lunedì 18 gennaio 2021
Il religioso è morto domenica 17 gennaio dopo una lunga malattia. Fondamentale è stato il suo contibuto per il rinnovamento della liturgia nel solco del Vaticano II. Domani alle 11 i funerali a Roma
Padre Eugenio Costa

Padre Eugenio Costa - Gesuiti/La Civiltà Cattolica

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Teologo, maestro e innovatore della musica liturgica nel Post-Concilio, discepolo e cultore indiretto della figura di Pierre Teilhard de Chardin ma anche parroco a Milano nella centralissima chiesa di San Fedele. In una parola: un gesuita poliedrico e di razza. Tutto questo e non solo è stato, nella sua lunga vita, il padre gesuita e genovese da generazioni Eugenio Costa (proveniva dalla nota famiglia di armatori di navi) morto a Roma a 86 anni domenica scorsa, dopo una lunga malattia, nell’infermeria della Curia generale della Compagnia di Gesù. Apparteneva come il futuro cardinale di Milano Carlo Maria Martini, lo storico della Chiesa Paolo Molinari, il noto cugino Maurizio Costa, esperto di spiritualità ignaziana, e Federico Lombardi all’ultima generazione di gesuiti formatisi nella gloriosa Provincia torinese della Compagnia di Gesù.

Nato a Genova il 25 marzo 1934 dopo la scuola secondaria dai gesuiti di Genova (presso l’Istituto Arecco fino alla maturità), è stato impegnato a fondo prima nello scoutismo, poi nella locale congregazione mariana. Gesuita dal 1953, dopo un anno di giurisprudenza all’Università di Genova, ha frequentato il noviziato a Firenze e ad Avigliana dal 1953 al 1955. Ha studiato Filosofia a Gallarate (1955-1958) e Teologia a Chieri (1962-1966) nella Compagnia di Gesù. Negli anni 1958-1962, durante il tirocinio («magistero») presso l’Istituto Arecco con i giovani mentre studiava teologia, si è laureato in Lettere Moderne all’Università di Genova nel 1964 con un tesi su «”Ecclesia” in san Cipriano: il termine e i temi».

Ordinato presbitero nel 1965 a Chieri ha frequentato il terzo anno di «probazione» a Vienna dal 1966 al 1967 (la terza «probazione» è una creazione di sant’Ignazio: i sacerdoti, prima della loro integrazione definitiva nella Compagnia, hanno un terzo anno di noviziato per rinnovarsi spiritualmente dopo i lunghi anni di studio e per approfondire la conoscenza dell’Istituto). Ha poi conseguito un dottorato in teologia a Parigi all’Institut de Liturgie (1967-1971) con la tesi in liturgia «Tropes et séquences dans le cadre de la vie liturgique au moyen âge» (Tropi e sequenze nell’ambito della vita liturgica medievale). Saranno questi gli anni della conoscenza personale di personaggi dello spessore di Gustave Martelet (di cui era stato traduttore di alcune opere), Henri de Lubac e Jean Daniélou di cui parteciperà alla consacrazione episcopale a Parigi il 19 aprile del 1969.

Ma padre Eugenio Costa è soprattutto importante ricordarlo oggi per i suoi studi sulla musica sacra e sulla liturgia: fu, tra l’altro, allievo di Martha Del Vecchio per il pianoforte, di Victor Martin e dell’Ecole César Franck (Parigi) per la composizione, del confratello Joseph Gelineau per la musica liturgica. Nella sua lunga vita è stato direttore del Centro teologico di Torino e collaboratore per decenni dell’Ufficio liturgico della arcidiocesi di Torino, è stato invitato, alla fine degli anni ’80, a partecipare all’équipe Cei incaricata della revisione della Bibbia Cei 1974, prima per il Nuovo Testamento, e poi anche per i salmi, che ha avuto come esito finale la Bibbia Cei 2008. Ha collaborato con l’équipe di revisione delle antifone d’introito e di comunione del Messale Romano in italiano e tra l’altro alla nuova versione della preghiera del «Padre nostro». Commosso e sentito è stato il tributo, a questo proposito, scritto dall’Ufficio liturgico nazionale della Cei: «A Padre Eugenio la Chiesa italiana è particolarmente grata per la sua competenza liturgica e musicale messa generosamente a disposizione della formazione e del rinnovamento liturgico ed ecclesiale, alla luce degli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II». Tra le sue ultime fatiche, degne di nota, nel 2014 in occasione della beatificazione di Paolo VI a Roma è stata la realizzazione a quattro mani con l’allora direttore della Cappella Sistina il salesiano don Massimo Palombella della composizione In nomine Domini in onore del Pontefice di Concesio.

Come è giusto rievocare la figura di padre Costa come una delle firme di punta del Settimanale della arcidiocesi di Torino La Voce e il Tempo. Alcuni dei più noti canti liturgici italiani «sono sue composizioni o rielaborazioni e traduzioni dalle pratiche religiose del mondo, fondendo l'ispirazione di fede e le competenze letterarie, liturgiche e musicali con il rigoroso lavoro di etnomusicologo», ricorda La Voce e il Tempo. L'ultimo articolo, «scritto con fatica» a causa dell'infermità, lo ha dedicato alla memoria del suo amato confratello padre Bartolomeo Sorge, morto a novembre. Scrittore prolifico ha speso gli ultimi anni della sua vita nella Curia generale del suo Ordine a Roma dando il suo contributo per la stesura di importanti articoli per l’Annuario della Compagnia di Gesù. Padre Costa anche all’interno delle riviste della Compagnia di Gesù in Italia da Aggiornamenti Sociali a La Civiltà Cattolica non ha fatto mancare la sua autorevolezza scrivendo importanti saggi. «La scomparsa di padre Eugenio Costa – ha scritto in un Tweet Antonio Spadaro – lascia un vuoto ma fa anche crescere un senso di gratitudine. Teologo e musicista, ha incoraggiato la rinascita della “Parte Amena” della Civiltà Cattolica».

Infine il monaco Enzo Bianchi su Twitter ha voluto descrivere padre Costa come un «amico fedele dal 1964, da quando iniziò a frequentare il mio gruppo ecumenico di via Piave a Torino, fino al nascere e al crescere della comunità di Bose, sempre pronto ad aiutarci nella musica e nel canto della nostra liturgia». Adesso «è andato nel Regno di Dio». Domani alle 11 si svolgeranno nella Cappella della Curia generale della Compagnia di Gesù (Borgo Santo Spirito 4) a Roma.

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