Educare oggi vuol dire ridestare il desiderio di verità

In un tempo segnato dalla sazietà giovani e ragazzi non avvertono più desideri. Proponendo la speranza il Giubileo diventa così un grande richiamo affinché le sofferenze e le domande che i nostri figli portano diventino opportunità di cambiamento e di ripensamento
October 28, 2025
Educare oggi vuol dire ridestare il desiderio di verità
/ SICILIANI
Per chi lavora nella formazione – insegnanti, formatori, progettisti di percorsi didattici – il Giubileo dell’educazione può generare molte provocazioni. Tra le tante mi colpisce in modo particolare il tema della necessità di dare visibilità, nella pratica educativa, alla speranza.
Viviamo in un tempo segnato dalla sazietà e dalla opulenza dove adolescenti e giovani non vivendo la condizione della necessità e della mancanza non avvertono più il desiderio. Facile a questo punto capire come l'ondata di sdegno per la situazione palestinese esprima un bisogno più profondo che la propria vita sia piena e autentica. Paradossalmente le esplosioni di piazza ci hanno ricordato, al di là di questioni politiche evidentemente aperte e oltre le logiche della strumentalizzazione, che educare vuol dire anzitutto evocare il desiderio di verità e di libertà.
Luigi Ceriani
Luigi Ceriani
Purtroppo, spesso la risposta adulta si perde nella retorica di un dialogo fatto di ascolti non giudicanti ma alla fine senza proposta. Solo se i padri e le madri, gli insegnanti, si espongono, si compromettono sarà possibile che anche i ragazzi si “dicano”. E solo nella logica di una relazione profonda, volenterosa e interessata che si può concretizzare e che può emergere visibilmente che la speranza e anzitutto espressione di una testimonianza di vita dove gli adulti non convincono, non manipolano ma documentano nei gesti e negli atti ciò in cui credono. L’intimo contenuto dell’evento del Giubileo credo sia questo!
Nella crisi educativa del nostro presente si rappresenta tutto il dramma della nostra società e della sua faticosa ricerca di riferimenti stabili e della necessità di difendere una Legge e un senso. Allora la messa a tema nell’evento giubilare, acquistano il valore di una potente manifestazione di adulti che hanno non solo parole da dire ma vite da testimoniare. Il compito è anzitutto quella di ricapitolare e di recuperare, attraverso un reale lavoro ascetico che tutti siamo chiamati a fare, le domande della persona nei luoghi in cui la persona vive. Non si tratta di ristabilire la normalità, che attualmente non è che omologazione, determinata dal mercato dei consumi e delle immagini narcisistiche e artefatte dei social.
In questo senso allora è puntuale all'interno del Patto Educativo Globale il tema dell'educazione digitale e di un uso umano dell'intelligenza artificiale che non sostituisca la creatività e che non diventi un nuovo inganno virtuale. E insieme dell'importanza di un'educazione all'interiorità, alla crescita del sé e al recupero del valore della consapevolezza, della scoperta della propria identità profonda.
Rispetto a quest'ultima sfida la scuola è chiamata, a mio parere, a essere il principale luogo dove sia possibile apprendere, imparare e far proprie le conoscenze approfondendo lo stretto rapporto che sempre esiste fra cognizione e motivazione. È necessario che ci si risvegli dall’assenza di proposta educativa, che si abbandoni il relativismo militante che produce soltanto anestesia emotiva o l’altrettanto pericoloso eccesso sentimentalistico. Spazio alla ragione e alle ragioni, dunque, prendendo in mano le nostre vite e la potenza del nostro desiderio! E poiché è a scuola che esplodono le contraddizioni dei nuovi giovani, sarà compito preciso degli insegnanti fare proposte convincenti e adeguate ai nuovi stili cognitivi dei ragazzi, alle loro nuove e a volte straordinarie esigenze di conoscenza.
Il Giubileo è un forte richiamo alla responsabilità degli insegnanti di intercettare la sofferenza dei ragazzi a loro affidati. Il disagio dei nostri figli (i loro ritiri, i loro isolamenti, le loro trasgressioni, le loro fughe nel virtuale, le loro malinconie, le depressioni e le violenze che si fanno sottraendosi e rifiutando cibo e affetti) sono sintomi che raccontano un’epoca. Anzi, potremmo meglio dire, è un’epoca che produce esattamente questi sintomi e che ha queste connotazioni, perché sono il risultato delle riduzioni che ai nostri ragazzi continuamente propone. L’evento giubilare diventa un grande richiamo affinché le sofferenze e le domande che i nostri figli portano siano un’opportunità di cambiamento e di ripensamento.
La Chiesa, e con questo gesto lo sta ribadendo con forza, è chiamata a recuperare la sua saggezza e la sua autorevolezza nel raccontare che l’educazione è anzitutto un atto d’amore. Siamo schiavi di una narrazione perversa dell’amore che si alimenta di uno stucchevole e improduttivo dibattito ideologico dove coscienza e moralità individuale si sono totalmente perse, sostituite dalle necessità della politica di trovare argomenti di contrapposizione. Nel continuo litigio tra ragione e torto – che, ribadiamo, non è al servizio della verità, ma è semplicemente funzionale alla ricerca del consenso – stiamo assistendo al fallimento del progetto d’amore che unisce l’uomo e la donna. E come al solito stiamo dimenticando il bisogno di chiarezza dei nostri ragazzi, determinando in loro una grande confusione e un patologico disorientamento che letteralmente perverte la possibilità che i nostri figli si aprano a questa fondamentale esperienza con libertà. L’educazione si rivolge all’integralità della persona!
Ci aspetta un grande lavoro, concreto, quotidiano a partire dalle esperienze e dalle riflessioni che emergeranno da questo incontro gioioso e fecondo. È chiesto un cambiamento di mentalità e di sguardo nei confronti dell’educazione. Mi auguro che nella complessità e nel disorientamento il Giubileo dell’educazione mostri il senso buono e il buon senso dell’esistenza dentro un impegno a dar conto della complessità utilizzando un linguaggio nuovo, più ricco, più legato al tempo e più capace di valorizzare la modernità. Apriamoci alla speranza raccontando delle esperienze in atto che riteniamo essere virtuose e imitabili!
Luigi Ceriani, psicologo e psicoterapeuta dell’Università Cattolica, è autore di “Agio o disagio? Domande e risposte sulla sfida di crescere” e “Ripartiamo insieme. Famiglia e scuola, l’alleanza necessaria” (Ares)

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