martedì 26 maggio 2020
Fu il 30 maggio 1920 nel Santuario delle Grazie a Brescia. Da quel giorno il futuro Paolo VI si propose di celebrare ogni Eucaristia «come se fosse la prima, l’ultima, l’unica»
Una Messa celebrata al Santuario delle Grazie a Brescia da Giovanni Battista Montini quando era arcivescovo di Milano

Una Messa celebrata al Santuario delle Grazie a Brescia da Giovanni Battista Montini quando era arcivescovo di Milano

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Il 30 maggio 2020 ricorrono i cento anni dalla prima Messa di Giovanni Battista Montini nel Santuario delle Grazie a Brescia, non lontano dall’abitazione cittadina della sua famiglia.

Il giovane Giovanni Battista, frequentando l’Oratorio della pace, dove crebbe in una cultura e spiritualità legate al valore dell’Eucaristia, della liturgia e della conoscenza di scrittori e filosofi cattolici, sentì il desiderio di diffondere uno stile di fedeltà alle bellezze del cristianesimo in tutte le sue angolature. Venne seguito nel suo discernimento da ecclesiastici come padre Giulio Bevilacqua, padre Paolo Caresana, ed ebbe tra gli amici che condividevano le sue aspettative spirituali e culturali Andrea Trebeschi e Carlo Manziana, che sarà poi vescovo di Crema e qualificato cultore della spiritualità liturgica. Giovanni Battista, dopo le scuole primarie all’istituto Arici di Brescia, retto dai gesuiti, frequentò e sostenne gli esami di maturità classica al liceo statale cittadino “Arnaldo di Brescia”.

Dopo un cammino di formazione spirituale con Caresana, decise di intraprendere la via della preparazione al presbiterato. Nel 1916 il giovane Montini frequentò i corsi teologici come esterno al Seminario della diocesi di Brescia. Qui trovò un ambiente di pietà, spiritualità e cultura teologica buono dove «i giovani crescono bene… tra superiori e professori vi è perfetta ed esemplare concordia», scriveva il visitatore apostolico monsignor P.T. Boggiani. Oltre ai suoi impegni legati alla formazione teologica e spirituale, Montini non trascurò gli impegni culturali nell’Oratorio della pace. Nella primavera del 1918 ideò con Andrea Trebeschi un’«inchiesta questionario tra gli universitari cattolici» per affrontare il problema della libertà della scuola, e collaborò al giornale studentesco “La fionda”.

Il 27 febbraio 1920 ricevette l’ordine minore del suddiaconato e il 29 maggio ricevette per la l’imposizione delle mani di Giacinto Gaggia, vescovo di Brescia, l’ordinazione presbiterale. La mattina del 30 maggio celebrò la sua prima Messa davanti all’effigie della Madonna delle Grazie nel Santuario bresciano. Da quel giorno il centro della sua attenzione, sino alla conclusione della sua vita, fu celebrare l’Eucaristia «come se fosse la prima, l’ultima, l’unica». Queste parole volle che fossero scritte nella sacrestia prima della cappella dell’arcivescovado di Milano e poi in quella della cappella privata nell’appartamento pontificio. L’Eucaristia per Paolo VI fu il fulcro della sua pietà e volle che i suoi giovani prima e gli stessi operai nelle fabbriche da lui frequentate da pastore della Chiesa milanese non fossero privati della mensa eucaristica e vivessero con dignità il dono del grande mistero che è la sorgente dell’autentica testimonianza cristiana.

Montini nel presiedere la celebrazione eucaristica, centro, come lui scrisse, della vita del presbitero e di una comunità cristiana – fosse in una fabbrica, in una chiesetta di montagna, tra gli zingari, tra i carcerati, nella Grotta di Betlemme o nella Basilica di san Pietro – mostrava quella fede semplice ed adulta nella presenza reale speciale, come scrisse nella Mysterium fidei, di Cristo in quel pane spezzato e in quel calice della nuova Alleanza versato per la vita del mondo. L’Eucarestia fu il fulcro e la sorgente del suo ministero da prete, da vescovo e da Pontefice.

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