Vittadini: «Più politica, meno diseguaglianze: all'Europa serve un ideale»

Il Meeting come ultima trincea della partecipazione in una società sempre più disintermediata e digitalizzata. La ricetta del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà per un cambiamento
August 26, 2025
Vittadini: «Più politica, meno diseguaglianze: all'Europa serve un ideale»
Imagoeconomica | Giorgio Vittadini
Trump? È «l'amico che sbaglia». Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, usa l’ironia per prender le distanze dal tradizionale alleato americano che ha «perso la trebisonda» e racconta un Meeting che si presenta oggi a Giorgia Meloni come l’ultima trincea della partecipazione in un’Italia sempre più disintermediata e digitalizzata.
Mario Draghi ha detto a Rimini che il mercato non governa più il mondo e questa Unione Europea non può sopravvivere. È un’autocritica o una chiamata alle armi?
Ho letto l’intero discorso dell’ex premier come una giusta, anche se tardiva, critica al neoliberismo globalizzato che ha determinato gli ultimi decenni e, soprattutto, un’accusa alla debolezza della politica e delle istituzioni europee. Se vogliamo parlare di chiamata alle armi è sicuramente un invito a far presto per formare una reale unità europea.
Da dove partirebbe?
Partirei da un fortissimo aumento del bilancio comune europeo che potrebbe comprendere anche il famoso debito pubblico comunitario. E prima ancora dalla rinegoziazione del Trattato di Maastricht, i cui criteri, per più di cento pagine, sono tutti improntati al neoliberismo. Vedi ad esempio il limite del 3 per cento di deficit annuale sul Pil e l’ondata delle privatizzazioni. Il tutto sotto l’egemonia della finanza. L’Europa deve avere i mezzi per vivere e non sopravvivere.
Il discorso di Draghi sancisce che sono finite le ideologie, compresa quella contrattualista del libero scambio. Come salvare la democrazia liberale dai dazi americani e dai missili russi allo stesso tempo?
L’epoca che stiamo attraversando è caratterizzata dalla crisi del turbocapitalismo finanziarizzato. Le disuguaglianze che ha creato sono la principale minaccia alla democrazia. Non possiamo che tornare alla politica vera, che è l’arte del possibile, e a una politica economica che tenga conto anche della coesione sociale e della fraternità, innanzitutto tramite obiettivi di piena e dignitosa occupazione. Per salvare la democrazia liberale dobbiamo tornare alla diplomazia e ricostruire la politica internazionale, riformando i grandi organismi politici mondiali. Per questo servono il ritorno a una partecipazione dei cittadini, il superamento dell’individualismo e luoghi di confronto e di dibattito.
Il Meeting postula che tutti questi obiettivi si possano raggiungere costruendo l’amicizia tra i popoli. Come si sta a scoprire invece che un grande amico come gli Stati Uniti non è più un amico?
Ci sono amici che in certi momenti perdono la trebisonda, oppure hanno una linea politica particolare che non rivelano nemmeno agli alleati storici. Sono amici che sbagliano. Stanno abbandonando una politica di collaborazione tra i due lati dell’Atlantico per ricostituire l’antico sogno egemonico americano, che si chiama Maga.
Se le regole del mercato hanno perso, come vinceranno i valori della Chiesa nel mondo del più forte?
C’è bisogno di un salto di qualità nella consapevolezza di non essere solo consumatori, ma attori di una società e costruttori di un progetto collettivo che cresce nei legami e nell’esperienza delle minoranze creative. Queste ultime sono un metodo per affrontare tutto, sono luoghi in cui uno vive fino in fondo qualcosa di nuovo che poi potrà svilupparsi a livello di sistema. Questo è ciò che ha suggerito anche il cardinale Zuppi.
Tutti - a partire da Mattarella - tuonano contro il disimpegno. Ma non lo sapevamo dove avrebbero portato la disintermediazione e la cosiddetta democrazia digitale?
Ci siamo illusi che quei processi avrebbero risolto i problemi, ma non lo hanno fatto. Un soggetto vivo può usare gli strumenti per il bene, altrimenti i cambiamenti possono travolgerlo. Ma serve una visione. Urge una educazione all’ideale in Europa.
Il cardinale Zuppi ha sottolineato il rischio che il Terzo settore smarrisca l’ideale della gratuità. Lei avverte questo rischio?
Il Terzo settore e i corpi intermedi esistono se sono innanzitutto luoghi in cui vengono richiamati gli ideali di solidarietà e costruzione del bene comune. C’è un nesso tra l’esperienza della educazione della persona, la pratica della vita di comunità e l’effetto positivo verso l’esterno, ma la prima esperienza è fondamentale. Zuppi ha ricordato che quello che ci muove è la gratuità e non l’egoismo.
Egoismo e individualismo però sembrano dominare…
Se non riprendiamo il tema dell’amore e del desiderio come ciò che mette in azione l’io, non rivitalizziamo niente. Non è che il corpo intermedio è diverso dall’impresa se manca l’educazione della persona a quegli ideali a cui abbiamo accennato. Questo non è un fatto economico, ma un tema culturale ed esistenziale. Il richiamo alla gratuità fatto da Zuppi, sia chiaro, non è un richiamo al “volemose bene”.
In questo Meeting l’idealità si è spinta a rappresentare il martirio, in questo caso dei religiosi e laici algerini. Ma oggi i giovani sono disposti a concepire l’ideale fino a questo punto?
C’è una parte del mondo islamico che ci crede, e non mi riferisco alle derive violente. Come ci sono tanti giovani cattolici che ci credono. I giovani di oggi rispetto alla mia generazione, anzi, sono più disposti a ragionare criticamente su quello per cui vale la pena vivere e anche morire.
Oggi arriva il premier Meloni. Che Meeting la accoglierà?
Troverà un popolo variegato, internazionale, desideroso di ascoltarla come ha ascoltato tutti gli altri testimoni di questo Meeting dell’amicizia, che in fondo è un grande laboratorio personale e collettivo di passione sociale e civile.
Perché il Meeting continua a riunire migliaia di persone quando tutti pare vogliano solo stare soli e chattare?
Perché tutti sentono il bisogno di stare insieme. Ci sono tante cose che sono belle e non sai spiegare, come l’idea di costruire con mattoni nuovi in un deserto. Tutti si fermerebbero a guardarlo. Qualcuno si mette a costruire e a quel punto tutti costruiranno. Perché lo si fa? Mah. Questa è in fondo l’idea laica di mistero.

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