sabato 4 agosto 2018
Il presidente della Cei incontra i pellegrini della Marcia francescana nella basilica di Santa Maria degli Angeli per il Perdono di Assisi. «Cari giovani, tanti vostri coetanei vittime della tratta»
Il cardinale Gualtiero Bassetti con i giovani della Marcia francescana nella basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi (foto Berti)

Il cardinale Gualtiero Bassetti con i giovani della Marcia francescana nella basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi (foto Berti)

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Hanno varcato la soglia della Porziuncola nel pomeriggio di giovedì 2 agosto, a poche ore dalla conclusione della festa del Perdono di Assisi. E oggi 4 agosto i partecipanti alla 38ª Marcia francescana che ha portato migliaia di giovani da tutta Italia ma anche dall’estero nella basilica di Santa Maria degli Angeli hanno incontrato il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. «La marcia – ha spiegato il porporato nell’omelia della Messa presieduta al mattino – è un’esperienza privilegiata che concentra nello spazio di alcuni giorni quella che è la vita e diventa un percorso dai molteplici significati, una metafora della stessa esistenza». Eppure, ha sottolineato Bassetti, è possibile imbattersi in differenti esperienze di cammino. «La vostra – ha detto il porporato ai ragazzi giunti in Umbria – è segnata dalla grazia e dalla gioia. Ma in questo nostro tempo abbiamo davanti ai nostri occhi ben altre e differenti marce: ad esempio quelle di giovani come voi, che però percorrono migliaia di chilometri per sfuggire a guerre o dittature, o per cercare lavoro». E il presidente della Cei ha aggiunto: «I loro percorsi sono purtroppo attraversati da pericoli e difficoltà per noi nemmeno immaginabili, e spesso le loro sofferenze non portano alle mete desiderate». Quindi il riferimento a quanto affermato da papa Francesco domenica scorsa all’Angelus in piazza San Pietro in occasione della Giornata mondiale contro la tratta promossa dalle Nazioni Unite: «Anche le rotte migratorie sono spesso utilizzate da trafficanti e sfruttatori per reclutare nuove vittime della tratta».

Da quasi quattro decenni la Marcia francescana richiama giovani da ogni angolo della Penisola che si mettono in cammino per dieci giorni e raggiungono a piedi la «piccola porzione di terra» (è ciò che vuol dire Porziuncola) dove san Francesco chiese al Signore e alla Vergine un’indulgenza plenaria “permanente” che gli venne concessa da papa Onorio III. Così la minuscola chiesa all’interno della basilica di Santa Maria degli Angeli è una porta sempre aperta verso il Perdono e la Marcia vuol essere un’occasione speciale per incontrare la misericordia del Padre.

Quest’anno l’iniziativa ha avuto come tema “Con un nome nuovo” e i pellegrini si sono lasciati guidare dal Documento preparatorio al prossimo Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che si terrà a ottobre. «Il documento – ha ricordato Bassetti – si apre richiamando la figura di Abramo che riceve da Dio l’invito a uscire. “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò”, si legge nella Genesi. Abramo dunque è il modello di chi sa ascoltare la voce del Signore, si fida e nel cammino che compie conosce se stesso e incontra anche gli altri e Dio». Poi il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha citato quanto lo stesso Abramo disse presentandosi agli ittiti: “Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi”. «Anche noi – ha osservato il presidente della Cei – dobbiamo considerarci forestieri, di passaggio, in qualche modo “migranti” alla ricerca di una Terra che finalmente ci accoglierà. Ma naturalmente dobbiamo anche impegnarci con coraggio e con nuove energie per la nostra terra».

Quindi il riferimento al Poverello che Bassetti ha definito «un esempio di uomo ben radicato nel suo tempo e nella sua terra ma che col suo cammino di fede ci ha spiegato anche qual è la meta ultima del nostro pellegrinaggio». E a conclusione l’auspicio. «Il Signore vi faccia conoscere il nome nuovo con il quale vi ama e vi accompagna nel cammino».

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