ideale continuazione delle Giornate pro orantibus, che ogni anno accendono la luce su una dimensione, quella della vita contemplativa, ancora poco nota, e spesso guardata con stupore. Tradizionalmente l’appuntamento è il 21 novembre nella festa della presentazione della Beata Vergine Maria, ma quest’anno, vista la concomitanza con la Gmg, le iniziative promosse dal dicastero vaticano competente sono state spostate in questo fine settimana. Così sabato si è tenuto il convegno online Vita contemplativa, profezia di fraternità mentre oggi alle 11 è in programma la Messa (in diretta su Raiuno) presieduta dall’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dal monastero dei Santi Quattro Coronati di Roma.

«La prima Giornata pro orantibus è stata celebrata nel 1953 su iniziativa di padre Isidoro di sant’Elia – spiega suor Giuseppina Fragasso, vicepresidente del Segretariato assistenza monache (Sem) –, proprio per poter rendere visibile una realtà che era conosciuta solo dietro le grate. Data la competenza teologica e le sue capacità comunicative seppe creare delle reti di relazioni che gli permisero per esempio di accedere alle aule magne delle università, sia per parlare della vita contemplativa, sia per consentire alle monache di illustrare, pur restando nei monasteri, il frutto del loro lavoro artigianale, piccole provvidenze che servivano alla sussistenza delle comunità».


Parla la vicepresidente del Segretariato assistenza monache: «La visibilità porta all’attrazione»


Nel suo impegno il carmelitano scalzo padre Isidoro, al secolo Dante Giannoni, mise a frutto il servizio svolto alla Sacra Congregazione dei religiosi per dare un apporto decisivo alla nascita del Sem che vide la luce sempre nel 1953. Il 12 gennaio.
Terminata la Seconda guerra mondiale papa Pio XII si preoccupò delle condizioni dei monasteri dopo il conflitto, inviando loro un questionario. Alle luce delle risposte, analizzate da padre Isidoro, emersero diversi bisogni, materiali e di sostegno da parte della Chiesa. Per trovare una risposta efficace vennero coinvolti i superiori maggiori dei vari Istituti: così nacque il Segretariato, al San Callisto. Anche grazie all’aiuto di giovani volontarie vennero stampati i primi bollettini che cercavano di dare luce alla realtà contemplativa. Un’altra attività era quella di prendersi cura delle monache malate.

A tale scopo venne aperta a Roma, Villa Nostra Signora della Meditazione.
Si tratta di un centro che accoglie temporaneamente monache bisognose di assistenza sanitaria. A volte ce ne occupiamo in prima persona, in altre occasioni con il sostegno delle strutture ospedaliere. La casa è nata come un piccolo monastero affidato a un gruppo di consacrate fondato da padre Isidoro, l’Istituto secolare di santa Teresa Redi. Oggi invece il compito è svolto da una comunità messicana: le Aliadas Carmelitas Descalzas de la Santissima Trinidad.

Sempre a proposito di bisogni, immagino che il Covid abbia creato anche problemi economici ai monasteri. Su quali fronti soprattutto?
Siamo dovuti intervenire a livello di servizi essenziali tipo pagare le bollette della luce o la fornitura di acqua. In alcune occasioni le monache ne erano state addirittura private, per cui c’è stato bisogno di azioni urgenti.

Da cosa dipende questa crisi?
In molti casi sono venute meno le entrate legate all’ospitalità nelle piccole foresterie e alla vendita degli oggetti realizzati artigianalmente.


Si dice sempre che pur nella crisi delle vocazioni, la vita contemplativa resiste. È ancora così?
Negli ultimi anni un calo c’è stato ma devo dire che la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, sta dedicando grande attenzione alla clausura. Penso all’approfondimento dei documenti Vultum Dei quaerere e Cor orans.

Testi che riflettono sul presente e il futuro della vita contemplativa, formazione compresa.
Prima del Covid molti monasteri si sono impegnati in un’azione di rinnovamento, rendendosi più disponibili ai colloqui, aprendosi alle attività di lectio divina. Si sono resi maggiormente visibili e la visibilità porta all’attrazione.


Una presenza nel mondo fotografata in poche cifre

3.180
è il numero complessivo dei monasteri nel mondo (dati al 2019)

34.666
sono le monache nel mondo che hanno pronunciato i voti perpetui (dati 2019)

478
sono i monasteri complessivamente presenti in Italia (dati del 2019)

4.503
le monache in Italia con i voti perpetui e 241 con temporanei (dati del 2019)

151
le novizie censite in Italia nel 2019, a cui si aggiungono 181 postulanti




La Giornata pro orantibus serve anche a questo, a rendere ragione della propria scelta di vita. A tal proposito se lei dovesse spiegare la bellezza di quel che fa e di quel che è, cosa direbbe?
Se c’è il fondamento della vocazione, la bellezza non è solo nella sequela Christi, nucleo della nostra vita religiosa, ma anche nell’accoglienza dell’altro, del diverso, dell’universalità che scaturisce dall’amore. Io sono un’adoratrice del sangue di Cristo, la cui spiritualità dà motivo di sensibilità verso i bisogni e le sofferenza dell’umanità, interamente redenta da Cristo. Dobbiamo credere che nel sangue di Gesù è tutta la nostra speranza, che ci fa celebrare la bellezza della vita e ci spinge a guardare e andare oltre.

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