domenica 26 settembre 2021
Mistico e teologo del Novecento, è stato anche padre spirituale, poeta e scrittore. Il cardinale Betori: «In mezzo a noi un maestro della chiamata di tutti alla santità»
Don Divo Barsotti

Don Divo Barsotti - Siciliani

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Il Cantico di San Sergio di Radonez, intonato dalle monache e dai monaci della Comunità dei Figli di Dio, ha introdotto i solenni Vespri nella memoria del santo espressione massima del monachesimo russo, presieduti dall’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, ieri pomeriggio nella Basilica della Santissima Annunziata in apertura della prima sessione dell’inchiesta diocesana sulla vita, sulle virtù eroiche e sulla fama di santità e di segni del servo di Dio don Divo Barsotti.

Barsotti (che è nato a Palaia in provincia di Pisa nel 1914, ma ha vissuto gran parte della sua vita a Settignano sulle colline di Firenze in un piccolo eremo dove è morto nel 2006) è una delle personalità eminenti del cattolicesimo toscano del secondo Novecento, al pari di Giorgio La Pira, del cardinale Elia dalla Costa e di don Giulio Facibeni pur avendo scelto la vita contemplativa. Don Divo è stato un mistico, un teologo, un predicatore, un padre spirituale, un poeta, uno scrittore dei misteri di Dio, un’anima tesa all’Assoluto attraverso la preghiera e lo studio: della Bibbia, ma anche della letteratura.

Nella breve omelia durante i Vespri, il cardinale Betori, rifacendosi alla lettura dalla Lettera ai Romani, ha sottolineato come san Paolo indichi il disegno di Dio sull’uomo ricorrendo a cinque verbi: conoscere, predestinare, chiamare, giustificare, glorificare: «È il cammino verso la pienezza dell’umano e quindi la strada concreta della santità che oggi riconosciamo in san Sergio di Radonez, uomo di contemplazione, di servizio, di comunione e che ci apprestiamo a esaminare nella vita di don Divo Barsotti, che fu tra noi maestro della chiamata di tutti alla santità».

Oltre al cardinale Betori, erano presenti Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato, diocesi di origine di Barsotti, e l’emerito di Prato, Gastone Simoni. Con loro tutti i membri della Comunità dei Figli di Dio fondata da Barsotti e tante persone comuni che oltre a gremire con i limiti del Covid la Basilica hanno riempito il chiostro, dove erano stati allestiti due maxi-schermi, mentre la celebrazione veniva diffusa anche in diretta televisiva e in streaming.

Ai Vespri è seguita la fase formale dell’introduzione della causa e dell’insediamento del tribunale. Quindi il giuramento dei testimoni, a partire dal cardinale Betori, seguito dai giudici delegati, padre Francesco Romano e don Francesco Scutellà (vice), il promotore di giustizia don Francesco Chilleri, il postulatore don Agostino Ziino, il vicepostulatore don Serafino Tognetti, i notai e gli archivisti.

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