venerdì 6 marzo 2020
Il quarto film suggerito dalla Commissione valutazione film della Cei per riflettere sulle parole del Papa per la Giornata delle Comunicazioni sociali
Una scena del film "Tutto il mio folle amore" di Salvatores

Una scena del film "Tutto il mio folle amore" di Salvatores - MyMovies

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È il film di Gabriele Salvatores “Tutto il mio folle amore”, un road movie padre-figlio in cerca di riscatto la quarta proposta della Commissione nazionale valutazione film per la 54ma Giornata delle comunicazioni sociali, che sarà celebrata il 24 maggio.

Il tema della disabilità è raccontato con rispetto e leggerezza. Un inno alla vita, alla famiglia che riparte. Una contagiosa leggerezza emana il film “Tutto il mio folle amore” di Gabriele Salvatores, il racconto di un ritrovarsi tra un padre e un figlio adolescente, tra un padre riluttante e un figlio con sindrome di Asperger. Presentato fuori concorso alla 76a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, “Tutto il mio folle amore” si ispira al romanzo di Fulvio Ervas, alla vicenda di Andrea e Franco Antonello.Salvatores entra con rispetto in una storia delicata e la contamina con positività e buonumore, raccontandoci la bellezza dell’essere padri, del recuperare quel ruolo cui per paura o senso di inadeguatezza a volte si rischia di abdicare. La Commissione film della CEI ha scelto il film per approfondire il Messaggio di papa Francesco, “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia. Quando l’essere eroi rientra nella prassi del quotidiano, nell’abitare la famiglia con responsabilità, districandosi nelle non poche difficoltà che la società presenta.

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Filo rosso del film è la canzone “Vincent” – dai più ricordata come “Starry, Starry Night” – di Don McLean, brano dedicato al pittore Vincent van Gogh. Vincent (Giulio Pranno) è il nome anche del giovane adolescente con sindrome di Asperger, che vive nel Nord d’Italia con sua madre Elena (Valeria Golino) e il padre adottivo Mario (Diego Abatantuono). Vincent non ha mai conosciuto il suo vero padre, di lui ha solo note e parole della canzone di Don McLean. Il suo vero padre si chiama Willy (Claudio Santamaria) ed è un cantante spiantato che si esibisce tra Italia, Slovenia e Croazia; un artista vagabondo che non ha legami sentimentali, che è fuggito da tutto, compreso da suo figlio.

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