Il cardinale Re: «Un Papa per il bene della Chiesa e dell'umanità»
In San Pietro la celebrazione per l’elezione del Pontefice. L’abbraccio della gente ai porporati. Il decano Re: lo Spirito renda concordi i cardinali che votino non per interessi personali

È lunga la coda per entrare nella Basilica Vaticana fin dall’alba. La Porta Santa del Giubileo è chiusa. Oggi intorno alla tomba di Pietro arriva un «popolo col suo senso di fede, di amore al Papa e di fiduciosa attesa» che si stringe intorno ai cardinali chiamati a eleggere il nuovo Papa, dice il cardinale decano Giovanni Battista Re. È la Messa pro eligendo Romano Pontifice, l’ultimo appuntamento pubblico del Collegio cardinalizio prima che i porporati con meno di 80 anni entrino nella Cappella Sistina e si “ritirino” dal mondo, nella clausura fra le mura leonine, per scegliere il 267° successore di Pietro. «Pregare invocando lo Spirito Santo – dice nell’omelia Re che presiede la celebrazione – è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità».

Intorno al baldacchino di Bernini ci sono i cardinali elettori, in totale 133, ma anche quelli che per ragioni di età non potranno votare e che, comunque, hanno partecipato alle Congregazioni generali: undici giorni di confronto per fare il punto sulla Chiesa che ha lasciato papa Francesco, per indicare le priorità della comunità ecclesiale e per delineare il “profilo” del nuovo Papa. Il cardinale Re evoca l’«amore fraterno», l’«aiuto vicendevole», l’«impegno per la fraternità umana universale». Quindi aggiunge: «Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei vescovi col Papa; comunione dei vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione”».

Le differenze di origine e di sensibilità delle berrette che formano il Collegio cardinalizio ne fanno il più ampio e variegato della storia. Allora Re tiene a sottolineare che è «forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo». E chiede che «lo Spirito Santo illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa».

Nella navata centrale di San Pietro, la sola che accoglie i fedeli, sfilano oltre duecento cardinali fra due ali di folla. Una folla in silenzio, raccoglimento e preghiera. Oltre 5mila le persone dentro la Basilica per la celebrazione che inizia alle 10 del mattino. E molte anche in piazza. I volti raccontano il mondo che attende il nuovo Papa: mamme con i neonati nel passeggino, intere famiglie, giovani che hanno rinunciato alla lezione in università o preso un giorno di ferie dal lavoro, pellegrini arrivati per il Giubileo dai diversi continenti, anziani in carrozzina, disabili che una mano amica accompagna. «Il mondo di oggi – afferma il cardinale 91enne di origine lombarda – si aspetta molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future». E rivela il Papa che immagina: un Papa che «sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio»; un Papa «secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità» in «questo tornante della storia tanto difficile, complesso e tormentato»; un Papa che sia «la roccia su cui è edificata la Chiesa» e si inserisca sulla scia di «una serie di Pontefici veramente santi e grandi» che si sono succeduti «negli ultimi cento anni»

Nell'omelia il cardinale Re ne cita in particolare due: Paolo VI, il Pontefice della «civiltà dell’amore» che chiamava i discepoli del Risorto a «mostrare» sempre «nei loro comportamenti» un «amore autentico» e a «impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà»; e Giovanni Paolo II che «auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi”, come diceva Dante, nelle mani giuste».

L’antifona che apre la Messa e che è tratta dal primo libro di Samuele è quella in cui il Signore assicura che donerà «un sacerdote che agirà secondo i desideri del mio cuore». Nella colletta si chiede a Dio «un pastore» con «santità di vita, vigile e premuroso nella cura del tuo popolo». Nella preghiera dei fedeli viene ricordato papa Francesco e si invoca sui cardinali «lo Spirito di intelletto e di consiglio, di sapienza e di discernimento». Il Vangelo è quello del comandamento dell’amore lasciato da Cristo. «Gesù – ricorda Re – ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli Apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito». Un richiamo a essere Chiesa aperta anche verso chi sbaglia. Durante la preghiera eucaristica intorno all’altare, accanto al decano del Collegio, ci sono i cardinali Pietro Parolin, Leonardo Sandri, Francis Arinze e Marc Ouellet. Al termine della Messa i cardinali elettori iniziano il loro trasferimento a Casa Santa Marta e a Santa Marta Vecchia, le due residenze che li accoglieranno per il Conclave.
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