mercoledì 12 aprile 2017
In tutte le chiese la raccolta di offerte nel Venerdì santo a sostegno dei cristiani in Terra Santa. L'iniziativa era stata voluta da Paolo VI
Colletta pro Terra Santa: per sostenere i cristiani in Medio Oriente
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«Già san Paolo prese a cuore la sorte dei fedeli della Palestina e si fece zelante promotore di una colletta per coloro che, tra i fedeli di Gerusalemme, erano poveri. Il suo appello fu accolto con generosità dalle Chiese della Macedonia, dell’Acaia. Ognuno dei cristiani, nella misura delle sue disponibilità, stabilì di inviare soccorsi ai fratelli che risiedevano in Giudea». Così scriveva Paolo VI nel 1974, nell’esortazione apostolica Nobis in animo dedicata alle «accresciute necessità della Chiesa in Terra Santa».

Con quell’atto e quel documento Montini stabiliva che in tutte le chiese dell’orbe cattolico si tenesse il Venerdì Santo una raccolta di offerte per sostenere i cristiani nei luoghi dove visse Gesù: la Colletta per la Terra Santa, appunto, che sostituiva quella tradizionalmente chiamata dei Luoghi Santi. Da allora l’iniziativa non si è mai interrotta e le motivazioni per cui era nata non sono venute meno, semmai si sono rese più urgenti, visto il drammatico assottigliarsi della presenza cristiana in Israele e Palestina.

In un messaggio per invitare i cattolici a non dimenticarsi anche questo Venerdì Santo della Colletta, il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri, ha fatto presente che «vivere oggi la fede cristiana in Medio Oriente, lo sappiamo, non è affatto facile. Non lo è specialmente in Iraq, in Siria e in Egitto, dove le comunità cristiane hanno fatto esperienza dell’ecumenismo del sangue e dove i singoli fedeli devono lottare ogni giorno contro la tentazione di abbandonare la propria terra o addirittura la propria fede. Non lo è nemmeno negli altri Paesi della Regione, dove spesso i cristiani si trovano sottoposti a forme di oppressione e di discriminazione che minano giorno dopo giorno le loro condizioni di vita».

Per questo, sottolinea sempre il porporato, «tenere viva la speranza in questi contesti è davvero difficile ed è al tempo stesso importantissimo. La piccola presenza cristiana in Medio Oriente ha perciò bisogno di sentire il sostegno e la vicinanza di tutta la Chiesa. Un sostegno che è fatto di preghiera costante per loro. Un sostegno che è fatto anche di aiuto economico concreto». Grazie quindi alla generosità di tutti «le comunità cattoliche di Terra Santa, quella latina della diocesi patriarcale di Gerusalemme, della Custodia francescana e delle altre circoscrizioni, come quelle orientali – greco-melchita, copta, maronita, sira, caldea, armena – con le famiglie religiose e gli organismi di ogni genere, potranno a loro volta aiutare concretamente i poveri e i sofferenti di ogni etnia e di ogni fede, senza distinzione ». Sandri coglie infine l’occasione per suggerire un’altra modalità cruciale per aiutare la Terra Santa, ovvero il pellegrinaggio, «iniziativa da promuovere continuamente».

In primis «attraverso il viaggio nei luoghi sacri e sulle orme di Cristo è possibile non solo una rinascita della fede e una riscoperta delle proprie origini, ma è anche un mezzo della nuova evangelizzazione». E i pellegrinaggi sono «una risorsa essenziale per le popolazioni cristiane. Secondo recenti statistiche, infatti, almeno il 30% della comunità locale – a Gerusalemme e a Betlemme – vive e opera grazie alla presenza di pellegrini».

Impegno educativo e custodia dei Santuari

I proventi della Colletta per la Terra Santa vanno alla Custodia di Terra Santa e in piccola parte alla Congregazione per le Chiese Orientali. L’impegno che deve sostenere la Custodia, provincia dei frati francescani minori, può essere sintetizzata in cifre così: 260 missionari, 55 santuari, 24 parrocchie, 15 scuole, 4 case per malati e orfani, 6 case per pellegrini, 3 istituti accademici, 2 case editrici, oltre 2.000 posti di lavoro, oltre 630 unità abitative per famiglie bisognose, 489 borse di studio annuali per studenti universitari, 152 sussidi per studenti in difficoltà. Uno degli ambiti tanto onerosi quanto preziosi in cui la comunità cattolica in Terra Santa è impegnata è quello della scuola, a tutti i livelli.

Alla Bethlehem University, gestita dai Fratelli delle Scuole Cristiane, quasi 3.000 giovani, la maggior parte palestinesi musulmani, vengono formati intellettualmente e umanamente, con la speranza che possano essere protagonisti nella costruzione di un Paese dove regni rispetto reciproco e dove sia preservata la dignità umana. Decisivo in Terra Santa e Paesi limitrofi è anche l’impegno diretto della Congregazione per le Chiese orientali. Nell'anno passato il dicastero ha speso oltre 20 milioni di euro per «sussidi straordinari» in favore dei cristiani costretti a lasciare Siria e Iraq, di quelli rifugiatisi in Libano e Giordania e di quelli che hanno scelto di rimanere in patria, sopportando rischi e privazioni pesantissime. «Come si può constatare – si legge in un report della Congregazione – le spese superano la Colletta e pertanto è necessaria una maggiore cooperazione e un impegno generoso dei cristiani di tutto il mondo verso i loro fratelli e sorelle della Terra Santa e del Medio Oriente.

La domanda del Signore rivolta a Caino “Dov’è tuo fratello?” deve interpellarci nel cammino della Quaresima per aprire i nostri occhi e il cuore a favore dei nostri fratelli bisognosi». E che l’aiuto per i cristiani di Terra Santa non sia da affrontare come mera beneficenza, lo ha spiegato anche il Papa parlando lo scorso anno ai partecipanti all'assemblea della Riunione delle opere di aiuto per le Chiese orientali (Roaco): «Mi è stato riferito che proprio nel corso dei restauri a Betlemme, su una parete della navata, è venuto alla luce un settimo angelo in mosaico che, insieme agli altri sei, forma una sorta di processione verso il luogo che commemora il mistero della nascita del Verbo fatto carne. Questo fatto ci fa pensare che anche il volto delle nostre comunità ecclesiali può essere coperto da “incrostazioni” dovute ai diversi problemi e ai peccati. Eppure la vostra opera deve essere sempre guidata dalla certezza che sotto le incrostazioni materiali e morali, anche sotto le lacrime e il sangue provocate dalla guerra, dalla violenza e dalla persecuzione, sotto questo strato che sembra impenetrabile c’è un volto luminoso come quello dell’angelo del mosaico. E tutti voi, con i vostri progetti e le vostre azioni, cooperate a questo “restauro” ».

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