martedì 3 luglio 2018
La vicenda del sacerdote 48enne che si è unito al suo compagno alle Canarie. Monsignor Zenti: «Profonda tristezza»
Prete «sposo», il vescovo Zenti: grande amarezza
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Ha suscitato scalpore, sconcerto ma anche profonda tristezza nella comunità cattolica scaligera la notizia dell'unione di don Giuliano Costalunga con il suo amico Paolo, avvenuto lo scorso aprile alla Gran Canaria e immortalato in un video. Il 48enne sacerdote, nato nel Varesotto, dopo aver frequentato il Seminario a Verona, venne ordinato diacono nel 1994 quale appartenente alla parrocchia di Cellore, ma l’anno seguente l’allora vescovo Attilio Nicora decise di non procedere all’ordinazione presbiterale. Don Costalunga divenne comunque sacerdote nel 1996 in un’altra diocesi.

Tornato a Verona nel 2000, per tre anni è stato vicario parrocchiale di Lugagnano, quindi per un quadriennio collaboratore per la pastorale nel vicariato di Illasi e insegnante di religione. Nel 2007 venne nominato amministratore parrocchiale e, una volta incardinato nella diocesi scaligera nel 2008, l’anno seguente divenne parroco di Selva di Progno e Giazza, due piccole comunità dell’alta Val d’Illasi, nell’Est veronese. Lasciata la guida delle due parrocchie, dal 2015 risiedeva a Illasi. «Già sono stato diffidato dall’avvocato di don Costalunga dall’intervenire, trattandosi di “aspetti della vita privata del sig. Costalunga” – afferma il vescovo Giuseppe Zenti, rispondendo alla nostra sollecitazione –. Mi è pertanto ulteriormente difficile espormi con dichiarazioni che avrei preferito non fare. Dopo un periodo di accoglienza a Verona da parte del mio predecessore, il vescovo Flavio Roberto Carraro, proveniente dalla diocesi di Rieti nella quale era stato ordinato, dopo qualche tempo dal mio ingresso in questa diocesi, in seguito ad una seria consultazione con i collaboratori e in segno di fiducia nei confronti di don Giuliano, l’ho incardinato. E gli sono stato vicino nei limiti del possibile. Di conseguenza, non posso nascondere tutta la mia amarezza, che avrei comunque preferito trattenere nel silenzio di un cuore sanguinante di padre. Non mi resta che affidarlo alla misericordia di Dio»


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