Cinque anni fa il Documento sulla fratellanza, seme di pace
Il 4 febbraio 2019 papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb firmavano lo storico testo, via nuova per il dialogo interreligioso. Una riflessione sui suoi frutti

Cinque anni sono passati dalla storica data della firma congiunta, sotto il “Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune”, di papa Francesco e di Ahmad al-Tayyeb, grande imam dell’Università e Moschea al-Azhar del Cairo. Si è trattato del momento culminante dell’altrettanto storico viaggio di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, il primo di un Papa nella Penisola arabica, dal 3 al 5 febbraio 2019.
Da allora, grazie a una commissione istituita per l’attuazione del documento, almeno due risultati macroscopici sono stati raggiunti: la proclamazione nel dicembre 2020 da parte dell’Onu della Giornata internazionale della Fratellanza umana da celebrarsi il 4 febbraio di ogni anno; la costruzione ad Abu Dhabi della Casa della Famiglia di Abramo, inaugurata nel febbraio 2022 per promuovere la convivenza e combattere gli estremismi: si tratta di una moschea, di una sinagoga e di una chiesa unite da uno spazio comune per sottolineare l’unità nella differenza. In Italia è notevole l’impegno dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, che ogni anno organizza un grande convegno islamo-cristiano su uno dei temi proposti nel documento.
In Europa sono attivi gruppi di studio all’interno di università cattoliche, raggruppati sotto la sigla “Pluriel”, che studiano le relazioni tra cristiani e musulmani e che proprio in questi giorni stanno tenendo un grosso convegno ad Abu Dhabi sul medesimo documento. Quindi l’interesse non è scemato, almeno in alcuni ambienti.
Il problema principale è di portare il suo spirito “al livello della strada”, come direbbe l’indimenticato cardinale Jean Louis Tauran, portarlo cioè al livello di una coscienza comune e condivisa.
Per questo infatti papa Francesco e Ahmad al-Tayyeb si rivolgevano non solo ai credenti ma a tutti coloro che hanno influenza sulla società e sulle decisioni politiche, economiche e legislative.
Il documento si apre con una frase fulminante nella sua semplicità: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”. Si noti che i termini “fede”, “credente” e “altro” non portano aggettivi: se il capo della Chiesa cattolica e il Grande Imam di al-Azhar sono rispettivamente un cristiano e un musulmano, essi tuttavia si rivolgono a tutti, perché ogni essere umano, a prescindere dalla sua religione, sia riconosciuto come fratello.
I problemi del mondo contemporaneo, con le guerre e le ingiustizie sociali che lo attraversano, sembrano dire esattamente il contrario, perché “l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza” stanno ancora proliferando, come testimoniano, accanto a noi, i conflitti aperti in Ucraina e in Terra Santa.
Ma questi sono la punta dell’iceberg: l’odio e la rabbia che serpeggiano sotto traccia anche nella nostra società ne sono l’origine e l’humus. Restano ancora aperti molti temi posti sul tappeto dal documento.
Qualche esempio. Che ne è del concetto di fratellanza? Molti ne parlano ma non molti sono disponibili ad agire di conseguenza: di fatto Caino e Abele continuano a essere spesso la cifra dominante a livello sia religioso sia famigliare, sociale e politico. Che ne è della libertà di ogni essere umano e in particolare della libertà di coscienza e religiosa, garantite spesso – non sempre – dalle costituzioni statali ma ancora difficilmente accettate in diverse parti del mondo? Che ne è del diritto alla piena cittadinanza e del rapporto tra le maggioranze e le minoranze etniche, linguistiche e religiose? E ancora, che ne è della garanzia dei pieni diritti delle donne a livello sociale ma anche all’interno delle strutture religiose? Il Papa e il Grande Imam si sono impegnati. E i rispettivi fedeli? Cinque anni non sono molti ma sappiamo che l’interesse per un evento nell’opinione pubblica sfuma velocemente. Quanti nella Chiesa italiana sono attualmente a conoscenza di questo documento profetico e soprattutto quanti, anche tra questi, ne hanno compreso lo spirito e i contenuti?
Valentino Cottini è stato preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica
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