Come a Bergamo il Museo Diocesano “cambia” la città

di Lorenzo Rosoli inviato a Bergamo
“Il Bernareggi” ha trovato sede nell’antico Palazzo Vescovile dopo un intervento di recupero e valorizzazione. Nuovi spazi, un nuovo ingresso e un patrimonio che diventa "diffuso"
September 25, 2025
Come a Bergamo il Museo Diocesano “cambia” la città
. | Il vescovo Beschi nell’Aula Picta del Palazzo Vescovile, doveora è esposta la “Pala di San Bernardino”
«Educare alla bellezza è educare alla speranza». In questa drammatica stagione della storia, in questo Anno Santo dedicato alla speranza, «la resistenza alla rassegnazione passa anche attraverso la bellezza e l’arte. Passa attraverso le opere dell’ingegno umano ispirate dalla fede, e che possono educare alla fede. E passa, dunque, anche attraverso questo museo». Così il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, presenta il nuovo Museo Diocesano che domani verrà inaugurato. Una data da segnare negli annali della città e della Chiesa. Il museo – intitolato a Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo dal 1936 al 1953, il quale avviò una preziosa e pionieristica opera di tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della diocesi – torna così nel cuore di Città Alta, dove nel 1961 nasce il primo nucleo della collezione.
“Il Bernareggi” – «come si è deciso di chiamare il museo, con tono confidenziale, per avvicinarlo al cuore di tutti e in particolare dei giovani», ha spiegato Giuseppe Giovanelli, presidente della Fondazione Bernareggi, intervenendo con Beschi all’anteprima per la stampa – ha trovato sede nell’antico Palazzo Vescovile, posto tra la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e la Curia. L’edificio, che si affaccia su piazza Duomo, è stato al centro di un intervento di recupero e valorizzazione. Che, fra i molteplici meriti, ha quello di restituire all’originario splendore un capolavoro dell’arte lombarda: l’Aula Picta, la sala delle udienze del vescovo, interamente decorata con affreschi del XIII secolo. Il ciclo pittorico accosta scene della vita di Cristo con elementi escatologici e richiami al tema della giustizia.
L’intervento di recupero del Palazzo Vescovile – ha sottolineato l’architetto Giovanni Tortelli, al quale si deve il progetto del percorso espositivo e che già aveva concepito quello del Museo dell’Antica Cattedrale – ha unito restauro e indagine. Con risultati sorprendenti, che – ad esempio – hanno fatto luce sugli interventi che il celebre architetto Filarete aveva progettato in età rinascimentale per il vescovo Giovanni Barozzi. Le ricerche hanno anche restituito un mirabile capitello scolpito su disegno del Filarete, ora esposto al “Bernareggi”.
Il nuovo museo – «esperienza di comunità, volto di Chiesa», nelle parole di monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile per le Relazioni istituzionali e gli eventi diocesani – è un progetto fortemente voluto dalla diocesi e dal vescovo Beschi per raccontare a bergamaschi e visitatori – grazie alla sua realtà di museo diffuso – 1.700 anni di storia cristiana. Su una superficie espositiva di oltre 900 metri quadrati, ora hanno “casa” circa settanta opere d’arte, distribuite in dieci sale su due piani. Dipinti, sculture e oggetti preziosi che vanno dal 1400 al XX secolo: dalla scultura medievale alle opere di Lorenzo Lotto, Andrea Previtali, Giovan Battista Moroni, Carlo Ceresa, Evaristo Baschenis, fino all’omaggio a due maestri del ’900, Giacomo Manzù e Lello Scorzelli, ricordati nel loro rapporto – rispettivamente – con Giovanni XXIII e Paolo VI, i Pontefici del Concilio, ai quali si deve il rilancio del dialogo fra arte e fede e tra Chiesa e artisti. A tutto questo, si aggiungono le opere provenienti dalle parrocchie e temporaneamente ospitate al “Bernareggi”. Come la straordinaria Pala di San Bernardino del Lotto, ora nell’Aula Picta.
Per il nuovo museo, un ingresso nuovo. Riutilizzando un cancello dismesso prospiciente il giardino vescovile, si è realizzato un ingresso ad hoc, contenuto da due alti muri in pietra, che nel contempo è accessibile a tutti, non “impatta” su piazza Duomo e regala l’inedita visuale delle architetture sovrapposte di Battistero e Torre Civica. Il museo offre inoltre una sala multimediale e spazi per conferenze e attività educative. E sulla vocazione educativa del “Bernareggi” hanno insistito il presidente Giovanelli e don Davide Rota Conti, direttore del Museo Diocesano e dell’Ufficio Beni culturali, Pastorale della cultura e Comunicazioni sociali. Una vocazione che si fa incontro alle nuove generazioni con i progetti “Arte per educare alla fede” e “Arte per la scuola”.
Museo diffuso, si diceva. Il nuovo Diocesano si configura e si offre all’interno di un articolato percorso, un vero e proprio viaggio nella bellezza ispirata dalla fede – accessibile grazie a un biglietto unico – che unisce fin d’ora il medievale Palazzo Vescovile con i resti dell’antica Cattedrale paleocristiana, il Battistero e, in futuro, l’area archeologica del Tempietto romanico di Santa Croce, sito fra il nuovo museo e Santa Maria Maggiore, dov’è in corso una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza. Chiude idealmente il percorso l’Oratorio di San Lupo, in Città Bassa, dedicato all’arte contemporanea.
«A cosa serve l’arte in un mondo ferito? Non ci sono, oggi, cose forse più urgenti, concrete, necessarie? Così chiese papa Francesco incontrando gli artisti. La sua risposta? L’arte non è un lusso per privilegiati e non è una fuga dalle responsabilità della storia: l’arte è una necessità dello spirito. E, come mostra la storia della Chiesa, dev’essere fruibile da parte di tutti, anche i più poveri», ha detto Beschi incontrando i cronisti prima della visita guidata dal conservatore, Silvio Tomasini. Ecco, dunque, l’impegno a rendere il museo accessibile davvero a tutti. Non solo a persone con disabilità, ma anche a quanti sono in condizione di marginalità. «In occasione della prossima Giornata mondiale dei poveri, il vescovo inviterà al “Bernareggi” persone che vivono in povertà», ha annunciato di Rota Conti. E fra le iniziative legate all’inaugurazione – che domani e domenica prevede anche la possibilità di visite gratuite – ci sono le visite guidate condotte dai giovani del progetto “Le Vie del Sacro”. Visite che vedranno la partecipazione di utenti e educatori del Laboratorio Tantemani del Patronato San Vincenzo, che coinvolge persone con fragilità in attività creative e culturali. Perché nessuno resti escluso dall’incontro con la bellezza che nasce dalla fede e che genera speranza.
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