lunedì 16 settembre 2019
Il presidente della Cei alla tavola rotonda “Mediterraneo: vivere insieme è possibile” inserita nel forum internazionale di Sant’Egidio “Pace senza confini”
Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, all'incontro di Madrid

Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, all'incontro di Madrid

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Immersi nell’afa di Madrid, si fa fatica a pensare al Mediterraneo. Eppure nell’aula magna del Seminario “conciliar” è come se si sentisse il sfruscio delle onde o la brezza del grande mare. Perché protagonista è il Mediterraneo. Anche del «sogno» che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, porta fin qui. È quello che si sta traducendo nell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace” del febbraio 2020 a Bari dove, su invito della Cei, si ritroveranno i vescovi di tutti i Paesi rivieraschi. «Lo spirito è quello di un Sinodo», dice l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. A concluderlo sarà Francesco. E Bassetti svela: «Il Papa mi ha già detto: quando arriverò, voglio proposte concrete». Il cardinale lancia l’iniziativa nella tavola rotonda “Mediterraneo: vivere insieme è possibile” inserita nel forum internazionale di Sant’Egidio “Pace senza confini”.

Bassetti cita il sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, che con la sua profezia di riconciliazione fra i popoli ha ispirato il progetto Cei per scuotere anche i «cristiani autoreferenziali, chiusi in se stessi» di fronte alla gravità delle crisi intorno al grande mare. Crisi di «squilibrio» fra la sponda Nord e quella Sud, crisi di «diritti umani» calpestati ad esempio «nei campi della Libia», crisi di «inimicizia in Europa o di guerre intestine e nuove schiavitù in Nord Africa e Medio Oriente», crisi «migratoria» che va «gestita con carità e attenzione». «Come Chiesa - aggiunge Bassetti - abbiamo il dovere non solo di non chiudere gli occhi ma di comprendere e denunciare con forza quanto accade nel Mediterraneo». Ecco l’appuntamento in Puglia di cui parla anche il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, introducendo i lavori. «Non dobbiamo unirci ai profeti di sventura - sostiene il presidente della Cei - ma riconoscere che qualcosa di nuovo può nascere». Come? «Con il dialogo. Perché la pace del Mediterraneo sarà il fondamento della pace fra tutte le nazioni del mondo, diceva La Pira». Il cardinale definisce il grande mare un che è culla delle tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islam) e che ha consentito la nascita di «28 civiltà». Per questo, afferma, La Pira chiamava gli abitanti del Mediterraneo «rivali, ossia residenti nell’altra riva ma non nemici». E Bassetti avverte: «Se il Mediterraneo è usato per dividere, tutti finiamo per soffrirne». Da qui il richiamo. «Si impone una scelta decisiva, non fra due opzioni politiche ma fra due visioni di vita: tra l’amore e l’odio, tra la carità e la paura, tra la responsabilità e l’indifferenza». Rispondendo alle domande, il cardinale spiega che «il Mediterraneo necessita di ciò l’Italia ha bisogno: non alimentare tensioni ma ritessere la società. Mettendo al centro l’uomo». E chiarisce: «Senza giustizia e senza verità, non può esserci riconciliazione».

Impagliazzo sottolinea l’«unità nella diversità» che si tocca con mano intorno al grande mare il quale deve «restare luogo di incontro e scambio perché il mare unisce mentre sono i monti a dividere». E evoca «la profezia di La Pira sul Mediterraneo che vale per il mondo di oggi». Il rabbino capo della Turchia, Isak Haleve, definisce un «dovere» l’impegno alla pace nel Mediterraneo dove, denuncia, prevalgono oggi «interessi ed egoismi». E fa sapere che «per riconciliarsi serve partire dai bambini, dall’educazione». L’arcivescovo emerito di Algeri, Herni Teissier, spiega che anche il Nord Africa è terra di arrivo di migranti da tutto il continente e ricorda i martiri cristiani che hanno versato il loro sangue in questa area. «Occorre moltiplicare l’amicizia - aggiunge - come risposta a chi alimenta odio e vendette». Il teologo spagnolo Armand Puig I Tarrech indica come «necessaria la convivenza», considera il Mediterraneo «il paradigma della complessità contemporanea» e condanna la strumentalizzazione delle religioni. Al centro dell’intervento di Tarek Mitri, docente all’Università americana di Beirut, il tema delle migrazioni. «In Libano sappiamo che vivere insieme non è un’utopia», dice fra gli applausi.

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