Delpini: Terra Santa, ogni aiuto è benedetto da Dio

L’arcivescovo ha dialogato con il parroco di Betlemme e il vescovo libanese Khairallah. Migliaia di persone hanno preso parte all’iniziativa per la fine della guerra in Medio Oriente
September 1, 2025
Delpini: Terra Santa, ogni aiuto è benedetto da Dio
Fotogramma |
«Ogni iniziativa che vuole portare aiuto è benedetta da Dio. Queste navi che cercheranno di avvicinarsi uniscono aiuto concreto, profezia di un mondo nuovo possibile e protesta». È questa l’opinione sulla Global Sumud Flottilla partita per portare aiuti a Gaza, dall’arcivescovo Mario Delpini a margine dell’incontro che, in piazza Duomo, l’ha visto protagonista della Tavola Rotonda dal titolo “Il nostro pane quotidiano. Lievito di umana fratellanza tra Milano e la Terra Santa”, proposta nel contesto di “Pane in piazza”. Delpini - che andrà in Terra Santa a fine ottobre con tutti i vescovi lombardi «per esserci» - ha anche sottolineato il ruolo e il contributo della Chiesa offre «rimanendo in quei luoghi in un momento così drammatico di conflitto». Poi, appunto il dialogo con Rami Asakiech, parroco latino di Betlemme, il vescovo maronita di Batroun in Libano, monsignor Mounir Khairallah, e padre Angelo Borghino, ministro provinciale dei Cappuccini di Lombardia, sotto un’affollatissima tensostruttura posta accanto agli stands di “Pane in piazza”, la kermesse, promossa, con fini benefici, dai Frati Missionari Cappuccini di Milano e dalla famiglia Marinoni, storici fornai milanesi.
Moderato dal giornalista Giuseppe Caffulli, l’incontro non poteva che partire dalla guerra. «Betlemme - che pochi sanno è gemellata con Milano - significa “Casa del pane”», ha spiegato fra’ Rami e la cosa stupefacente è che manca il pane. La guerra tocca tutta la Palestina, ma specialmente una città come la nostra che dipende dal turismo. Sono stati persi 200.000 posti di lavoro, eppure non manca la speranza ». Di dolore e speranza parla anche il vescovo Khairallah richiamando l’amicizia che dura da 50 anni tra la Chiesa di Milano e quella libanese.
« Il pane è il simbolo del Libano e 50 anni di guerre non hanno incrinato la nostra convinzione di essere un mosaico dove vivere insieme nella diversità con le nostre 12 comunità cristiane, le 5 musulmane e una ebraica». Dopo padre Borghino che, da parte sua, ha illustrato l’attività dell’Opera San Francesco per i poveri (1350 i volontari. 930.000 pasti in un anno,30.000 persone accolte, solo per dare due cifre) «grazie anche a una Milano molto generosa», è stato l’arcivescovo a tornare sulla situazione attuale.
«Questa Milano straordinaria per la sua intraprendenza, per tanti livelli di eccellenza, sta dimenticando di pregare. Qualche volta questa “fotografia” ci induce anche a essere critici, ma è per il bene, rispetto a una superficialità che sembra venire avanti. Milano deve convertirsi. Dobbiamo ascoltare la voce dei poveri per renderci conto di essere poveri».
«C’è qualcosa che mi fa disperare - ha proseguito il presule - per questa umanità incomprensibile che investe capitali enormi per creare strumenti di morte. Cosa sta succedendo nel mondo? Per rispondere a questa domanda non bisogna avere il punto di vista delle fotografie sconcertanti o delle notizie accumulate, ma lo sguardo di Dio, sapendo che il regno di Dio è vicino perché ci sono uomini e donne che imparano a costruire relazioni fraterne».

© RIPRODUZIONE RISERVATA