Beccalli: gli studenti dell'Università Cattolica siano veri protagonisti
di Enrico Lenzi
Il 4 maggio la Chiesa italiana celebra la Giornata di sostegno dell'ateneo dei cattolici. Parla il rettore, la professoressa Elena Beccalli. Una festa velata dal lutto per Francesco

Una festa velata dalla tristezza e dal dolore per la scomparsa lo scorso 21 aprile di papa Francesco, quella che oggi si appresta a vivere l’Università Cattolica del Sacro Cuore per la sua annuale Giornata celebrata dalla Chiesa italiana. «La sua scomparsa ci ha rattristato molto – commenta Elena Beccalli, rettore dell’ateneo dei cattolici –, ma, dopo lo smarrimento iniziale, siamo ora pronti a proseguire la missione che ci ha lasciato, quella cioè di essere un’università aperta al mondo, senza paura». La professoressa Beccalli ha ancora negli occhi l’ultimo incontro che papa Francesco ha voluto avere con il personale del Policlinico Gemelli che lo ha avuto in cura durante la sua degenza. «Grazie per il servizio in ospedale, molto buono, continuate così» aveva detto il Pontefice alla delegazione e rivolgendosi proprio alla professoressa Beccalli aveva detto: «Grazie a lei, così forte... Quando comandano le donne le cose vanno».
Per 38 giorni il Policlinico Gemelli, struttura che nasce con la vostra Facoltà di Medicina, ha ospitato papa Francesco durante la sua malattia. Cosa ha significato per l’intera realtà accademica questa presenza?
Nei giorni di degenza al nostro Policlinico Gemelli, papa Francesco ha dato un messaggio al mondo intero: fino alla fine, anche nella fragilità e nella malattia, ma senza far venir meno il buon umore, ha voluto essere con il suo popolo, come un vero pastore.
Questa è per lei la prima Giornata per l’Università Cattolica vissuta da rettore. Con quali sentimenti vive questo appuntamento?
È un appuntamento ormai storico per l’ateneo e devo confessare che l’ho atteso in maniera particolare, perché è la principale occasione di contatto e confronto con la Chiesa e la società italiana. Tra l’altro, quest’anno abbiamo ideato nuove iniziative congiunte tra l’Università Cattolica e l’Istituto Giuseppe Toniolo. Lo spirito di fondo che le anima è far vivere in maniera quanto più possibile partecipata la Giornata Universitaria da parte della nostra comunità, mettendo a servizio di tutti le nostre idee e progettualità. Numerose le iniziative in calendario, fra tutte mi piace ricordare quella che coinvolgerà i docenti che si sono resi disponibili ad andare nelle diocesi del Paese per testimoniare la grande attualità della missione educativa che caratterizza l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel suo Messaggio per la Giornata la presidenza Cei parla dell’Università come “laboratorio di speranza”. Una missione che guardando il momento storico appare come quasi impossibile. Come può il vostro ateneo declinare nel concreto questo invito, questo obiettivo?
La Cei ha fatto propria una sollecitazione cara a papa Francesco, che ha parlato di università come laboratorio di speranza per la prima volta proprio in Università Cattolica del Sacro Cuore, nel 2021, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico del centenario del nostro ateneo, quando lo ha paragonato a «una comunità aperta al mondo senza paure» specificando che «questo è speranza». E lo ha ribadito a Budapest, nel 2023, augurando a ogni università di essere appunto «un laboratorio di speranza».
È una prospettiva che oggi assume un significato ancor più prezioso e radicale per via del forte contrasto con l’attuale contesto economico e geopolitico in cui avanza lo spettro della guerra dei dazi e il dramma dei conflitti in tante parti del mondo. Come sappiamo, il magistero della Chiesa ci propone uno sguardo diverso, che si esprime nel valore dell’ecologia integrale, avanzata con lungimiranza da papa Francesco nella Laudato si’. L’idea di fondo è quella di tener conto delle necessità di ciascuno e di tutti nonché di proteggere la dignità della persona nelle relazioni con gli altri e in stretta connessione con il Creato. Solo così si possono innescare cambiamenti virtuosi per ridurre le polarizzazioni ormai sempre più evidenti nella società.
Ed è proprio seguendo questa prospettiva che l’impegno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore deve assumere ora una connotazione ancora più evidente all’interno della società italiana, e non solo.
In questo Anno Santo l’Università Cattolica ha messo in campo diverse iniziative coinvolgendo tutte e dodici le facoltà in tutte e cinque le sedi. Quali riscontri state avendo da questo progetto che è alla metà del suo cammino?
La nostra l’Iniziativa di Ateneo sulla Speranza nell’Anno giubilare sta ricevendo grande attenzione da parte delle studentesse e degli studenti, con una partecipazione che testimonia la sete di speranza dei giovani. Il palinsesto propone una serie di incontri pensati per esplorare il tema della speranza attraverso le diverse prospettive disciplinari che caratterizzano la nostra Università: dalla medicina alla psicologia, dall’economia al diritto, dalla letteratura alla matematica, fino alle scienze politiche, all’educazione e alle scienze agrarie. In questi mesi in tutte le nostre sedi - Roma, Milano, Brescia, Piacenza e Cremona – di ciascuna delle 12 Facoltà sono in corso convegni, eventi e dibattiti per approfondire il modo con cui la speranza può essere alimentata nei vari ambiti di competenza. L’obiettivo finale è quello di scrivere una sorta di libro bianco sull’università intesa come laboratorio di speranza. Riteniamo che questa iniziativa possa rappresentare un metodo di lavoro promettente per l’intero sistema delle università cattoliche europee, affinché possano continuare a mantenere viva la propria voce e il proprio contributo in questi tempi complessi e incerti.
Altro tema che le sta a cuore è il ruolo che l’Università Cattolica può svolgere in campo internazionale. E così avete scelto di dedicare questo anno accademico all’attenzione verso l’Africa, che è stata al centro di tutte le cerimonie di apertura nelle sedi. Cosa concretamente sta nascendo da questa attenzione particolare?
Tra i più recenti progetti mi piace innanzitutto il rafforzato impegno dell’ateneo per rendere possibili esperienze di volontariato curriculare per i nostri studenti e il nostro personale amministrativo attraverso tanti programmi tra cui Charity Work Program, International Volunteering e Mission Exposure.
E ancora alcuni nuovi progetti a carattere scientifico. Penso a “Sene ni soro, Agricoltura e agroalimentare a sostegno dell’imprenditoria e dello sviluppo locale del Mali” con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo socio-economico e la creazione di opportunità di lavoro nel settore agricolo e artigianale; e sensibilizzare sui rischi dell’immigrazione illegale.
L’Università Cattolica ha superato i suoi primi cento anni. E anche la Giornata è giunta all’edizione 101. Cosa, secondo lei, rende ancora giovane e attuale l’ateneo che guida dal luglio dell’anno scorso?
L’essere attuale del nostro ateneo sta nel suo sapersi continuamente interrogare sulle questioni radicali, avendo la libertà e la forza di formulare domande di senso che guardino al futuro, senza limitarsi a dare risposte ai temi di ieri. Lo facciamo confrontandoci seriamente con i paradigmi dominanti, mossi però dal desiderio di proporre una visione nuova. La nostra è dunque un’università libera e orientata alla ricerca della verità, che pone al centro il dialogo tra i saperi per evitare pericolose parcellizzazioni. In questo modo, continuiamo ad essere un luogo di dialogo per il bene comune, sempre nell’ottica di costruire alleanze e collaborazioni proficue volte a contribuire al progresso civile, sociale ed economico.
Se in questa Giornata dovesse sintetizzare in una frase un messaggio per gli studenti e le studentesse cosa direbbe loro?
Sono convinta che le studentesse e gli studenti siano i veri protagonisti della vita universitaria. Per questo li inviterei a riflettere sul loro ruolo: non sono utenti ai quali offrire un servizio, come vorrebbe una consolidata tendenza, quanto piuttosto persone animate dalla speranza di vivere un’esperienza educativa che valorizzi le loro intelligenze multiple. Le nuove generazioni - con impegno, coraggio e creatività - possono innescare un cambiamento di prospettiva.
Questa Giornata per l’Università Cattolica nasce grazie all’impegno e alla caparbietà della beata Armida Barelli, cofondatrice dell’ateneo. Come l’ateneo ne sta raccogliendo la grande eredità lasciata, a cominciare dalla sua dedicazione al Sacro Cuore per la quale la beata Barelli si impegnò con forza?
Oggi si parla molto di leadership femminile e il nostro ateneo può dirsi pioniere anche da questo punto di vista. Le donne hanno sempre ricoperto ruoli rilevanti in Università Cattolica: emblematica appunto la figura della cofondatrice Armida Barelli. È stata proprio la sua caparbietà a far sì che la nostra Università fosse intitolata al Sacro Cuore. Una dedicazione che trova un’eco significativa nell’ultima lettera enciclica di papa Francesco Dilexit nos, “Ci ha amati”. Quella della beata Armida è un’eredità che raccogliamo con gioia e che portiamo avanti con convinzione e responsabilità.
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