«Trump nega l'evidenza scientifica»: tre scienziati spiegano perché
L'affondo di Trump contro “la truffa” del cambiamento climatico e l'Accordo di Parigi ha sollevato le critiche e le reazioni di chi studia gli effetti del riscaldamento globale

«È sconcertante e profondamente preoccupante ascoltare ancora una volta Donald Trump negare l’evidenza scientifica della crisi climatica di fronte alle Nazioni Unite. La comunità scientifica ha da tempo chiarito che non si tratta di un’opinione, ma di dati concreti e inequivocabili». Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr, non perde tempo e alle parole tuonate del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul cambiamento climatico, vuole sottolineare alcuni dati. «Il cambiamento climatico non è un problema ideologico, ma reale, e non lo si risolve negando la realtà per consentire una narrazione di parte – aggiunge - Per questo Italia ed Europa dovrebbero prendere nettamente le distanze da queste posizioni negazioniste e trasformare lo sconcerto in determinazione: accelerare con ancora più convinzione la transizione energetica, investire nelle rinnovabili e dare un segnale forte al mondo che il futuro non si costruisce negando la realtà, ma affrontandola con coraggio e responsabilità».
Luca Mercalli (Società meteorologica italiana): l'Accademia delle scienze degli Stati Uniti conferma il cambiamento climatico
«Non mi risulta che il signor Trump sia un climatologo – commenta così Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, le parole di Trump sul cambiamento climatico come "la più grande truffa mai messa in atto a livello globale". «La settimana scorsa – aggiunge Mercalli - l'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, una delle massime autorità scientifiche al mondo, ha pubblicato il rapporto che conferma il cambiamento climatico causato dalla combustione dei combustibili fossili e dalle attività umane, contraddicendo le parole di Trump». Insomma, che sia una grande truffa «è una stupidaggine: la conoscenza scientifica del cambiamento climatico ha oltre 100 anni. La prima pubblicazione che stabilì il ruolo della combustione del carbone nel riscaldamento globale è del 1896, scritta dal premio Nobel Svante Arrhenius. E dopo più di 100 anni regge ancora». A proposito delle parole del presidente Trump sul carbone ("pulito e bello") «si capisce che c'è secondo fine: favorire l'industria dei combustibili fossili», sottolinea Mercalli. E sulle Nazioni Unite, il meteorologo sottolinea che «le Nazioni Unite non fanno ricerca indipendente, mettono insieme tutta la ricerca scientifica del mondo, Stati Uniti inclusi, poi pubblicano il rapporto globale, ma non è che ci sono gli scienziati delle Nazioni Unite...», specifica Mercalli. In conclusione, «per dare ragione a Trump, bisognerebbe rinnegare la scienza di tutto il mondo, e buttare via secoli di ricerca».
Laurence Tubiana (European Climate Foundation - Accordo di Parigi): nega la realtà
Anche Laurence Tubiana, direttrice della European Climate Foundation (Architetta dell'Accordo di Parigi), risponde all’affondo di Trump, e sulla sua decisione di far uscire gli Stati Uniti dal "fake" accordo di Parigi. «Quasi tutti i governi del mondo riconoscono che il cambiamento climatico non è una bufala ma una sfida decisiva – sottolinea Tubiana - e che le energie rinnovabili non sono un lusso ma la spina dorsale della prosperità futura. Ecco perché, anche in tempi di conflitti e pressioni economiche, i Paesi stanno lavorando per accelerare l'azione per il clima. Fingere il contrario è semplicemente negare la realtà».
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