martedì 13 settembre 2011
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Era un grande giornalista e scrittore laico ad ammonire: «Dire la verità e tutta la verità con un giornale è come pretendere di suonare la Nona di Beethoven con un’ocarina: lo strumento non è molto adatto». Ma L’Espresso, nel numero in edicola in questi giorni, non dà retta a Norman Mailer e impavidamente titola: «In verità vi dico: la Chiesa non paga l’Ici». Ancora: «Non luoghi di religiosi ma cliniche, alberghi, palestre». E cita dieci casi romani, affermando di aver condotto «un’inchiesta».Stavolta si degna perfino di menzionare Avvenire: «La Chiesa paga l’Ici su tutti gli immobili di sua proprietà che danno reddito». Verissimo, l’abbiamo scritto. E aggiungevamo: se qualcuno non pagasse, i Comuni hanno gli strumenti per accertare l’infrazione e far pagare quanto dovuto. Questa seconda frase L’Espresso evita di ricordarla, chissà perché. E i casi in questione?Il più clamoroso sembrerebbe quello della Società San Paolo, a cui il Campidoglio attribuirebbe 40 mila euro annui di Ici non pagata. Il settimanale di Carlo De Benedetti va oltre: «Tra gli stabili finiti nel mirino del Campidoglio – afferma con sicurezza – uno è della Società San Paolo. Si trova in via Alessandro Severo e contiene, tra l’altro, la tipografia del settimanale Famiglia cristiana». Tutti sanno che il settimanale della San Paolo viene stampato, fin dalla fondazione, ad Alba. E proprio da Alba, in merito alla vicenda, dopo aver ricordato che «Famiglia cristiana non è, né è mai stata, stampata a Roma» garantiscono, «senza tema di smentita, che la Società San Paolo paga regolarmente le tasse (Ici inclusa) su tutte le proprie attività commerciali ed editoriali. Ampiamente compresa la pubblicazione di Famiglia cristiana».E questo è uno dei dieci casi che l’«inchiesta dell’Espresso» avrebbe scovato a Roma. Tra gli altri nove di «Ici non versata» ci sono i tremila euro delle Ancelle riparatrici del S.S. Cuore di Gesù, «peraltro pagati»: ma se sono stati pagati, il caso non c’è più. Le Suore di carità di Namur dovrebbero versare 90 mila euro, «posizione apparentemente regolarizzata dal 2010»: apparentemente? Restano sette contenziosi ancora aperti. Sette. Tre settimane fa, L’Espresso pubblicava l’elenco di «alcuni tra i maggiori enti religiosi proprietari di immobili a Roma e provincia». Per la precisione, erano 22 enti proprietari, secondo il settimanale, di 17.939 immobili. Oltre ad Apsa e Propaganda fide, c’erano anche la Caritas italiana e l’Istituto diocesano sostentamento clero. I sette casi non riguardano nessuno di essi, sui quali L’Espresso non può non aver indagato. Tutta qui la colossale evasione capitolina? Eppure il titolo non ha dubbi: «In verità vi dico: la Chiesa non paga l’Ici».Restano quei sette casi, ancora tutti da chiarire. Nell’incertezza, una certezza: gli strumenti per far pagare chi deve pagare i Comuni li hanno. E chi dovesse pagare e non l’avesse fatto, va fatto pagare: senza alcuno sconto. Ma da qui ad affermare che la Chiesa, tutta la Chiesa, «non paga» è, eufemisticamente, una forzatura. Perfino Norman Mailer inviterebbe alla prudenza. Che il settimanale di De Benedetti, trascinato dal suo sacro fuoco anticlericale, non ama praticare.
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