mercoledì 7 febbraio 2018
Ecco il testo della lettera recapitata alla sede romana del Corriere e indirizzata a Massimo Franco, che gli aveva scritto esprimendo le sue preoccupazioni dei suoi lettori
Un momento delle celebrazioni per il sessantacinquesimo anniversario del sacerdozio di Benedetto XVI, il 28 giugno 2016 (Osservatore Romano)

Un momento delle celebrazioni per il sessantacinquesimo anniversario del sacerdozio di Benedetto XVI, il 28 giugno 2016 (Osservatore Romano)

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La lettera, indirizzata a Massimo Franco, è arrivata ieri mattina “Urgente a mano” alla sede romana del Corriere della sera, dal Monastero Mater Ecclesiae, il luogo all’interno del Vaticano, dove il Papa emerito si è ritirato dopo la rinuncia cinque anni fa. Lo riporta Vatican News.

«Caro Dott. Franco, - scrive Benedetto XVI – mi ha commosso che tanti lettori del Suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita. Posso solo dire a riguardo che, nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa. È una grande grazia per me essere circondato, in quest’ultimo pezzo di strada a volte un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei potuto immaginare. In questo senso, considero anche la domanda dei Suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altro – conclude Benedetto XVI – che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera. Cordiali saluti, Benedetto XVI».

Il riconoscimento di una condotta esemplare tra Benedetto e papa Francesco

«Quel riferimento al "lento scemare delle forze fisiche", la confessione di essere "interiormente in pellegrinaggio verso Casa", con la c maiuscola, e il "grazie" ai "tanti lettori" del Corriere che continuano a chiedere di lui - commenta la missiva di Benedetto XVI Massimo Franco -: sono poche parole misurate, che però trasmettono una grande profondità». Il giornalista del Corriere della sera sottolinea «il riconoscimento di una condotta esemplare tra lui e papa Francesco in questi cinque anni. Una convivenza non regolata da nessuna legge; affidata soltanto al carattere di questi due personaggi così diversi, nonostante una sottolineatura, a tratti un po’ d’ufficio, della continuità tra i loro pontificati».

«Non era scontato che "due Papi" in Vaticano riuscissero a mantenere una personalità così distinta, senza per questo sovrapporsi o, peggio, trasmettere messaggi di divisione. Se per caso esistessero delle differenze - conclude Massimo Franco -, sono rimaste un segreto custodito tra di loro», (…) «un segno di forza spirituale e di umiltà, che sublima quando, rivolto a quanti continuano a interessarsi a lui, saluta con un tono quasi familiare: "Non posso fare altro che ringraziare"».

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