mercoledì 4 gennaio 2023
Parla la monaca che preparò le meditazioni per il rito al Colosseo. «Il monastero Mater Ecclesiae doveva ospitare una comunità agostiniana, ma ci fu lo stop. Poi capimmo perché»
Benedetto XVI con suor Maria Rita Piccione

Benedetto XVI con suor Maria Rita Piccione - Vatican Media

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Suor Maria Rita Piccione dal 2008 al 2014 è stata Madre preside della Federazione dei Monasteri agostinani d’Italia. In questa veste nel 2011 è stata chiamata da Benedetto XVI a scrivere le Meditazioni per la Via Crucis al Colosseo presieduta dallo stesso Pontefice il Venerdì Santo di quell’anno. Nata a Siena da mamma fiorentina e papà messinese appartiene all’Eremo agostinano di Lecceto, uno dei romitori toscani del XIII secolo, culla dell’Ordine di Sant’Agostino, dove è entrata nel gennaio 1987 e dove ha emesso la professione solenne nel novembre 1991. Durante il mandato di Madre preside risiedeva nel Monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma. Dal 2014 è tornata ad essere semplice monaca a Lecceto. (G.C.)


«Nella vita di ciascuno di noi ci sono persone molto care, che sentiamo particolarmente vicine, alcune sono già nelle braccia di Dio...».

Alla notizia della pasqua del papa emerito Benedetto XVI ho fatto mie queste sue parole (udienza del 25 agosto 2010) pensando proprio a lui, come persona molto cara, passata nell'abbraccio di Dio ed entrata nella cerchia di quei “compagni di viaggio santi” che ci fanno strada nel cammino della vita cristiana e che sentiamo familiari e vicini, in modo singolare, con la loro preghiera ed intercessione.

Papa Benedetto ha fatto fin da subito breccia nel mio cuore agostiniano per il suo particolare amore per sant'Agostino, le cui spoglie mortali ha venerato in occasione del pellegrinaggio a Pavia del 2007 e al quale ha dedicato ben cinque udienze all'inizio dell'anno 2008.

Dal pellegrinaggio a Pavia ho raccolto un triplice invito sulla scia dell'esperienza di Agostino: “rimanere una persona che cerca senza accontentarmi di ciò che tutti dicono e fanno”; “vivere con Cristo per tutti, non per la propria perfezione”; “diventare come Cristo persona di misericordia”.

Dalla cattedra di quelle magistrali udienze, un gioiello di semplicità e compiutezza – che ogni anno torno a visitare - ho raccolto lo stimolo a lasciarmi contagiare sempre più dal mio santo padre Agostino la sua passione per la verità, lo stile della sua umiltà, la sua dedizione all'unità.

Una trilogia di tensioni che ritroviamo nello stesso papa Benedetto XVI!
Forse sarà stata proprio la sua simpatia e sintonia con sant'Agostino a suggerirgli di affidare le meditazioni della Via Crucis del 2011 ad una monaca agostiniana?
Non so...
Furono affidate alla sottoscritta che accettò allora con molto timore e tremore e un senso, quasi, di incoscienza.
Oggi ne sono felice!

Sono felice per aver reso quel piccolo servizio di amore e passione (nel duplice senso della parola!) a Papa Benedetto XVI. Torno a commuovermi quando ripenso al Papa che assume la preghiera iniziale di quella Via Crucis come propria. Prego, con il trasporto della gratitudine per tutto il suo servizio alla Chiesa come teologo, papa e infine monaco del monastero Mater Ecclesiae, dinanzi alla foto che ci ritrae insieme durante un saluto al termine della santa Messa a San Marino, il 19 giugno 2011. Mentre io lo ringraziavo, in quella circostanza, per essere «fonte che dona a questo nostro tempo acqua della vita» - era l'anno in cui ricorreva il suo 60° di ordinazione sacerdotale e queste parole erano stampate sul retro del ricordino –, lui mi ringraziava della Via Crucis «perché ci ha veramente aiutato a pregare!». Parole indelebili, che si sono incastonate nel mio cuore, portate fin lì da quel suo sguardo trasparente che ti fissava negli occhi con delicatezza e dolcezza!

Ho poco sopra nominato il monastero Mater Ecclesiae. Nell'ottobre 2012 in quel monastero si sarebbe dovuta insediare una comunità internazionale agostiniana ma nel mese di settembre giunse la comunicazione della sospensione di quell'evento.
Non riuscivamo a comprenderne il motivo... Lo abbiamo capito l'11 febbraio 2013!

Fu così che l'icona di sant'Agostino, che avevamo chiesto di scrivere ad un confratello agostiniano, padre Massimo Giustozzo, per il nostro monastero in Vaticano, fu donata – con gioia grande! - a papa Benedetto XVI, monaco lui di quel monastero!

Sono ricordi? Per me è soprattutto presenza: presenza viva, nella memoria e nella vita, di un uomo di Dio. E gli uomini di Dio sono sempre una presenza così: vivente e vivificante, che ti segna dentro con l'inchiostro della vita, quella vera!

Di papa Benedetto XVI, a buon titolo, si può dire quanto lui stesso ebbe a dire di sant'Agostino citando il suo biografo Possidio: «nei suoi scritti lo ritroveremo sempre vivo come un amico che parla a me, a noi, con la sua fede viva!». Ed è questa fede che ci ha lasciato come consegna testamentaria accorata: «Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!», perché «l'elemento portante del futuro è situato nella fede se essa rimane fedele a se stessa», sono ancora sue parole datate 1970.

Maria Rita Piccione è monaca dell’Eremo agostiniano di Lecceto

Benedetto XVI alla Via Crucis del 22 aprile 2011

Benedetto XVI alla Via Crucis del 22 aprile 2011 - Epa



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